La vicenda di Guerrina Piscaglia: sei anni di misteri, in sintesi

Le ossa ritrovate nei giorni scorsi all’Alpe della Luna sono solo l’ultimo capitolo di una storia ancora ricca di enigmi. Ecco un breve riassunto di quello che è successo dal 2014 ad oggi

A sinistra, Guerrina Piscaglia. Foto "Chi l'ha visto?"

La notizia del ritrovamento di alcune ossa umane nella riserva naturale dell’Alpe della Luna ha improvvisamente riacceso i riflettori sul mistero ancora irrisolto della sparizione di Guerrina Piscaglia, la cinquantenne di Ca’ Raffaello che il pomeriggio del 1° maggio 2014 è scomparsa nel nulla lasciando soli il marito Mirko e il figlio Lorenzo.

Nonostante varie indagini e perlustrazioni di ogni tipo, la donna non è mai stata ritrovata. A circa un anno di distanza dall’episodio il parroco locale Gratien Alabi, che con Guerrina condivideva una relazione sentimentale clandestina, fu arrestato con le accuse di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Come noto, i capi di imputazione sono stati confermati in sede giudiziaria con la condanna della Corte di Cassazione a 25 anni di reclusione.

Come riportato dai colleghi del Corriere di Arezzo, le ossa umane sono state prelevate lunedì dai carabinieri di Sansepolcro dopo che alcuni escursionisti le avevano rinvenute nel corso di un’uscita. Ai laboratori del Ris di Roma spetterà ora il compito di stabilirne datazione e sesso, prima di procedere all’estrazione del Dna e alla comparazione con quello di Guerrina.

In attesa di conoscere i risvolti di questo nuovo capitolo della storia, TeverePost ricostruisce i tratti salienti di una vicenda ancora folta di aspetti torbidi e indefiniti che per lungo tempo ha attirato l’attenzione dei media nazionali.

Lo scenario

I fatti si sono svolti nella località di Ca’ Raffaello, frazione di circa 300 abitanti del comune di Badia Tedalda nota per essere una delle otto exclavi geografiche interregionali presenti in Italia. Attorno a questo remoto angolo di Toscana fatto di strade montane e abitazioni rurali, sorge una piccola chiesa che rappresenta uno dei principali punti di riferimento della comunità. È all’interno della canonica di questo luogo di culto che si è consumata la complicata storia tra Gratien e Guerrina.

L’arrivo di padre Gratien

Secondo gli inquirenti, l’unico responsabile della sparizione della donna fu Gratien Alabi, 45 anni all’epoca dei fatti, un frate congolese appartenente ad una congregazione africana, assegnato assieme ad altri due connazionali alla parrocchia del paese. Al suo arrivo a Ca’ Raffaello, Gratien ha saputo catturare le attenzioni della comunità per i suoi modi amichevoli ed informali. In particolare Guerrina e suo marito, l’allevatore Mirko Alessandrini, instaurarono un forte legame con il parroco. Un rapporto di grande stima e devozione, quello della Piscaglia per Alabi, che andava ben oltre l’ambito religioso: oppressa dai piccoli e grandi problemi della sua quotidianità, la donna vide nella sua relazione col prete una sorta di ancora di salvezza. Nel giro di pochi mesi, secondo le ricostruzioni, i due si sarebbero scambiati oltre 4.000 sms.

Padre Gratien Alabi – Immagine tratta da “Chi l’ha visto?”

Le passioni nascoste del frate

Dalle indagini delle forze dell’ordine, unite alle numerose inchieste giornalistiche dei media nazionali, emerse un lato oscuro della vita di Gratien, uomo di fede con una passione morbosa per la compagnia femminile. All’interno del computer del religioso, gli investigatori individuarono centinaia di foto di donne sedotte e immortalate in pose sexy, compresa una suora. Guerrina, la cui stabilità emotiva appariva ormai precaria, non aveva idea di non essere l’unica donna attorno al sacerdote che nel frattempo, oltre a coltivare altre storie, iniziava a sentire tutto il peso di quell’affetto opprimente che la donna riversava su di lui. Captando una perdita di interesse del frate nei suoi confronti, Guerrina tentò di riavvicinarlo a se parlandogli di una gravidanza inattesa, ipotesi che, sempre secondo le ricostruzioni, Gratien ritenne tutt’altro che improbabile.

Le ultime ore prima della sparizione

La mattina del primo maggio 2014, dopo una breve conversazione con l’amica edicolante, Guerrina raggiunse casa dei suoceri dove pranzò assieme al marito. Quello stesso giorno la donna scrisse il suo ultimo sms a Gratien: “Vengo da te, preparo il coniglio e poi facciamo l’amore”. Dopo una prima esitazione, il sacerdote accettò di incontrarla. Dopo mangiato, la donna tornò per pochi attimi alla sua abitazione prima di allontanarsi nuovamente per la consueta passeggiata pomeridiana in direzione della canonica, dalla quale non tornò più. Due persone riferirono di averla avvistata sulla strada che conduce a Novafeltria. L’unica altra testimonianza giunse poi da un ex-impiegato delle poste che raccontò di aver notato una donna seduta sul muretto tra la strada principale del paese e la via che conduce alla chiesa. I genitori di Mirko furono i primi a dare l’allarme della sua scomparsa, mentre il marito era impegnato ad assistere Alabi durante una funzione religiosa.

I tentativi di depistaggio

Nei giorni successivi, e fino al 24 luglio, gli amici e familiari di Guerrina ricevettero una serie di sms molto vaghi nei quali si parlava di un rientro a casa, che di fatto non è mai avvenuto. Controllando le attività del cellulare della donna, gli investigatori notarono una corrispondenza con la cella a cui si agganciava il telefono di Gratien. Quei messaggi, in realtà, non furono altro che un tentativo del sacerdote di depistare le indagini avvalorando la tesi dell’allontanamento volontario di Guerrina, che alla fine sortì gli effetti opposti.

L’iter giudiziario e la condanna

A quasi un anno dalla sparizione, e a due giorni dalla scadenza del divieto di espatrio impostogli dalla procura, il sacerdote, fino a quel momento sotto indagine, fu tratto in arresto il 23 aprile 2015 a Roma con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Fin da subito Gratien si professò innocente, ma successivamente il procedimento giudiziario portò alla sua condanna in primo grado a 27 anni di reclusione. Il processo proseguirà con la riduzione della condanna in appello a 25 anni e la conferma della sentenza da parte della Cassazione il 20 febbraio 2019. Movente dell’assassinio, la volontà del sacerdote di liberarsi definitivamente di Guerrina, alla luce dell’impossibilità di gestire una situazione per lui fortemente compromettente tra pressioni e richieste insistenti della donna.

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