Partita giovanissima alla volta del mondo, la tifernate Laura Pandolfi in pochissimi anni ha raggiunto traguardi eccellenti in ambito lavorativo. Durante il triennio universitario si è trasferita in Spagna con il progetto Erasmus, esperienza che le ha permesso di venire a contatto con culture e popoli diversi. Da lì, grandissime soddisfazioni per la giovane di Città di Castello: una laurea magistrale in Fisica nucleare e subnucleare, un dottorato di ricerca e, per ultimo, un master in Business e Amministrazione concluso pochi giorni fa. Abbiamo avuto il piacere di conoscere Laura e la sua storia, dai successi professionali a quelli privati.
Laura, quando ti sei trasferita per la prima volta all’estero e perché?
Sono originaria di Città di Castello e ho studiato al liceo “Piero della Francesca” di Sansepolcro. Ho conseguito la laurea triennale in Fisica a Perugia e, durante questo periodo, c’è stato un momento veramente significativo per me, il trasferimento a Granada in Spagna con il progetto Eramus. È stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di conoscere culture e persone diverse provenienti da tutto il mondo. Successivamente, sono tornata in Italia, precisamente a Trieste, dove ho conseguito la laurea magistrale in Fisica nucleare e subnucleare con indirizzo medico.
In seguito, una nuova e importante esperienza fuori dall’Italia.
Il percorso all’università di Trieste mi ha dato l’opportunità di portare avanti un dottorato di ricerca in Cina presso la Chinese Academy di Pechino, con attività di ricerca presso lo Houston Methodist Research Institute in Texas. Questa è stata una grandissima possibilità di vivere fra Stati Uniti e Cina e mi ha permesso di conoscere persone di un certo livello in questo particolare ambiente. In Texas, tra le altre cose, ho conosciuto quello che sarebbe poi diventato mio marito.
Qual è stato il tuo primo impiego lavorativo e di cosa ti occupi oggi?
Ho iniziato all’interno di un’azienda farmaceutica con un programma che consiglio a tutti i giovani ambiziosi, un training per futuri manager dove in 18 o 24 mesi ti viene data la possibilità di ricoprire diversi ruoli in un settore specifico (il mio era la qualità) e, se sei bravo, c’è grande possibilità di trovare un ottimo lavoro. Mi sono trasferita in Germania, per poi andare ad Hong Kong e tornare in Germania, dove mi hanno offerto un lavoro di business development manager, ruolo commerciale che consiste nel cercare potenziali clienti per le aziende. Negli anni ho cambiato un paio di società ed oggi ricopro il ruolo di dirigente commerciale presso un’azienda farmaceutica, con responsabilità nei territori DACH (Germania, Austria, Svizzera), BeNeLux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), Spagna e Italia. Nello specifico, mi occupo di creare e individuare nuove opportunità e iniziative economiche e commerciali per incrementare la produzione e i guadagni dell’azienda. Vivo ufficialmente a Francoforte, ma sto per trasferirmi a Ginevra, in Svizzera.
Com’è vivere all’estero e, soprattutto, in territori così diversi fra loro?
La Cina e Hong Kong sono state esperienze fantastiche, li ho incontrato persone molto gentili e disponibili. Ovviamente, c’è la barriera della lingua e per questo bisogna essere flessibili. Adesso si trova tutto in qualsiasi luogo, ma quando ero in Cina difficilmente andavo a mangiare italiano per avere la possibilità di conoscere al massimo la loro cultura che, inevitabilmente, passa anche per il cibo e la convivialità. E’ stato importante cercare di imparare la lingua in ogni trasferimento, perché le lingue sono fondamentali per sentirsi a casa. Se si ha la voglia di imparare sempre cose nuove, ci si può trovare bene dappertutto, anche nei posti più remoti.
Com’è stato il primo trasferimento all’estero?
Recentemente sono tornata a Granada dopo 10 anni, per vedere la mia casa e la via dove abitavo. È stato scioccante il fatto che, anche se non ricordavo con precisione l’abitazione, con Google sono arrivata dall’Hotel alla mia ex casa in 5 minuti. 10 anni fa non avevo internet sul cellulare e parlavo con i miei in Italia solo connettendomi dal computer dell’università. Non sapevo nulla, non conoscevo la lingua, ma si fa tutto. All’inizio è stata dura, anche se è sempre stato bellissimo perché avevo la voglia di imparare e conoscere. Ho sempre cercato di portare i miei genitori in giro per il mondo durante i miei viaggi, connettendomi con loro dal Vietnam o dalle Filippine e sicuramente, adesso che comunque sono più raggiungibile, sono molto più tranquilli.
Com’è lavorare nel tuo ambiente? Ci sono delle difficoltà?
Dico sempre che per far bene ci vogliono delle ottime basi, bisogna dimostrare di avere delle competenze adeguate e io, devo dire, grazie agli studi sono sempre riuscita a mostrare le mie qualità. Sapevo di avere importanti conoscenze scientifiche, ma quando ho capito che mi mancavano un po’ quelle commerciali ho deciso di rimettermi subito a studiare. La mia azienda ha creduto in me ed è stata veramente contenta quando ho deciso di riprendere gli studi. Ho terminato pochi giorni fa un importante master in Business e Amministrazione presso la Frankfurt school of Finance a Francoforte, percorso che ho avuto il piacere di seguire insieme a mio marito. Se si hanno competenze e voglia di fare, credo che queste siano più importanti degli anni di esperienza. Sono stata fortunata a trovare persone che hanno creduto in me anche senza conoscermi. Nel mio ambiente di lavoro ci sono principalmente uomini, nel mio team di dirigenti sono l’unica donna e la più giovane. Noi colleghi abbiamo un ottimo rapporto, soprattutto perché la divisione territoriale che abbiamo ci permette di non creare inutili competizioni, in quanto lavoriamo tutti con l’obiettivo di raggiungere il nostro target.
Qual è stato il momento più significativo a livello lavorativo?
Sicuramente le persone che ho incontrato in questi anni hanno avuto un influsso positivo su di me e sullo sviluppo della mia carriera. La parte più importante è stata sicuramente quando ho ricoperto il ruolo di manager, un bel salto di qualità. Li qualcuno ha creduto in me toccando con mano il mio lavoro e dandomi l’opportunità di mettermi in gioco. Niente capita per caso, ero nel posto giusto al momento giusto. Da li in poi c’è stato un crescendo di responsabilità ed è stato molto appagante a livello personale.
Quanto è importante avere a fianco una persona che comprende le esigenze legate al tuo lavoro?
È importantissimo. Mio marito è ingegnere per un’importante azienda di costruzioni e anche lui, come me, è sempre in giro per lavoro. Siamo due persone molto ambiziose e per questo ci capiamo con facilità. Lui è americano e la sua famiglia ha origini messicane: è cresciuto all’interno di una famiglia con tante donne ed è molto rispettoso del ruolo della donna che vuole far carriera ed essere indipendente. Dopo tre anni passati fra Germania e Hong Kong lui ha trovato lavoro a Ginevra e anche io ho deciso di trasferirmi. Siamo molto forti indipendentemente, ma come squadra lavoriamo ancora meglio e devo dire che questo ci è servito come collante nella vita. Trovare Thomas e riuscire a prendere insieme delle scelte importanti è stato bellissimo, in due sicuramente è più facile.
Ti manca l’Italia? Se sì, cosa in particolare?
Con mio marito ci stiamo rendendo conto che, spostandoci ogni due/tre anni non riusciamo a mettere radici forti, anche a livello di rapporti interpersonali. Stiamo iniziando a vedere questo aspetto un po’ come limitante della nostra carriera, che è sicuramente bellissima, ma che ti porta indubbiamente ad avere rapporti poco saldi nel tempo.
Hai qualche sogno nel cassetto?
Sicuramente, nel mio sogno c’è di mezzo la Spagna o l’Italia, i due paesi europei che più amo. Ci potrebbe essere una casa vista mare oppure, chi lo sa, un’attività commerciale tipo agriturismo perché mi piace far star bene la gente. Potrebbe essere un ottimo modo per terminare la mia carriera.