Come accade a molti artisti, il primo amore di Gianfranco Giorni è stata la pittura. “La prima esposizione l’ho fatta nel 1973 a Sansepolcro, alla galleria “Linea Settanta”, esponendo quasi esclusivamente quadri. Da lì è cominciata la mia attività, ma poi per una delusione datami da un mercante ho smesso di dipingere.”
Il motivo per cui Giorni si è quindi avvicinato alla scultura risulta davvero peculiare: “L’ho fatto perché non volevo più avere l’illusione di poter vendere le mie opere. Pensavo che la scultura fosse di più difficile collocazione. Dato che richiede sicuramente un maggio spazio e molte conoscenze tecniche, il mercato è più complesso rispetto a quello pittorico.
In realtà, la scultura Gianfranco ce l’ha nel sangue fin dalla tenera età: “È da quando sono piccolo che mi diverto a lavorare con l’argilla, i gessetti e addirittura con la ghiaia e i ciottoli colorati che trovavo in riva al Tevere. La scultura mi ha catturata anche perché io ho sempre fuso da solo i miei materiali ed è un aspetto che trovo estremamente affascinante”.
“Ho fatto una mostra autoprodotta nella sala espositiva del Comune di Sansepolcro, con l’aiuto dei miei studenti dell’Istituto d’Arte. Da lì se ne sono susseguite molte altre, fra cui una al Vittoriano di Roma. Ho cominciato anche ad avere delle commissioni pubbliche e private, avendo la grande fortuna di poter fare anche delle cose importanti. Quelle di cui vado più fiero si trovano ad Arezzo. Uno è la Minerva che mi fu richiesta dall’allora Banca Etruria e che si trova in Piazza Risorgimento. L’altra la porta in bronzo realizzata per il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna. Trovo molto stimolante la committenza, a differenza di altri colleghi che la considerano un limite. Mi costringe a lavorare su un determinato tema che magari non avrei trattato e mi sprona a sperimentare”.
Oltre che nelle principali città toscane, molti lavori prodotti da Giorni si possono ammirare in Valtiberina e dintorni. Una di queste è ad esempio collocata all’interno dei giardini di via XXV Aprile a Sansepolcro. “L’ultimo lavoro mi è stato commissionato dal comune di Citerna: una scultura di marmo che si trova a Fighille, davanti al Piccolo Museo. Mi ha fatto molto piacere realizzarla, perché non è facile trovare amministratori illuminati che si impegnano in progetti del genere”.
Quando gli viene chiesto come si sviluppi il suo processo creativo, Giorni risponde: “L’ispirazione nasce da una suggestione. Di fronte alla realtà ti accorgi che ci sono cose che ti colpiscono. A volte si tratta invece di ricordi che tornano a galla e che ti diverti a riportare in vita. Mi piacciono molto le forme di figure femminili che suonano. La cifra stilistica poi arriva col tempo. Michelangelo, Giotti, Modigliani, la pittura impressionista, Picasso, l’arte precolombiana: ci sono tante influenze diverse che alla fine hanno prodotto quello che faccio ora. Ormai, partendo dal soggetto che devo fare, la forma mi viene fuori in maniera quasi automatica, come se io fossi soltanto lo strumento. Ovviamente è una cosa che è venuta col tempo, prima dovevo ritornare a correggere molte volte i miei lavori”.