Tiene banco da alcuni giorni a Sansepolcro il dibattito intorno a nuove indagini in merito al Volto Santo di Lucca, “gemello” di quello conservato nel Duomo biturgense. Nuove indagini che sono state accompagnate a livello giornalistico da proclami che definivano quella lucchese la statua lignea più antica dell’Occidente. Il tutto senza tenere in conto il Volto Santo di Sansepolcro, che precedenti studi datavano sostanzialmente allo stesso periodo, suscitando quindi un diffuso risentimento di carattere anche campanilistico nella città di Piero. Dopo questa prima reazione, si sono tuttavia fatte strada anche posizioni meno indignate e più finalizzate a trarre beneficio comune dal valore di entrambe le opere d’arte. A questo proposito, le pagine di TeverePost avevano ospitato nei giorni scorsi la proposta di Matteo Canicchi di riunire i Volti Santi in una mostra da svolgersi nelle due città. È invece di oggi la presa di posizione dell’assessore alla Cultura del Comune di Sansepolcro Gabriele Marconcini: attraverso una lettera inviata al Comune di Lucca e alle due Diocesi coinvolte, quella di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e quella di Lucca, Marconcini propone una collaborazione che possa prevedere “momenti di divulgazione pubblica e tavole rotonde finalizzate alla programmazione di strategie di valorizzazione congiunte”.
“A nome dell’amministrazione comunale di cui faccio parte”, scrive Marconcini, “posso dire chiaramente che non è nostro interesse alimentare una sterile disputa finalizzata a capire quale sia il Volto Santo più antico. Personalmente credo che le due opere siano pressoché coeve e, di conseguenza, ritengo sia poco sensato dedicare tempo e risorse all’avvaloramento di un’ardua sentenza storica che gioverebbe soltanto ad un retrivo spirito campanilistico. Con questa mia, vorrei al contrario incoraggiare gli enti proprietari delle due opere e, congiuntamente, i rappresentanti istituzionali delle due comunità, ad avviare una collaborazione sinergica che possa mettere in relazione i due studi: solo così, credo, si potrà giungere all’eccezionale risultato di spiegare una storia assolutamente singolare che vede due città toscane custodire due opere molto simili”.