La chiusura dello skatepark di Sansepolcro è una sconfitta per tutti

A quindici anni dall'inaugurazione, tra crescente vandalismo e scarsa programmazione, gli skaters della Valtiberina perdono il loro luogo di riferimento. Una nuova occasione persa per la comunità

I ragazzi dello skatepark mentre aggiustano le rampe danneggiate

Da oggi lo skatepark di Sansepolcro è ufficialmente chiuso al pubblico. Sabato scorso, attraverso una nota dell’ufficio stampa, l’amministrazione comunale ha annunciato l’intenzione di vietare l’accesso all’area per motivi di sicurezza. “Una decisione presa con rammarico – si legge – ma inevitabile a causa dei continui atti di vandalismo che si sono ripetuti nonostante i numerosi appelli al rispetto del decoro.”

Un atteggiamento prudenziale certamente comprensibile da parte del Comune, unico responsabile dell’area, viste le condizioni precarie in cui versavano le varie rampe, strutture e manufatti da tempo bisognosi di manutenzione, ai quali si aggiungono cumuli di sporcizia, recinzioni divelte, attrezzature danneggiate. L’area resterà chiusa “fino a data da destinarsi”. Nessun dettaglio circa le tempistiche di riapertura e una sola certezza: l’amministrazione non riproporrà il progetto skatepark almeno fino a quando non sarà individuato un interlocutore, associazione o privati cittadini, in grado di farsi carico della gestione e del monitoraggio dello spazio, magari attraverso un’apposita convenzione.

A confermarlo a TeverePost, ieri, è stato l’assessore Gabriele Marconcini: “Questa formula ha già funzionato con altre realtà associative del territorio ed ha portato a risultati molto positivi. In questo caso si parlerebbe di gestire la sola area dedicata allo skate, e non l’intero parco Campaccio. Siamo molto dispiaciuti che tanti ragazzi siano ora privi di un luogo di ritrovo importante, ma purtroppo la situazione aveva superato ogni limite, con il Comune che tra l’altro si sarebbe trovato a dover rispondere in caso di episodi spiacevoli. Nei prossimi giorni ci metteremo al tavolo con una delegazione dei ragazzi che frequentano il park per fare tutte le valutazioni del caso.”

I problemi del Campaccio

La vicenda dello skatepark ha ancora una volta posto sotto i riflettori la questione del degrado nell’area Campaccio, problematica che da anni viene tramandata di amministrazione in amministrazione. Tutti i recenti progetti di rilancio, compreso l’affidamento della gestione del punto di ristoro con annessa manutenzione dell’area, non hanno saputo restituire i risultati sperati. Il primo gestore della struttura non ha rinnovato la convenzione ed oggi gli spazi risultano sfitti. Il ‘controllo sociale’ non c’è di fatto mai stato e periodicamente le squadre manutenzione del Comune devono intervenire per porre rimedio ai frequenti episodi di vandalismo. Paradossalmente, ad oggi il tentativo di riqualificazione più ‘felice’ è stato proprio quello dello skatepark, andato avanti per oltre un decennio grazie all’impegno di persone che nel tempo hanno speso energie e denaro per mantenere vivo un luogo molto apprezzato dagli amanti della disciplina.

La rivoluzione dello skatepark

Domenica 9 ottobre 2005 Sansepolcro aprì le sue porte a stili e discipline ancora sconosciute in buona parte del Paese andando ad inaugurare uno dei primissimi skatepark a cavallo tra le province di Arezzo e Perugia. Ciò è stato possibile grazie all’impegno dell’associazione Muretto Blasters, con il supporto di amministrazione comunale, InformaGiovani e Sert. Le emozioni genuine di quella bella giornata di festa, unite alla voglia di condividere nuove passioni e linguaggi in un clima di grande entusiasmo, hanno forse rappresentato uno dei traguardi più importanti mai ottenuti fino ad oggi nella città di Piero in fatto di politiche giovanili.

A raccontare i retroscena di quella che fu una lungimirante iniziativa è Francesca Piccini, al tempo consigliera con delega proprio alle politiche giovanili: “Il progetto nacque da un gruppo informale di ragazzi che volevano riqualificare uno spazio per praticare la loro passione. Coadiuvati dall’Informagiovani, riuscirono a costituire un’associazione e a beneficiare di risorse provinciali per la realizzazione di interventi di riqualificazione. Da qui la nascita di quello che doveva essere uno spazio di aggregazione importante, con la collaborazione di realtà come il Sert. Il progetto ha funzionato bene per diversi anni, poi la situazione è progressivamente sfuggita di mano, forse anche per una mancanza di volontà politica da parte delle successive amministrazioni.”

In questo bel documentario di TevereTv, Marco Buzzini e Gabriele Bianchini raccontarono i momenti salienti della grande festa di apertura.

Con il passare degli anni, in linea con il trend globale, lo skateboarding ha registrato una crescita esponenziale ed oggi sono davvero tantissimi i ragazzi e le ragazze che anche in Valtiberina praticano quotidianamente questa disciplina, per la cronaca divenuta ufficialmente uno sport olimpico. Per molti anni lo skatepark di Sansepolcro è stato meta prediletta di molti appassionati provenienti da Umbria, Toscana e Romagna. Alcuni degli storici frequentatori dell’area ci hanno inoltre confermato che tra i giovanissimi praticanti del Borgo vi sarebbero anche alcuni potenziali ‘fuoriclasse’ della tavola. Per ottenere risultati importanti e prendere parte a competizioni ufficiali, tuttavia, servirebbero strutture adeguate e possibilità di allenarsi con continuità.

Un’occasione persa

Arrivando alle conclusioni, la chiusura dello skatepark rappresenta una sconfitta per l’intera comunità. In primis per le decine di giovani praticanti che oggi si trovano senza un luogo fondamentale per il loro tempo libero, anche a causa dei comportamenti miserabili di alcuni loro coetanei. È soprattutto per colpa di questi ultimi se il Comune si è visto costretto a chiudere bottega, ed è sempre a causa loro se ancora oggi tra molti adulti regna il binomio skater=teppista che li porta a fare di tutta l’erba un fascio e ad accusare gli skaters, quelli veri, di compiere vandalismo all’interno del loro stesso parco (come se un calciatore si divertisse a spaccare le porte).

Ma è una sconfitta pesante anche per le amministrazioni di tutti i colori politici che per anni hanno mostrato scarsa programmazione o comunque un interesse marginale nei confronti di uno spazio fatto da giovani per i giovani, limitando il loro operato a una serie di soluzioni tampone che di fatto portano a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. La speranza è che si possa presto individuare una vera strategia di rilancio per questo ormai storico luogo di aggregazione, così come per l’intero complesso del Campaccio.

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