Nato nel 1944 a Sansepolcro, Franco Alessandrini è un pittore e scultore i cui lavori vengono apprezzati tanto in Italia quanto negli Stati Uniti. Ma in realtà ci ha raccontato di come, da bambino, la sua prima passione non sia stata l’arte, bensì il calcio: “Nel passato non c’era molto entusiasmo per la pittura, e allora a me piaceva di più andare a giocare a pallone. Al Borgo c’era solo un pittore, che si chiamava Alfonsino. A volte invece di giocare a calcio andavo da lui, che mi insegnava quello che sapeva”.
Poi, dopo le scuole medie, l’opportunità di spostarsi a Firenze per frequentare l’Istituto d’Arte. Anche se, come è facile immaginarsi, la gavetta non è stata affatto semplice: “Quando fai il pittore, specialmente da giovane, non mangi tutti i giorni e avere un posto dove dormire è molto difficile. La passione però è quello che ti dà quella spinta e ti fa perseverare”. Pian piano Alessandrini riesce, attraverso la vittoria di premi in diversi concorsi, a farsi un nome all’interno dell’ambiente artistico fiorentino.
A quel punto, il grande salto rappresentato dalla partenza per gli Stati Uniti. A spingerlo a fare questo passo fu l’incontro con una donna: “All’epoca lavoravo a Firenze e mi innamorai di questa bella ragazza americana. Quando poi lei è ripartita, ho pensato che non l’avrei vista mai più. Alla fine invece ci siamo anche sposati, qui al Borgo”.
Nonostante risieda da oltre cinquant’anni oltreoceano, Alessandrini è infatti sempre rimasto legato alle sue radici italiane, e biturgensi in particolare: “Non sono mai diventato un cittadino americano. Sono ancora un italiano residente all’estero. In questi anni ho continuamente fatto avanti e indietro e sono sempre tornato a Sansepolcro, che è la mia città. È importante per me rimanere attaccato alla mia terra. Anche se ormai anche New Orleans è diventata la mia seconda casa”.
Purtroppo, a causa della pandemia, Franco è stato costretto a stare lontano da Sansepolcro per circa due anni. Durante i lunghi mesi in casa, però, il pittore ha preso ispirazione proprio dai suoi luoghi d’origine per creare delle opere che lo avvicinassero, anche se solo idealmente, al posto dove è nato: “Ho fatto diversi dipinti, che chiamo Cartoline dal Borgo. Se sei stato in un posto, quello che ti rimane impresso sono dei particolari qua e là, che ti danno la visione di questo posto” racconta Alessandrini. “Quando ero in lockdown a New Orleans rivedevo di tanto in tanto il Borgo. Ho fatto diverse composizioni su questo tema.” Le suddette opere saranno protagoniste di una mostra a loro dedicata nel mese di settembre.
Parlando di come vede la propria arte, caratterizzata da uno stile particolare spesso fatto rientrare all’interno del Futurismo, Franco l’ha accomunata invece alla musica jazz: “Per me il classico è una base fondamentale. Come il jazz, parto da una composizione classica, che poi viene reinterpretata. Percepisci sempre un’idea di movimento, ma questa linea classica rimane.”
Infine, Alessandrini ci ha parlato della sua opinione sull’arte in generale e di quale dovrebbe essere il ruolo di quest’ultima all’interno della società.: “L’artista è un artigiano. I Romani pagavano un pittore quanto un muratore. Fino a che vivremo dentro delle case, avremo bisogno di qualcuno che le decori. L’arte è diventata un concetto cerebrale, dove il pittore deve esprimere i suoi pensieri politici, sul mondo o sui cambiamenti climatici. Questa non è la funzione dell’artista. Un pittore deve essere come Piero della Francesca: ricercare la prospettiva, la bellezza e la poesia. La funzione dell’arte è cercare di esprimere qualcosa di bello attraverso un linguaggio nuovo.”