In viaggio nella Comunità Valenciana

Tra Barcellona e Valencia c’è un territorio che è ricco di sorprese anche restando lontano dalle apprezzatissime spiagge

Panorama da Morella

Prosegue il viaggio della rubrica Oltre il Tevere lungo le tappe del Campionato del mondo FIA dedicato alle energie alternative, che ci ha portato a Castellón de la Plana, città capoluogo, assieme a Valencia e Alicante, di una delle tre province della Comunità Valenciana, ben due volte negli ultimi sei mesi. Quella che è stata l’ultima gara del 2020 è stata poi l’apertura della stagione 2021, e sia in novembre che in aprile abbiamo goduto di un tempo molto generoso, con temperature più alte dei luoghi situati alle medesime latitudini della penisola italiana.

La Spagna come mosaico di comunità

Dalla fine della dittatura franchista, più esattamente con la Costituzione del 1978, il Regno di Spagna è diventato uno stato regionale composto da diciassette comunità autonome. Il regionalismo spagnolo è asimmetrico dato che ogni singola realtà non ha la stessa autonomia. Una situazione che più che assomigliare al federalismo è molto simile al regionalismo italiano dove esistono le regioni a statuto ordinario o speciale. Questo assetto istituzionale è sicuramente conforme a quella che è stata la storia della penisola iberica e del lungo processo di unificazione del Regno, a partire dall’unione di Castiglia e Aragona durante l’epoca in cui Cristoforo Colombo progettava i propri viaggi e in cui gli arabi, con la caduta di Granada, dovettero ritirarsi dall’Europa occidentale.

La cronaca ci ha fatto scoprire la forte identità politica e culturale dei Baschi o dei Catalani, ma in realtà sono molti i popoli che vivono in Spagna e che seppure in rapporti più tranquilli con Madrid rivendicano la propria identità. Nella Comunità Valenciana, che grossomodo si sovrappone geograficamente a quello che era l’antico Regno di Valencia, si parla una lingua diversa dal Castigliano, ovvero quello conosciuto nel mondo come spagnolo. Il Valenciano è molto simile al catalano parlato nella vicina Barcellona. Le differenze di lingua ci sono e ne è riprova anche la cartellonistica stradale bilingue. Castellón de la Plana, la città che è la base dell’Eco Rallye della Comunità Valenciana, si chiama così in lingua castigliana, mentre nella variante locale diventa Castelló.

Castelló capoluogo della regione

Con i suoi circa 170.000 abitanti è la città più grande dell’area ed è architettonicamente un interessante esperimento urbanistico con un centro storico antico circondato da un’espansione urbana più recente. Il nome è probabilmente legato ad un fortilizio arabo, mentre già nel XIII secolo l’area era passata sotto il controllo degli aragonesi e quindi successivamente dello stato unitario spagnolo. Come tutte le città spagnole anche Castellón de la Plana ha un centro animato ricco di locali. Le normative Covid sono sempre state meno rigide rispetto a quelle in vigore in Italia e questo ci ha permesso di riassaporare momenti di libertà molto prima di potersi di nuovo sedere a bar o ristoranti nel nostro Paese. La parte storica della città è in prevalenza risalente al XV e XVI secolo ed è edificata nello stile che contraddistingue l’architettura spagnola. Una delle caratteristiche di Castellón è sicuramente la riqualificazione urbana. Ne sono un esempio evidente la vecchia stazione e la relativa ferrovia, recuperate a scopo pedonale e ciclabile, e l’invisibilità della nuova linea ferroviaria che attraversa la città in modo sotterraneo. Il mare dista appena cinque chilometri trasformando Castellón anche in un interessante terminal vacanziero a prezzi molto contenuti. Attenzione se cercate alberghi o luoghi con il navigatore satellitare o con il telefonino digitando le coordinate. Da Castellón de la Plana, esattamente tra il centro storico e il mare, passa il meridiano di Greenwich, lo zero di ogni sistema di coordinate e di conseguenza l’uso del più o del meno vicino agli zero gradi diventa fondamentale per non ritrovarsi in mezzo ad un aranceto invece che nel vostro albergo.

Morella la bella

La gara dello scorso aprile ha preso il via da una località ad oltre un’ora di distanza dal capoluogo. Le nostre perplessità nei confronti di un trasferimento lungo e fastidioso, soprattutto alla vigilia di una gara e con l’esigenza di ricaricare un’auto elettrica in zone montane e remote, sono svanite quando abbiamo visto Morella. Non mancano in Italia luoghi simili, dato che stiamo parlando di un antico borgo del trecento arroccato in una montagna, ma il modo, bello, in cui è conservato il centro storico ci ha colpito molto. La cittadina, meno di tremila abitanti, risale ad epoche precedenti all’arrivo dei romani e sembra che nei secoli prima della nascita di Cristo già commerciasse con i greci. Il castello ubicato nella parte superiore della montagna, secondo la tradizione, sarebbe stato costruito da El Cid Campeador, importante personaggio della riconquista spagnola dei territori sotto dominio arabo. Il borgo ebbe uno sviluppo successivo ed è caratterizzato dallo stile gotico. Morella è bella nel suo insieme, non c’è una attrazione particolare che giustifichi un viaggio in questa cittadina, ma è l’insieme di fortificazioni, viuzze, i caratteristici portici e i palazzi a caratterizzare il luogo. Visitarla in epoca Covid, da privilegiati impegnati in una gara sportiva internazionale, è stata un’esperienza unica, quasi inquietante. Un solo albergo e ristorante aperto solo per noi, ma non perché le norme Covid impedissero ad altri di lavorare, ma per l’assenza completa di turisti. Completamente fuori tema, ma assolutamente di grande interesse, è il museo dei dinosauri sorto in una zona della Spagna dove non sono mancati i ritrovamenti degli antichi rettili.

Vila-Real, la provinciale sul tetto d’Europa

Urbanisticamente è il prosieguo di Castellon de la Plana, politicamente è un comune di poco più cinquantamila abitanti con il record di essere la città più piccola d’ Europa ad aver vinto un trofeo continentale di calcio. La storica squadra del Villarreal, fondata nel 1923 e mai vittoriosa nel campionato o nelle coppe nazionali spagnole, ha vinto l’Europa League 2020/21 dopo una serie di ventidue rigori e sconfiggendo gli inglesi del Manchester United, con una tradizione sportiva molto più significativa. Eroe della serata il portiere argentino Geronimo Rulli che è riuscito a realizzare il proprio penalty e a parare quello calciato dall’altro estremo difensore. La città ha trovato la propria ricchezza producendo ceramiche in uno dei distretti più importanti d’Europa, oltre che grazie a una fiorente agricoltura sempre caratterizzata dalla vasta presenza di mandarini e arance. Proprio le piastrelle sono state la fortuna economica della popolazione di Vila-Real, il nome in valenciano, e non è un caso che lo stadio di calcio si chiami proprio “Stadio della Ceramica”.

Mare e monti

La parte di costa più vicina a Castellón de la Plana è caratterizzata da importanti strutture portuali. Non mancano le spiagge, ma quelle che a noi hanno impressionato di più sono quelle poco più a nord del capoluogo nelle località di Benicasim (Benicàssim in valenciano), già attiva sul finire del XIX secolo, e soprattutto la più moderna Oropesa (Orpesa). In tutte le località che abbiamo visitato, anche presso il porto di Castellón, il mare era sempre molto pulito. Alle spalle di Benicasim si sviluppa un anfiteatro naturale costituito dalle montagne che formano il Desert de les Palmes. Si ergono dal livello del mare fino ai settecento metri e assicurano un incredibile panorama che spazia dalle zone circostanti fino alle isole Columbretes, distanti circa cinquanta chilometri e facenti parte amministrativamente del comune di Castellón de la Plana. In situazioni meteorologiche particolarmente favorevoli è possibile osservare anche le isole Baleari, molto più distanti. Meritevole di considerazione anche la cucina di questa regione che non è difforme in modo sostanziale da quella del resto della penisola iberica. Nelle tavole della Comunità Valenciana non mancano mai il pesce, le ottime carni e il vino che negli ultimi anni ha raggiunto gli stessi standard qualitativi di quello italiano o francese. Per chi passasse da Valencia e avesse nostalgia della cucina italiana o volesse farsi guidare nella scoperta di quella valenciana è sempre bene ricordare l’impegno del nostro conterraneo Marcello Pigolotti.

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