C’è un famoso brano del compositore statunitense John Cage (1912-1992), eseguito per la prima volta nel 1952, che si intitola 4’33”. Quattro minuti e trentatré secondi, cioè la durata complessiva di tre movimenti in cui l’unica istruzione per i musicisti è “tacet”. Rimanere in silenzio. Questa composizione provocatoria serviva al suo autore a spostare l’attenzione verso i suoni e i rumori prodotti dal pubblico e dall’ambiente. Il Teatro di Anghiari ha scelto questo brano per una performance, forzatamente online, presentando la quale si spiega proprio che “il silenzio è una condizione impossibile per l’uomo. Il mondo suona sempre e produce rumore in maniera perpetua. Anche quando non si vuole, la realtà si tramuta in suoni. E in potenziale opera d’arte. Solo l’arte riesce a tenere vivo il cervello e le sue remote zone di ricompensa. Uno scambio permanente che rinnova il senso intimo dell’esistenza”.
Questo silenzio che non è un silenzio verrà messo in scena sul palco del Teatro dei Ricomposti domani alle 18 e trasmesso in diretta Facebook. Il giorno prescelto è un venerdì 13, “in barba alla sorte e in spregio al maligno aere che non vincerà mai il bisogno dell’uomo di godere di suoni e movimenti, tramutati e tramutanti in perpetuto, l’indispensabile gioco fra la vita e l’arte”. La performance verrà realizzata rispettando tutte le regole: cioè “pagando i diritti a quei 4 minuti e 33 secondi di silenzio del 1952” e “a porte chiuse, senza pubblico e senza attori”. In un momento in cui, come spiegano ancora gli organizzatori dell’evento, “gli organi periferici della società dello spettacolo rischiano l’estinzione”, il silenzio di John Cage diventa una risposta scelta “per tanti motivi, liberatori e puramente inutili. O forse no”.