Il rocambolesco giro del mondo di Magellano e Pigafetta

La circumnavigazione del globo da parte del celebre navigatore, portata a termine dall'autore del diario di bordo, raccontata da TeverePost nella rubrica Oltre il Tevere. Fra scoperte, scontri armati e perfino la morte del capo spedizione

La morte di Magellano in una raffigurazione ottocentesca

Se il primo viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492-93, che abbiamo raccontato su TeverePost la scorsa settimana, fu molto avventuroso, quello di Ferdinando Magellano e le sue cinque navi non fu da meno. Episodi rocamboleschi, scoperte casuali, conflitti armati e perfino la morte del capo spedizione contribuirono a renderlo leggendario. Fu forse meno noto di quello di Colombo, ma altrettanto importante per la storia dell’umanità.

Chi erano Magellano e Pigafetta?

Ferdinando Magellano era un navigatore portoghese nato dodici anni prima del 1492, data che per molti aspetti segnò il suo destino. Figlio di una famiglia nobile, rimase orfano in tenera età e venne aggregato ai paggi di re Giovanni II, lo stesso sovrano che si rifiutò di sostenere la spedizione di Cristoforo Colombo. Appena ventenne Magellano fu inviato per conto della corona portoghese in India e poi alle Molucche e in Malesia. Nel corso delle esplorazioni compiute in quegli anni si guadagnò i gradi di capitano. Al ritorno in Europa emersero dissapori con re Manuele I, nel frattempo succeduto al cugino Giovanni II, e Magellano fu allontanato dalla corte portoghese.

Il 1492 segnò anche il destino di Antonio Pigafetta, che proprio in quell’anno nacque a Vicenza. Profondo studioso di matematica e astronomia, ebbe la fortuna di frequentare in Spagna numerosi cartografi, categoria professionale che come è facile immaginare ebbe molto lavoro in quel periodo storico. Venuto a conoscenza della futura spedizione di Magellano, Pigafetta riuscì ad ottenere di farne parte. Dapprima come soldato, poi come stretto collaboratore del portoghese. Nel suo manoscritto Relazione del primo viaggio attorno al mondo raccontò l’avventura dei primi uomini che riuscirono svolgere un giro completo attorno al globo.

Frontespizio di un’edizione del 1800 del resoconto di Pigadetta

L’idea del viaggio

Magellano, come Colombo, riteneva possibile e forse anche conveniente raggiungere le Indie e le isole delle spezie navigando verso ovest. Il problema era come superare le nuove terre scoperte accidentalmente dal genovese. Esploratori e cartografi concordavano sul fatto che a nord o a sud del nuovo continente dovesse esserci un passaggio per superare le Americhe. La scoperta della presenza di un altro mare oltre Panama aveva rafforzato questa idea. Magellano, similmente a Colombo, cercò il sostegno del sovrano del Portogallo, ma anche Re Manuele, come il precedessore, non sostenne il progetto. Il navigatore portoghese trovò allora udienza presso i sovrani spagnoli, che questa volta non esitarono a dare il via libera all’impresa. Se si fosse dimostrato che Magellano aveva ragione, per la Spagna sarebbe stato conveniente raggiungere le Molucche evitando di circumnavigare l’Africa, i cui porti erano di fatto controllati dal Portogallo, o attraversare le terre controllate dagli Ottomani. A Magellano furono messe a disposizione cinque navi e 237 uomini, venti dei quali italiani.

Partenza e nuove scoperte

Il 10 agosto 1519, dal porto fluviale di Siviglia, prese il via il viaggio delle cinque navi che non sono passate alla storia come le tre caravelle di Colombo. Si chiamavano Trinidad, San Antonio, Concepción, Victoria e Santiago. Fuorono bloccate già dopo pochi chilometri percorsi sul fiume Guadalquivir, ancora prima di entrare in mare. Alle autorità spagnole sembrava anomalo che un portoghese guidasse una spedizione della corona ispanica. Ci volle circa un mese per risolvere la questione. Ripetendo quella che oramai era la strada per le Americhe, le cinque navi si fermarono alle isole Canarie. Durante il viaggio tra la Spagna e l’arcipelago la spedizione venne attentamente sorvegliata da navi portoghesi.

Magellano attraverso lo stretto che avrebbe preso il suo nome in una raffigurazione del XIX secolo

L’attraversamento dell’oceano Atlantico non era più foriero di paure e pregiudizi, dato che erano quasi trent’anni che le navi europee solcavano quelle acque. Rispetto all’itinerario dei viaggi di Colombo, Magellano puntò molto più a sud, considerato che era indispensabile proseguire l’esplorazione dell’America meridionale alla ricerca di un passaggio per poterla superare. Nel corso della traversata atlantica ci fu un tentativo di ammutinamento che fu domato dal portoghese e che portò a ridurre in catene il comandante della San Antonio.

Se la bussola che si distaccava dal nord era un fenomeno ormai compreso, destò interesse la scomparsa della stella polare una volta superato l’equatore. Al suo posto, ma indicante il meridione, comparve la Croce del Sud, insieme ad altre costellazioni fino a quel momento sconosciute. Le navi sostarono a lungo nei pressi della foce del Rio de Janiero e poi del Rio de la Plata, prendendo atto che entrambi i fiumi non erano passaggi verso l’altro mare. Durante l’inverno australe ci fu un nuovo tentativo di ammutinamento dovuto all’esigenza di razionare le scorte. Magellano prese provvedimenti molto duri: i comandanti della Victoria e della Concepción furono giustiziati, e i responsabili del precedente ammutinamento vennero abbandonati sulla costa. Mentre la Santiago effettuava un’esplorazione in avanscoperta nel sud dell’attuale Argentina fece naufragio e i superstiti riuscirono a raggiungere terra per poi essere recuperati dalle altre navi. Pochi giorni di navigazione e le navi arrivarono al Capo delle Vergini e compresero di aver trovato finalmente il passaggio buono per lasciare l’Oceano Atlantico. Magellano lasciò libere le quattro navi di decidere se continuare l’impresa o tornare in Spagna. La San Antonio tornò indietro mentre la Victoria, la Concepción e la Trinidad proseguirono l’esplorazione e furono le prime navi ad attraversare la Terra del Fuoco e quello che sarebbe diventato lo Stretto di Magellano. Il 28 novembre 1520 cominciò la lunga traversata dell’oceano Pacifico, che prese questo nome proprio per la tranquillità delle acque.

Oltre al mare anche i venti furono decisamente pacifici, fatto che allungò di molto il viaggio. Le provviste furono ulteriormente razionate, il pane e i biscotti erano immangiabili e la ciurma arrivò a nutrirsi anche dei topi presenti nelle navi e perfino pezzi di cuoio e di legno. Lo scorbuto dilagò portando alla morte 19 uomini. Lungo il viaggio furono avvistate solo due piccole isole, entrambe prive di sorgenti d’acqua dolce o di animali o vegetali di cui cibarsi. Solo all’inizio del mese di marzo i superstiti riuscirono a raggiungere le isole Marianne dove poter fare provviste in cambio dei consueti regali di scarso valore molto graditi dagli indigeni. Altri dieci giorni e la spedizione raggiunse le Filippine, dove grazie agli interpreti a bordo della nave Magellano poté finalmente conferire con il re locale. A quello che di fatto era l’obiettivo del viaggio arrivarono quindi tre delle cinque navi e circa 150 uomini rispetto ai 234 partiti da Siviglia.

Carta del 1615 dello stretto di Magellano. Rijks Museum, Amsterdam

La morte di Magellano

I capi delle tribù locali furono uno dopo l’altro sottomessi senza l’uso delle armi. Accettarono di diventare vassalli della Spagna e si convertirono al cristianesimo. Non avvenne la stessa cosa con Lapu Lapu dell’isola di Mactan. Il capo dell’isola, già in contrasto con altri capi dei clan filippini, non ebbe alcuna intenzione di uniformarsi alle scelte degli altri sovrani locali. Magellano inviò un ultimatum che fu respinto con sdegno. A quel punto il comandante, alcuni suoi uomini e altri indigeni alleati decisero di sottomettere con la forza Lapu Lapu sbarcando nella sua isola. Lo scontro non avvenne in condizioni ideali. Le navi di Magellano dovevano coprire lo sbarco con l’artiglieria, ma la distanza alla quale furono ancorate a causa della barriera corallina era maggiore della gittata di cannone e bombarde. Una cinquantina di spagnoli equipaggiati di armatura, con schioppi e balestre sbarcarono sull’isola, ma si trovarono fronteggiati da circa 1500 indigeni armati di frecce e lance. Secondo il racconto di Pigafetta, durante la battaglia gli spagnoli riuscirono a dare fuoco a numerose case degli indigeni. I morti tra le file degli invasori furono nove, mentre tra gli indigeni il vicentino nei suoi diari riporta il numero di quindici. Pigafetta vide anche l’agonia di Magellano, contro il quale gli uomini di Lapu Lapu si erano scagliati con il massimo delle violenza. Giorni dopo gli abitanti di Mactan si rifiutarono anche di riconsegnare il corpo del capo spedizione. Tuttora oggi non è noto il luogo in cui possano essere finite le spoglie del portoghese.

I problemi non erano affatto terminati. Il portoghese Barbosa e lo spagnolo Serrano presero il comando della spedizione e ricevettero l’invito dal re di Cebu che in precedenza si era convertito opportunisticamente al cristianesimo. Consapevole delle debolezze degli spagnoli dopo la sconfitta contro Lapu Lapu, pensò bene di ordire un tranello, probabilmente con la complicità di Enrique di Molucca. Si trattava di una delle guide di Magellano, che era originario proprio di queste terre ed era stato prelevato come schiavo nei precedenti viaggi in Asia del defunto capo spedizione. 24 membri della spedizione sbarcarono a terra per un banchetto con il sovrano e furono sterminati.

Il prosieguo del viaggio verso l’Europa

Il nuovo comandante della spedizione divenne lo spagnolo Juan Sebastián Elcano, mentre fu deciso di affondare la Concepción, dato che tre navi con pochissimi uomini sarebbero state ingovernabili. Considerata l’aggressività degli indigeni la flotta ormai composta dalle sole Victoria e Trinidad si spostò nel Borneo e poi finalmente nelle Molucche, dove fu possibile acquistare le agognate spezie. A questo punto le due navi, forse avendo punti di vista differenti su quale strada intraprendere per il ritorno, si divisero. La Victoria con a bordo Elcano e Pigafetta proseguì verso ovest, la Trinidad decise di percorrere di nuovo la stessa strada del viaggio di andata attraverso il Pacifico. Quest’ultima non fece molta strada dato che fu catturata da navi portoghesi che sequestrarono il carico e misero agli arresti l’equipaggio. Secondo il diario redatto dal savonese Leon Pancaldo la Trinidad aveva problemi allo scafo e si era fermato a lungo alle Molucche per riparazioni, mentre la Victoria, temendo l’arrivo di navi portoghesi molto presenti in questa parte di mondo, aveva deciso di partire senza aspettare le riparazioni. Probabilmente fu per questo che i lusitani intercettarono solo la Trinidad. Solo cinque marinai di quella nave sarebbero riusciti a tornare molti anni dopo in Europa, tra i quali lo stesso Pancaldo.

Antonio Pigafetta

La Victoria attraversò l’oceano Indiano, doppiò il Capo di Buona Speranza e sempre più danneggiata fu costretta a fermarsi nelle isole di Capo Verde, possedimento portoghese a largo delle coste atlantiche dell’Africa. Anche questa volta non mancarono i problemi, dato che una parte dell’equipaggio fu arrestata. Rifornitesi di viveri e con le riparazioni non completate i superstiti della lunga spedizione attorno al mondo fecero rotta su Siviglia, dove arrivarono due anni, undici mesi e diciassette giorni dopo la loro partenza. O oltre tre anni dopo, se si considera il problema iniziale che la spedizione ebbe alla foce del Guadalquivir. Tra i diciotto uomini che conclusero la prima circumnavigazione del globo c’erano due italiani: Antonio Pigafetta e Martino de Judicibus. Complessivamente, considerando i cinque prigionieri sopravvissuti della Trinidad e i tredici arrestati a Capo Verde, tornarono in Spagna in tempi diversi trentasei uomini che effettuarono il primo giro del mondo della storia.

Elcano, Pigafetta e altri membri della spedizione furono ricevuti dal sovrano spagnolo Carlo V. Non furono tributati loro particolari onori, probabilmente perché con un clima politico sempre più teso tra Spagna e Portogallo si voleva evitare di glorificare una spedizione concepita da un portoghese.

Il mistero del giorno perduto

Oltre alla verifica sul campo che la Terra fosse sferica, cosa che non era in dubbio ma che nessuno aveva mai dimostrato, il viaggio servì a comprendere che il pianeta era molto più grande di tutte le previsioni fatte da cartografi o navigatori. Furono scoperte isole, osservate nuove costellazioni, trovato il passaggio a sud del continente americano, attraversato l’Oceano Pacifico, ma ci fu anche qualcosa che lasciò basiti tutti i membri della spedizione arrivati fino a Capo Verde, in particolare Pigafetta. Siccome l’italiano teneva aggiornato il diario di bordo della nave, rimase stupito del fatto che arrivati nelle isole portoghesi i propri marinai avessero riferito che era giovedì 10 luglio. A bordo della nave erano tutti convinti che fosse mercoledì 9. Arrivati in Spagna si ripeté la stessa situazione. A bordo della Victoria era il 5 settembre, a terra era il 6 dello stesso mese. Il fenomeno oggi è facilmente spiegabile grazie alla conoscenza dei fusi orari e la problematica è stata successivamente risolta dall’introduzione della linea del cambiamento data. Ma all’epoca la mobilità era decisamente lenta rispetto ad oggi e soprattutto nessuno aveva mai fatto il giro del pianeta. Pigafetta e gli uomini della Victoria scoprirono che viaggiando sempre verso ovest si perde un giorno di calendario, mentre muovendosi verso oriente lo si guadagna.

Chi è stato il primo uomo a fare il giro del mondo?

Di solito questo primato è attribuito a Magellano, nonostante non sia riuscito a completare la spedizione. In realtà i diciotto uomini della Victoria non possono essere considerati i primi ad aver attraversato tutti i meridiani del pianeta Terra. Va infatti tenuto conto del fatto che Ferdinando Magellano era già stato alle Molucche tra il 1505 e il 1511, dove tornò grazie alla spedizione in cui trovò la morte. Quindi è corretto definire il portoghese come primo uomo ad aver fatto il giro del pianeta. Però lo stesso record deve essere attribuito anche ad Enrique di Molucca. Rapito come schiavo dallo stesso Magellano quando l’indigeno era un ragazzino, raggiunse successivamente l’Europa assieme al capitano. Diventato guida e interprete utilizzato dallo stesso Magellano, tornò al punto dove era stato rapito. Come raccontato, dieci giorni dopo la morte del suo padrone tradì gli altri compagni di avventura e tornò a vivere con le proprie genti.

Ferdinando Magellano
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