Sono arrivate a ventuno le edizioni del rally di Monte Carlo dedicato alle energie alternative, le ultime cinque delle quali hanno ristretto il campo dei partecipanti alle sole auto elettriche o alimentate ad idrogeno. Quest’anno la competizione è tornata a disputarsi dopo la sosta forzata del 2020, causata non dalla pandemia di Covid-19 ma dalla tempesta Alex che aveva colpito il sud-est della Francia rendendo impossibile transitare lungo le strade del percorso previsto.
Quasi sempre a calendario FIA e quindi valida per il campionato del mondo di categoria, esattamente come per la Formula Uno la gara monegasca gode di numerose deroghe per armonizzare le particolarità dell’evento alle regole generali degli altri eventi. La conclusione è sempre all’interno dei confini del Principato di Monaco, mentre la partenza è spesso da una o più località lontane dal piccolo stato. Alla cerimonia di premiazione è quasi sempre presente un rappresentante della famiglia Grimaldi o il Ministro di Stato del Principato.
Monaco e l’automobilismo
Il Principato di Monaco, che con i suoi circa due chilometri quadrati è il secondo stato più piccolo del mondo superando per dimensioni solo la Città del Vaticano, vanta la curiosità di riuscire ad ospitare al proprio interno un Gran Premio di Formula Uno. In realtà la prima edizione avvenne nel 1929, ma divenne una prova valida per il mondiale di Formula Uno dal 1950 con, in tempi recenti, un’unica interruzione nel 2020 per la pandemia di Covid-19. Il tracciato del Principato è caratterizzato dal fatto che comprende quelle che nel corso dell’intero anno sono normali strade aperte al traffico, e che il punto più veloce è anche l’unico tunnel presente nel mondiale FIA. Il tornante della vecchia stazione, poco prima dell’ingresso del tunnel, con i suoi circa cinquanta chilometri orari è invece il punto più lento del campionato. La gara monegasca, per il fascino che desta e per la grande difficoltà del tracciato, è di fatto la più prestigiosa tra quelle dedicate alla Formula Uno.
Ancora più antico è il Rally di Monte Carlo, la cui prima edizione risale addirittura al 1911. Essendo una gara in linea e non in circuito come quella di Formula Uno, naturalmente il Rally di Monte Carlo non si può svolgere per intero all’interno dei confini di Monaco. Il Principato costituisce il punto conclusivo di una lunga maratona chilometrica che vede gli equipaggi partire da località differenti e spesso molto lontane dalla Costa Azzurra, per poi convergere in una tappa di concentramento nelle montagne della Francia meridionale. Qui si svolgono le impegnative prove speciali, che spesso devono fare i conti con ghiaccio e neve. Celebre la salita ricca di tornanti, spesso a coppie e molto vicini l’uno all’altro, verso il Col de Turini. Sulle stesse strade del rally di velocità si svolge, sempre nei mesi invernali, anche quello storico. Oltre trecento equipaggi concorrono in prove quasi impossibili per veicoli d’epoca. Nonostante sia una gara molto complessa e il costo di partecipazione sia molto elevato, non mancano le liste d’attesa per poter entrare a far parte dei fortunati destinati a vivere questo tipo di esperienza.
La gara ecologica
Più giovane come tradizione è la gara dedicata alle energie alternative. Da quando sei anni fa il format è cambiato, rendendo ammissibili solo auto elettriche o ad idrogeno, sono tra i cinquanta e i sessanta gli equipaggi che ogni volta prendono parte alla gara. Oltre alle difficoltà tipiche di ogni gara targata Monte Carlo, l’E-Rallye è caratterizzato anche dalle ricariche elettriche libere che costringono ogni equipaggio a doversi organizzare anche sotto questo non trascurabile aspetto. Non è un caso che ogni anno più di un equipaggio riesca a non concludere la gara proprio per l’esaurimento dell’energia. Esattamente come nel caso dello storico o della gara di velocità l’arrivare dopo migliaia di chilometri sulle strade del Principato è da considerare una grande vittoria. La svolta green dell’Automobile Club di Monaco è anche supportata dall’impronta ecologica del Principe Alberto II che da quando è salito al trono principesco nel 2005 ha cercato di caratterizzare la crescita di Monaco all’insegna della compatibilità ambientale.
L’E-Rallye è solitamente una delle gare valide per il campionato mondiale FIA dedicato alle energie alternative e come da tradizione monegasca ha una tassa di iscrizione molto più alta di tutte le altre prove del mondiale. Di fatto è un campionato nel campionato, visto l’elevato tasso qualitativo dei partecipanti all’evento. Ogni volta sono almeno venti gli equipaggi che possono avere possibilità di competere per la vittoria finale. Anche in questo caso alcune delle prove speciali sono disegnate sullo stesso percorso del rally di Monte Carlo e le medie imposte sono solitamente elevate, costringendo i regolaristi ad effettuare quasi delle prove di velocità.
Turisti a Monte Carlo
La gara ecologica, similmente al rally di velocità e a quello storico, prende il via da località sempre molto lontane dal Principato di Monaco. Spesso c’è una tappa intermedia nella città di Valence per poi avventurarsi sulle montagne della Francia meridionale fino a scendere al mare. Una volta arrivati nel piccolo stato, comprese nella tassa di iscrizione ci sono due notti nel cuore di Monte Carlo. Alberghi che solitamente costerebbero dai 300 ai 500 euro a notte per camera doppia. Al partecipante viene permesso di vivere due giorni in una delle località più costose che l’Europa offre. Da qui prendono il via le ultime due tappe della gara e sempre qui si conclude la lunga e difficoltosa avventura sportiva. Un altro elemento che rende mitica ogni gara organizzata dall’Automobile Club di Monaco è la frenesia degli orari, alternati a davvero poche ore di riposo. Anche per questo l’arrivo sul lungo mare del Principato ha anche un qualcosa di liberatorio e rappresenta molto di più che la semplice conclusione di una gara automobilistica. Oltre tutto questo c’è anche la possibilità di sentirsi parte di un mondo fatto di ricchezza e casinò e interagire con tanti amanti del motorsport.
Un piccolo stato che cresce ogni anno di più
Il Principato di Monaco è forse l’unico stato al mondo ad aver aumentato di un terzo le proprie dimensioni nell’ultimo secolo. Tutto questo senza fare guerre contro nessuno o senza annettere territori. Un passo alla volta il Principato ha strappato terreno al mare e nei progetti futuri ci sarebbe anche l’idea di costruire un’isola all’interno delle proprie acque territoriali.
Monaco è un relitto degli stati preunitari italiani alla pari della Repubblica di San Marino. Le origini della signoria della famiglia di origine genovese Grimaldi risalgono al tredicesimo secolo, ma le dinamiche che hanno portato al vasto riconoscimento internazionale e alla Monaco che tutti conosciamo sono legate ad un susseguirsi di eventi negli ultimi duecento anni. Durante gli anni successivi alla Rivoluzione Francese e nel periodo napoleonico Monaco fu occupato dalla Francia. All’epoca era completamente circondato dalla Repubblica di Genova, l’Italia ancora non esisteva e in ogni caso non avrebbe mai confinato con il Principato dato che tra il Congresso di Vienna in cui venne restaurato il Principato e la nascita del Regno d’Italia passeranno quasi cinquanta anni. Dal 1815 fu il Regno di Sardegna ad inglobare al proprio interno Monaco dato che i Savoia annessero i territori di Genova e il loro dominio raggiungeva Nizza.
Il 1848 è un anno di moti e rivolte in tutta Europa e i comuni di Roccabruna e Mentone, allora facenti parte del Principato di Monaco, chiesero di essere inglobati nel Regno di Sardegna. Fu una scelta legata alla volontà di rientrare nei progetti di creazione di uno stato italiano: non casualmente questi territori adottarono un tricolore simile all’attuale bandiera italiana. Di fatto le due città, costituenti l’80% del dominio dei Grimaldi, rimasero formalmente monegasche anche se si autoamministrarono con il sostegno dei Savoia. Questo fino al 1860 e agli Accordi di Plombieres quando il Nizzardo e quindi anche Roccabruna e Mentone passarono alla Francia in cambio del sostegno transalpino alla lotta di unificazione dello stato italiano. Se avessero avuto una sfera di cristallo probabilmente Roccabruna e Mentone ci avrebbero pensato due volte prima di separarsi da Monaco.
Proprio la perdita di quasi tutta la propria potenzialità agricola costrinse i Grimaldi a mettere in atto politiche per la promozione del turismo sfruttando il buon clima di cui beneficiava Monaco. La Francia per indennizzare il Principato si impegnò a costruire una strada litoranea e una ferrovia che si rivelarono utili per la crescita del turismo a Monaco. Casinò, vantaggi fiscali, dolce vita e servizi eccellenti fecero il resto e anno dopo anno Monaco e il sobborgo di Monte Carlo diventarono importanti mete di soggiorno e anche di residenza, permettendo lo sviluppo di un ricchissimo mercato immobiliare.
Altre tappe importanti nella storia del Principato furono le rivolte del 1911 che trasformarono il paese in una monarchia costituzionale, la neutralità durante l’occupazione italiana e tedesca durante la seconda guerra mondiale e la crisi franco-monegasca del 1962 che arrivò ad isolare il Principato per alcuni giorni dal resto della Francia. Quest’ultimo episodio fu innescato dalla libertà di cui godevano le emittenti televisive e radiofoniche monegasche oltre al fatto che la Francia, all’epoca guidata da De Gaulle, non tollerava i vantaggi fiscali che Monaco concedeva ai cittadini francesi che si trasferivano nel piccolo stato. Nell’anno successivo tutto tornò alla normalità tranne per il fatto che gli unici cittadini che ancora oggi non godono di vantaggi fiscali nel trasferirsi a vivere nel Principato sono proprio quelli francesi. Da allora l’immagine del piccolo stato si è rafforzata continuando la propria crescita economica legata a turismo, lusso, mercato immobiliare e naturalmente anche agli eventi motoristici che contribuiscono a renderla famosa nel mondo.