“NNORD. PARALIPOMENA E PARERGA” è il titolo della performance con cui Roberto Latini, il padrino del festival di Kilowatt, ha fatto partire questa settimana ricca di eventi tra sé diversi eppure complementari, accumunati dall’essere parte del polimorfico mondo del teatro. Paralipomena e Parerga, parole che rimandano ai saggi di Schopenhauer e che racchiudono tra le proprie lettere gli ampi significati di “cose accessorie, tralasciate, omesse”, è un titolo che comprende 5 spettacoli, 5 movimenti, 5 letture di brevi testi scritti dagli ex- allievi del Corso di Perfezionamenti per Dramaturg Internazionale tenuto da Roberto Latini presso la “Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro”, attorno al vario e ampiamente illustrabile concetto di normalità.
Il primo movimento, presentato ieri, lunedì 20 luglio, ha visto l’attore impegnato nella lettura e interpretazione dei primi due testi da un palco suggestivo e architettonicamente ideale: la terrazza appartenente al Museo Civico che si affaccia sul Palazzo delle Laudi, tra Via Matteotti e Piazza Garibaldi, e che, soprattutto, ha offerto a Latini il prezioso e folgorante sfondo della Resurrezione di Piero della Francesca. I due racconti, “Il simbolo è vuoto” di Matteo Fiorucci e “Denti” di Teresa Vila hanno in comune una partenza con i numeri: l’uno come simbolo intimo, che non necessariamente deve essere vero per avere forza, l’altro come un mezzo per parlare di società, del 3×2, del soddisfatti o rimborsati, di un’interiorità da essi scandita. L’uno è il racconto di un ragazzo davanti a uno specchio, interpretato con una pacatezza quasi inquietante di chi riflette col corpo e con la psiche. L’altra è la storia di una cassiera ossessionata dai denti e dagli sconti, dalle stelle e dalle mandibole, letta con un ritmo alternato tra il rallenty e l’incalzante, quasi come fosse un mantra psicotico. Entrambi hanno come base la quotidianità e sono la risposta intima e personale alla richiesta del maestro: «cosa è nnord, inteso come concetto geografico, politico, sociale» e cosa è quella «normalità su cui il lockdown ha richiamato l’attenzione. Parlare di una “straordinaria normalità” è la richiesta che ho fatto ai miei ex-allievi», ha affermato Latini.
Gli altri protagonisti delle interpretazioni di latini saranno, per il Movimento 2 ,Jacopo Giacomoni con “Lludwig W.” e Riccardo Corcione con “Istruzioni per un uso corretto del silenzio”. Per il Movimento 3 “Ogni vasca da bagno ha due poli” di Francesca Di Fazio, “Pasta alla nnorma” di Carlotta Pansa e “PASTA ALLA NORMA. UNA RICETTA”, di Daniel Vincenzo Papa De Dios. Il Movimento 4 avrà come protagonisti “Incipit” di Gaia S. Croce e “GO WEST” di Gianmarco Marabini. Infine, per il quinto e ultimo movimento, “L’Angelo di Santo Domingo” di Fabiola Fidanza e “Teresa e la NNotte” di Tolja Djokovic.
Oltre alle 5 letture, Roberto Latini ha inaugurato anche la mostra sonora a doppio percorso drammaturgico “CARTA CARBONE”, esposizione ideata dalla compagnia Fortebraccio Teatro e a cura di Roberto Latini, Gianluca Misiti e Max Mugnai, in cui sono presenti “materiali d’archivio e reperti mancanti da altre definizioni, rimontati e decostruiti per l’occasione, in nuove forme e nuovi suoni” come leggiamo nel programma. Questa resterà visitabile per l’intera settimana del festival, a ritmo di una persona ogni venti minuti. L’individuo e la sua solitudine sono dunque centrali, insieme ai concetti di «innovazione e tradizione. Alternanza e ricostruzione dei concetti. Si tratta di un’installazione interattiva che ci dà la sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di altro» come afferma l’ideatore. Latini conclude l’inaugurazione parlando della sua opera centrale, Amleto + Die Fortinbrasmaschine, e citando Heiner Müller, che a sua volta riscrisse un Amleto partendo dal capolavoro shakespeariano in un susseguirsi di rimandi, citazioni più o meno dirette, novità nella forma e nel contenuto e, forse soprattutto, riconoscenza nell’eredità ricevuta all’interno di quel complesso intreccio di dinamiche padre/figlio di cui tutte le opere si fanno portatrici: «Una funzione del dramma è l’evocazione dei morti. Non possiamo interrompere il dialogo coi morti finché non ci è riconsegnata la parte di futuro che portiamo con loro». Un vero e proprio «ponte verso un’altra generazione» dunque, come affermato con più ampio riferimento da Luca Ricci, Direttore Artistico del Festival, che ci auguriamo possa sempre unire in nome di un’arte antica, ancestralmente emozionante e visivamente unica quale il teatro, sempre in movimento verso e da ogni punto cardinale.