Il ministro fascista e i “ducioni” sulla Torre di Berta

Il 7 novembre del 1936 Sansepolcro accolse con una grandiosa scenografia la visita di Ferruccio Lantini allo stabilimento Buitoni

La visita di Lantini (al centro, con i baffi) allo stabilimento Buitoni di Sansepolcro il 7 novembre 1936

Ricorrono oggi 85 anni da un avvenimento significativo per la Sansepolcro dell’epoca fascista: la visita del ministro delle corporazioni Ferruccio Lantini al pastificio Buitoni. L’episodio, avvenuto il 7 novembre 1936, è descritto da Arduino Brizzi nel suo libro La Piazza, che racconta la città biturgense nel periodo che va dalla fine degli anni venti all’inizio degli anni cinquanta del Novecento.

Per l’occasione venne allestita una grandiosa scenografia, con archi di trionfo, luci e festoni nel percorso che da Porta Fiorentina portava allo stabilimento, e ancora decine di bandiere, striscioni di benvenuto, slogan e ritratti del Re e del Duce affissi sui muri delle case, mentre le finestre del Palazzo comunale “erano illuminate come per la processione del Venerdì Santo”.

L’elemento decorativo più caratteristico furono però con ogni probabilità due giganteschi ritratti di Mussolini con l’elmo in testa realizzati sotto le Logge di Palazzo delle Laudi da un impiegato della Buitoni. I “mostruosi ducioni”, come li definisce Brizzi, vennero poi issati in cima alla Torre di Berta ed “erano talmente grandi che uno di essi, collocato sotto le greppe di Vésina in occasione di una sagra della pastasciutta che ebbe luogo a Montecasale uno o due anni più tardi, si vedeva dal piano”.

Il ministro delle corporazioni arrivò nel pomeriggio. Ad accoglierlo, di fronte a una grande folla, il podestà Italiano Giorni, i dirigenti della Buitoni e molte autorità arrivate anche dalle province vicine, oltre a bande musicali e gruppi folkloristici. Nell’occasione la centrale Via del Rio venne intitolata a Giovanni Buitoni, di cui fu inoltre inaugurato il busto in bronzo realizzato da Filippo Lombezzi, tuttora visibile in quello che oggi è il parcheggio del centro commerciale. “La festa finì sotto una pioggia violenta che rovinò archi, festoni e manifesti”, precisa Brizzi concludendo il resoconto.

Exit mobile version