A Città di Castello, in località Garavelle, è possibile visitare un originalissimo museo che custodisce, al suo interno, i segreti di una tradizione fatta di cose semplici, ma autentiche e genuine. Il Centro delle tradizioni popolari “Livio Dalla Ragione” è ospitato all’interno di un’antica casa colonica di pertinenza di villa Cappelletti, edificio cinquecentesco di proprietà del marchese Gioacchino che alla sua morte, nel 1969, decise di lasciare in eredità la villa e gli annessi alla Cassa di Risparmio di Città di Castello per destinarli ad un uso pubblico. Il museo è stato istituito nel 1974 per volontà di Livio Dalla Ragione, studioso e appassionato di cultura popolare, grazie al quale oggi è possibile ammirare e conoscere la vita di campagna di un tempo (non troppo lontano). Abbiamo visitato il suggestivo museo accompagnati da Isabella Consigli di “Poliedro” che, con i suoi racconti, ci ha permesso di “toccare con mano” le radici della nostra tradizione, girando fra gli originali ambienti di una tipica abitazione dell’Alta valle del Tevere.
Gli esterni della casa colonica
All’esterno si trova un grande spazio verde che, una volta, ospitava l’aia, area in cui si trovavano liberi animali di piccole dimensioni come oche e galline. A fianco della casa, il capanno fungeva da rimessa per gli attrezzi agricoli. Qui si trovano i mezzi tipici legati all’agricoltura, alcuni dei quali realizzati personalmente dal contadino che, nei momenti in cui c’era meno lavoro nei campi, si costruiva da solo tutto ciò che poteva essergli utile per il lavoro quotidiano. Fra gli attrezzi, oltre a carretti ed antichi trattori, presente anche la “treggia”, simile ad una slitta che veniva attaccata ai buoi e impiegata nei lavoro in campi dissestati che non avevano strade agevoli per raggiungerli. Immancabile il seccatoio del tabacco, posto a lato del capanno.
All’interno della casa: il piano terra
Anticamente, al piano terra si trovavano le stalle, mentre oggi qui sono stati sistemati tutti gli strumenti e gli attrezzi che servivano per la cura degli animali e per il lavoro agricolo. Entrando, si notano le antiche mangiatoie, i gioghi, le “canicce” utilizzate per il trasporto dell’erba, i rastrelli, i trincia foraggio e le “gerle”, piccole ceste usate per trasportare gli animali di piccole dimensioni. Quando tornavano dal lavoro nei campi, gli animali erano trattati con cura, in quanto erano un aiuto fondamentale e prezioso per il lavoro nei campi. Uno spazio era dedicato alla cantina: oggi si trovano conservate damigiane, fiaschi e “caratelli” per conservare il vin santo. Il contadino era molto gioviale e sopra la tavola non doveva mai mancare un fiasco di vino da offrire agli ospiti. È stato ricostruito anche un frantoio che non era presente in tutte le case: si può vedere la vecchia macina in pietra che veniva girata dall’asinello, instancabile lavoratore. Da qui usciva una pasta di olive che, non ancora olio, veniva posta nel torchio all’interno di ceste in corda intrecciata dette “fiscoli”. Con l’aiuto di acqua calda si procedeva, successivamente, all’estrazione dell’olio vero e proprio, tenuto con grande cura dalla famiglia ed utilizzato per condire solo alcuni alimenti.
Al piano superiore: la grande cucina e la camera da letto
All’interno della grande cucina si svolgeva gran parte della vita della famiglia. La casa era suddivisa in maniera molto diversa dalla nostre, servivano ampi spazi per condividere la quotidianità con tante persone, genitori, zii e cugini. Non mancavano mai un grande tavolo ed un camino: dal fuoco dipendevano tutte le attività della giornata, dal riscaldamento alla cottura degli alimenti. La famiglia che abitava qui era fortunata, in quanto aveva il forno all’interno della cucina, generalmente posto all’esterno. Il forno veniva utilizzato per la cottura del pane, rigorosamente fatto in casa con lievito rigenerato ogni volta. Venivano sfornate tante pagnotte che duravano per tutta la settimana e, anche il pane secco, non si buttava, ma veniva dato come alimento agli animali. Vicino al camino si trova un oggetto molto particolare: la lavatrice. Si tratta di un grande contenitore in coccio per lavare il bucato, posto vicino al camino perché serviva acqua calda e cenere, quest’ultima utilizzata per disinfettare. Non si buttava via nulla, tanto che anche la miscela di acqua e cenere, detta “ranno”, veniva utilizzata per lavare i pavimenti o i capelli dei bambini. Nella cucina, la dispensa era incassata all’interno del muro e chiusa a chiave, rigorosamente tenuta dalla donna di casa che si occupava della suddivisione delle pietanze, dagli adulti ai bambini. La camera da letto contiene tutti gli oggetti tipici della vita contadina: letto in ferro battuto, materasso fatto con foglie di granturco, comodini in cui non potevano mai mancare i santini. Sopra al letto è posizionato il “prete”, utilizzato per scaldare le lenzuola prima di coricarsi. Ci sono molti oggetti legati alla cura dei bambini: oltre alle culle, un particolarissimo girello senza ruote, utilizzato per posizionare i bambini e farli stare in piedi. Anticamente, c’era l’usanza di fasciare i bambini dalla testa ai piedi e le donne più anziane dicevano che fasciandoli sarebbero cresciuti più dritti. Una volta sfasciati, però, erano molto deboli a livello muscolare e questo girello li aiutava a sorreggersi da soli.
Gli antichi granai al piano secondo
Negli antichi granai oggi sono stai ricostruiti piccoli spazi dedicati agli antichi mestieri. Fra questi, il ciabattino che si occupava di risistemare le vecchie scarpe rotte. Le scarpe anticamente erano fatte in pelle con la suola in legno. Queste si consumavano facilmente e per rinforzarle venivano messe delle suole in ferro. Dall’altra parte della sala, è conservato tutto quello che occorreva per la tessitura. In quasi tutte le famiglie contadine erano presenti telai manuali per produrre ciò che serviva per la quotidianità. I vestiti non venivano buttati, ma si passavano di figlio in figlio, rammendandoli con grande cura ed attenzione. Le donne erano delle grandi lavoratrici e l’intera gestione della casa era affidata alla loro sapienza.
Eventi e laboratori pensati per i più piccoli
Isabella ci dice che “spesso all’interno del museo organizziamo laboratori per avvicinare i bambini alle nostre tradizioni. Insegniamo loro a fare la nostra famosa ciaccia con semplice impasto di acqua e farina che poi viene cotta nel fuoco. Organizziamo laboratori pensati per avvicinare i più piccoli alle produzioni dell’orto: li facciamo piantare semini per far vedere loro come si coltivano gli ortaggi. Tanti laboratori sono pensati per ricreare gli antichi giochi: nel passato si giocava con cose semplici, oggettini costruiti dai nonni, tipo fionde in legno, barchette con gusci delle noci o bambole con lana intrecciata. Qui ospitiamo anche feste di compleanno in cui organizziamo attività per piccoli gruppi di bambini che possono, così, trascorrere un pomeriggio diverso dal solito scoprendo tante cose belle che prima non conoscevano. I genitori sono sempre molto entusiasti e noi, di questo, ne siamo molto felici”.