I Paesi Baschi, una storia travagliata e un presente fiorente

La rubrica Oltre il Tevere in versione guida di viaggio nei luoghi della Coppa FIA energie alternative: alla scoperta di un popolo misterioso e le sue particolarità linguistiche, politiche e sportive

Bilbao

L’ecorally dei Paesi Baschi in passato si chiamava Vasco-Navarro e faceva base su Vitoria-Gasteiz. Oggi si è spostato a Bilbao ma la difficoltà e la bellezza di questa gara rimangono le stesse. In questa terra c’è una grande tradizione motoristica e basco è anche il nuovo campione del mondo FIA della disciplina dedicata alle energie alternative. Quest’anno per una serie di eventi non prevedibili, pur essendo regolarmente iscritti a questa gara, siamo stati impossibilitati a partecipare. Restano nei ricordi numerose presenze nel passato recente e lontano che ci hanno permesso di scoprire un territorio molto bello, dove si alternano oceano e montagna passando da un’enogastronomia di primo livello e gente davvero ospitale. Attenzione però al budget, perché i Paesi Baschi non sono la scelta più economica per chi intende fare vacanze in Spagna.

Il parco chiuso dell’Eco Rallye di Bilbaio 2019

I Paesi Baschi come comunità autonoma

Bilbao e San Sebastián sono le due città più note dei Paesi Baschi, ma il capoluogo amministrativo è Vitoria-Gasteiz. Tutte e tre le città hanno un numero di abitanti tra i duecentomila e i trecentocinquantamila. Vitoria-Gasteiz oltre ad essere la capitale amministrativa basca è capoluogo della provincia dell’Alava, Bilbao della Biscaglia e Donostia-San Sebastián della Gipuzkoa.

Assieme sono le province costituenti i Paesi Baschi e sono una delle più importanti Comunità Autonome della Spagna. I baschi parlano un idioma che è una vera e propria isola linguistica all’interno dell’Europa. Nulla assomiglia al basco se non qualche parola di lingue del lontano Caucaso. Per millenni il basco ha resistito prima alla dominazione romana, poi alle invasioni barbariche ed infine all’arrivo della lingua castigliana, quella predominante nella penisola iberica. Poco più di due milioni di persone vivono in questo territorio che costituisce meno del 2% del Regno di Spagna.

Il territorio storico basco comprende anche la vicina Navarra e parte dei territori francesi a ridosso del confine pirenaico settentrionale. Anche i navarri godono di autonomia mentre le parti francesi dove risiede popolazione basca non hanno particolari forme di tutela se non il fatto di essere riusciti ad organizzarsi con una presenza istituzionale basca in quasi ogni comune. L’attuale autonomia deriva dalla costituzione spagnola del 1978 che ha messo fine allo stato accentratore presente durante il franchismo, quando il riconoscimento dell’identità politica e culturale basca era vietata.

Una storia travagliata

Anche l’origine storica del popolo basco rimane un mistero. La spiegazione più semplice e probabile potrebbe essere quella che non si siano mai mossi da dove hanno sempre vissuto e da dove si è sviluppata la loro cultura. Avvalorando questa teoria cessa di aver senso la ricerca a tutti i costi di un’affinità linguistica o culturale con altri popoli del pianeta. I romani erano entrati a contatto con la cultura basca annettendo i territori all’impero ma senza stravolgere il loro modo di vivere. Nonostante i baschi vivessero in piccole comunità non sempre in continuo contatto tra loro, attorno all’anno mille riuscirono a costituire un regno indipendente incastrato tra i domini spagnoli e francesi. Nei secoli successivi i territori baschi finirono lentamente sotto il controllo politico dei due ingombranti vicini, continuando a mantenere una certa autonomia che più che essere riconosciuta dalle leggi era di fatto applicata dalla popolazione e tollerata dalle nazioni occupanti.

Sul finire del XIX secolo la Spagna cercò di accelerare l’egemonia culturale che stava già dando risultati grazie al fatto che gran parte della popolazione basca utilizzava lo spagnolo come prima lingua. La stretta spagnola fece da miccia per far nascere associazioni culturali e partiti politici con l’obiettivo di tutelare l’identità basca. La cosa fu sempre più sentita dalla popolazione e portò alla convinzione che il riconoscimento di una forte autonomia, se non l’indipendenza, sarebbe stato possibile. Proprio in questo periodo nasce anche l’Ikurrina, la tradizionale bandiera basca oggi simbolo della comunità autonoma.

Un battaglione basco con l’Ikurrina durante la guerra civile. Foto guregipuzkoa.net CC BY-SA 3.0

Durante la dittatura di Primo de Rivera, di stampo nazionalista, tornò ad essere proibito manifestare l’identità basca. Subito dopo venne il breve periodo repubblicano della Spagna, con il nuovo governo che cercò di valorizzare le autonomie arrivando ad ipotizzare anche la trasformazione dello stato in federale, soprattutto nell’ultima fase quando la guerra civile era già in corso. I repubblicani arrivarono a riconoscere lo Statuto basco del 1933, inizialmente non accettato dalla Spagna, pur di conservare il sostegno dei baschi contro Franco e i monarchici. I baschi durante la guerra civile riuscirono a resistere a lungo all’avanzata dei nazionalisti, ma furono piegati a causa dell’isolamento in cui erano rispetto alle altre aree sotto il controllo repubblicano e sia per i continui violenti bombardamenti a cui erano sottoposti, in cui morivano numerosi civili. L’attacco aereo sulla città simbolo di Guernica, volutamente contro la popolazione civile per demolire la resistenza basca, è passato alla storia grazie alla famosa opera di Picasso. La guerra civile si concluse con la sconfitta della Repubblica e il Generalissimo Franco assunse poteri dittatoriali fino alla sua morte nel 1975. Per i baschi iniziò il più difficile periodo della loro storia.

La nascita dell’Eta e la resistenza a Franco

Euskadi Ta Askatasuna, Paese Basco e libertà, è il significato della sigla Eta, nome che si legherà in modo drammatico alla storia della Spagna nella seconda metà del XX secolo. Nasce dall’insoddisfazione della popolazione giovanile dei Paesi Baschi e ha sempre avuto una connotazione di sinistra, oltre che naturalmente nazionalista basca. Inizialmente era poco più di un’associazione studentesca, ma negli anni ‘60 comincerà ad effettuare omicidi e attentati nei confronti di quelle che erano considerate forze di occupazione spagnole, esercito e polizia.

Nel 1973 l’Eta effettuò un attentato passato alla storia come “Operazione Ogro” e riuscirono ad uccidere il primo ministro spagnolo, l’Ammiraglio Luis Carrero Blanco, probabile successore di Franco. L’organizzazione dell’attentato durò diverse settimane nelle quali furono collocati cento chili di dinamite sotto la strada di Madrid che l’auto del primo ministro percorreva quasi ogni giorno. La potenza fu tale che il veicolo fu sbalzato oltre il tetto di un palazzo per poi ricadere nel chiostro dello stesso edificio. L’eco dell’azione terroristica fece salire ancora di più la tensione, con l’Eta che era in grado di colpire ovunque anche al di fuori dei Paesi Baschi.

L’auto di Carrero in volo in un fotogramma del film “Ogro” di Gillo Pontecorvo

La morte di Franco nel 1975 e la successiva amnistia fecero sperare che la nuova situazione politica potesse rallentare l’attività dell’Eta, cosa che non accadde. Tra gli anni ‘70 e ‘80 continuarono senza sosta altre azioni con enorme spargimento di sangue. Nel 1978 nacque Herri Batasuna, il partito politico considerato il braccio istituzionale dell’organizzazione che sarà sciolto dalla magistratura spagnola nel 2002. Batasuna è riuscito ad eleggere rappresentanti nel parlamento basco, in quello spagnolo e spesso anche in quello europeo. Duramente colpita da numerosi arresti l’Eta ha compiuto i suoi ultimi attentati mortali tra il 2007 e il 2008 per poi passare a gesti dimostrativi ed infine ad una tregua. Lo scioglimento dell’organizzazione risale al 2018.

I Paesi Baschi oggi

Nonostante una storia difficile fatta spesso di violenza e rivendicazioni, attualmente i territori baschi godono di un assoluta tranquillità e hanno saputo sfruttare nel modo migliore la propria autonomia. Rimane il nodo dell’amnistia che il popolo chiede per coloro che hanno lottato per la causa indipendentista. In ogni caso oggi le tre province sono tra i territori più ricchi della Spagna e con un ottimo tenore di vita. Lo stesso modello altoatesino che in Italia ha placato gli animi delle due popolazioni assicurando grazie ad una forte autonomia un discreto benessere ha dato risultati anche nei Paesi Baschi. Non solo sviluppo economico ma anche una forte presenza turistica.

Manifestazione a Bilbao per la scarcerazione dei detenuti politici (2014). Foto di Dani Blanco (Argia) – CC BY-SA 3.0

Sia la parte sul mare che l’entroterra sono visitate durante l’intero anno e in particolar modo Bilbao e San Sebastián hanno saputo trasformarsi in capitali culturali. Vitoria-Gasteiz ha puntato invece su una crescita compatibile con l’ambiente che l’ha fatta diventare nel 2012 capitale verde d’Europa. L’attenzione verso l’ambiente è un patrimonio di tutta la comunità basca. Le spiagge sull’oceano contribuiscono in modo significativo a far scegliere questi territori come luoghi di vacanza, insieme a un’ottima tradizione enogastronomica.

Lo sport come elemento di identità nazionale

Nel corso degli anni anche lo sport ha contribuito in modo importante all’identità culturale basca. L’esempio più eclatante è sicuramente l’esperienza dell’Atlhetic Bilbao, vera e propria storia di resistenza alle dinamiche del calcio moderno. L’Athletic Club è, assieme a Real Madrid e Barcellona, una delle tre squadre mai retrocesse dalla prima serie del campionato spagnolo. Inoltre vanta otto scudetti e ben ventitré coppe nazionali. Tutto questo con formazioni che comprendevano solo giocatori baschi, sia di origine spagnola che francese o al massimo giovani comunque cresciuti nelle squadre giovanili basche. Una limitazione alla ricerca di giocatori sul mercato, ma un enorme stimolo per investire sui giovani locali.

Seppure con storie e criteri di selezioni dei calciatori differenti, fanno parte della storia calcistica spagnola anche la Real Sociedad di Donostia-San Sebastián (due campionati vinti e tre coppe nazionali) e il Deportivo Alavés di Vitoria-Gasteiz, che pur non avendo mai vinto in Spagna arrivò alla finale di Coppa Uefa nel 2017. Proprio in un derby giocato a San Sebastián tra Real Sociedad e Athletic Bilbao nel dicembre del 1976 i due capitani sfidarono le leggi spagnole e portarono assieme in campo l’Ikurrina scatenando la gioia incontenibile del pubblico.

Il “derby dell’Ikurrina”. Foto ArgiaCC BY-SA 4.0.

Altro terreno dove i baschi hanno sempre avuto risultati eccellenti è il ciclismo. Per circa venti anni è anche esistita una squadra basca che funzionava con regole simili a quelle dell’Atlhetic Bilbao. Si chiamava Euskaltel-Euskadi, era sostenuta dalla compagnia telefonica dei Paesi Baschi ed è riuscita a vincere tappe in tutti i tre “grandi giri”. Meno radicale come composizione etnica, ma con all’attivo quattro campionati spagnoli, sei coppe nazionali e due finali europee perse è la Baskonia di Vitoria-Gasteiz, forte realtà del mondo della pallacanestro campione di Spagna appena due anni fa.

Non può essere non citata la celebre pelota basca, che ebbe anche dignità olimpica in una sola edizione, quella disputata a Parigi nel 1900, che vide salire sul podio la Spagna e la Francia, senza nessuno al terzo posto, con due squadre composte da giocatori baschi. Le regole sono molto complicate ma vederla giocare è un vero spettacolo. Può essere assimilato in parte al tennis anche se si gioca con strumenti diversi dalla racchetta e soprattutto entrambe le squadre colpiscono delle pareti senza attaccarsi in modo diretto.

Un giocatore di pelota alle Olimpiadi del 1900

Tornando alla parte iniziale del nostro articolo, è necessario ribadire come nelle gare automobilistiche dedicate alle energie alternative gli spagnoli, ma in particolar modo i baschi, primeggino senza discussione. Sono infatti rarissime le occasioni in cui in una gara organizzata nei Paesi Baschi non vincano piloti e copiloti di casa.

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