I numeri dei governi italiani

Un viaggio tra politica e matematica scoprendo numerose curiosità sui 132 esecutivi che si sono succeduti nella storia dell’Italia monarchica e repubblicana

Il primo governo Fanfani (1954), il più breve della storia repubblicana

Il governo guidato da Mario Draghi è il sessantasettesimo della storia repubblicana, il centotrentaduesimo partendo dall’unità del Paese del 1861. Rispetto ad altri Stati del mondo l’Italia mantiene un triste record di scarsa durata dei propri governi. La media della vita di un esecutivo da quando siamo diventati Repubblica è di poco meno di un anno e due mesi. Quella del periodo monarchico è un anno e quattro mesi. Il totale di tutta la storia italiana è di un anno e poco meno di tre mesi. Nella statistica bisogna ricordare che la durata del Governo Mussolini alza di molto la media. Il governo fascista restò in sella quasi ventuno anni e naturalmente è quello più longevo della storia italiana. Senza questa anomalia la media nei centosessanta anni di storia scenderebbe ad un anno e pochi giorni.

Curiosità sui governi dell’era repubblicana (1946-2021)

Il primo governo guidato da Alcide De Gasperi entrò in carica in epoca monarchica e terminò la sua vita in quella repubblicana. La compagine governativa, formata da tutte le maggiori forze politiche italiane antifasciste, organizzò anche il referendum costituzionale nel quale l’opzione repubblicana superò quella monarchica. Nelle stesse date, del 2 e 3 giugno 1946, gli italiani elessero anche l’Assemblea costituente. A marzo di quell’anno, in occasione delle elezioni amministrative, le donne avevano votato per la prima volta. Dopo la controversa fase dell’allontanamento dall’Italia di re Umberto II, Alcide De Gasperi ricoprì contemporaneamente il ruolo di Primo ministro e Capo provvisorio dello Stato dal 13 giugno, partenza del sovrano, al primo luglio, quando l’Assemblea costituente elesse Enrico De Nicola primo Presidente della Repubblica Italiana. Nel mese di luglio del 1946 l’esecutivo si dimise nelle mani del nuovo Capo di Stato, che incaricò De Gasperi di formare il suo secondo governo.

Alcide De Gasperi

I più lunghi e il più corto

Berlusconi e Craxi, tra l’altro legati da una profonda amicizia, sono sul podio della durata dei governi italiani in epoca repubblicana. L’imprenditore lombardo occupa sia il primo che il secondo posto con il suo secondo governo (1.412 giorni) e il suo quarto ministero (1.287 giorni). Terzo gradino del podio per il primo governo guidato da Bettino Craxi (1.093 giorni). Il governo Renzi si colloca al quarto posto (1.024 giorni). Berlusconi, Craxi e Renzi hanno anche la caratteristica di aver guidato il governo del Paese mentre erano anche alla guida del proprio partito politico.

Il Presidente del Consiglio che ha guidato il governo più breve in epoca repubblicana è invece il valtiberino Amintore Fanfani in occasione del suo primo incarico. Ventidue giorni, di cui la metà trascorsi da sfiduciato. Incaricato di formare il nuovo governo il 19 gennaio 1954, Fanfani si vide negare la fiducia il 30 dello stesso mese. Il 10 febbraio venne nominato il governo Scelba che concluse l’esperienza di quello che è anche il secondo governo più breve dall’unità d’Italia ad oggi.

Bettino Craxi e Giulio Andreotti

Il maggior numero di governi guidati dalla stessa persona

Alcide De Gasperi vanta il maggior numero di governi da lui presieduti, ben otto, di cui l’ultimo senza ottenere la fiducia. In questa strana classifica, che vede solo esponenti democristiani primeggiare, troviamo Giulio Andreotti a quota sette, Amintore Fanfani a sei, Aldo Moro e Mariano Rumor a cinque. L’unico non DC con più di due incarichi è Silvio Berlusconi, fermo a quattro.

Pescando in epoca monarchica troviamo Agostino Depretis con lo stesso numero di governi di Alcide De Gasperi, mentre Antonio di Rudinì e Giovanni Giolitti ne hanno guidati cinque a testa e Francesco Crispi quattro.

Partiti, monocolori, larghe intese, sfiduciati in aula

Dalla nascita della Repubblica al giugno del 1981 tutti i governi italiani sono stati presieduti da esponenti della Democrazia Cristiana, che complessivamente hanno guidato 45 (compreso il De Gasperi I) dei 67 governi repubblicani. Interruppe la consuetudine il repubblicano Giovanni Spadolini, che resse due governi consecutivi per un totale di un anno e mezzo. Prima dello scioglimento della DC gli unici altri governi guidati da esponenti diversi furono i due del socialista Bettino Craxi e il primo di Giuliano Amato, sempre come socialista.

Dalla fine della Prima Repubblica ci sono state numerose alternanze di forze politiche alla guida del governo nazionale. I primi governi del dopoguerra videro la presenza di comunisti, socialisti e forze politiche minori a fianco della DC. Dopo le elezioni del 1948 e l’allontanamento di comunisti e socialisti la Democrazia Cristiana alternò alleanze con repubblicani e liberali a fasi di governi monocolore sostenuti dall’esterno da partiti di centro e in alcuni casi anche monarchici e missini. Con il passare degli anni si avvicinarono al governo i socialdemocratici e poi i socialisti, per arrivare alla fase storica, negli anni ‘70, dove sembrava possibile un ritorno nella compagine di governo anche del Partito Comunista. Ma ciò non avvenne. Gli anni ‘80 e la prima parte di quelli ‘90 furono caratterizzati dal pentapartito (Dc, Psi, Pri, Pli, Psdi) e quadripartito (senza i repubblicani) per poi entrare nella fase quasi bipolare dove si sono alternati al governo il centrodestra e il centrosinistra condizionati sempre da un grande magma politico di centro con continui trasformismi e cambi di casacca. L’arrivo in Parlamento del Movimento 5 Stelle ha dato vita ad una fase tripolare, inizialmente gestita con governi di larghe intese composti da pezzi delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra assieme per poi vedere il movimento grillino riuscire a costituire maggioranze con entrambi gli schieramenti. Il Governo Draghi completa il quadro con la formula dei tre poli, quasi al completo, al governo.

Il primo governo Berlusconi (1994)

Potremmo riassumere in modo piuttosto semplicistico che i quattro governi Berlusconi fanno riferimento a centrodestra, i due Prodi, i due D’Alema, il secondo Amato, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte II al centrosinistra. In mezzo a tutto questo ci sono stati i governi di larghe intese sostenuti da quasi tutto l’arco parlamentare con Ciampi, Monti e Draghi. Il governo guidato da Lamberto Dini, già ministro del tesoro del precedente Governo Berlusconi I, aveva una maggioranza composta da centrosinistra e Lega, come particolare fu anche il Conte I sostenuto sempre dalla Lega con il Movimento 5 Stelle.

Più volte i governi sono nati o hanno incontrato voti di fiducia a maggioranza relativa invece che assoluta, senza che questo aspetto abbia inciso sulla vita del governo stesso. Solo due volte un governo pienamente in carica è stato bocciato in aula sulla questione di fiducia. Entrambe le volte si trattava dei governi presieduti da Romano Prodi. Nel 1998 un solo voto fu decisivo assieme al ritiro dalla maggioranza di Rifondazione Comunista, mentre dieci anni dopo fecero mancare i sei voti decisivi i senatori dell’area di centro.

I record di Giuseppe Conte

Colui che ha guidato gli ultimi due governi non è l’unico caso di Presidente del Consiglio dei Ministri non membro del Parlamento. Prima del 1993 non era mai successo niente di simile, ma negli ultimi tre decenni in situazione analoga sono stati Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, il secondo governo di Giuliano Amato, Matteo Renzi e Mario Draghi. Mario Monti è stato invece nominato Senatore a vita appena una settimana prima della sua nomina a capo del governo. Conte, tra i suoi predecessori non parlamentari, è senza dubbio quello che era meno conosciuto, dato che non aveva avuto alcun precedente incarico istituzionale. Ciò che rende unica la doppia esperienza di Giuseppe Conte è l’essere riuscito a guidare due esecutivi considerati uno di centrodestra e l’altro di centrosinistra, sebbene entrambi sostenuti dal Movimento 5 Stelle, realtà che controlla il maggior numero di deputati e senatori nell’attuale legislatura. Il governo Conte I è durato 461 giorni mentre il Conte II 527, ma complessivamente Giuseppe Conte ha sfiorato la possibilità di entrare nella lista dei dieci Primi ministri più longevi per durata di incarico. Si è fermato all’undicesimo posto ad appena 36 giorni da chi occupa il decimo. Curioso che proprio l’inquilino del decimo posto sia quel Matteo Renzi che ha contribuito in modo decisivo a fargli rassegnare le dimissioni.

La figura del vicepremier

La Costituzione della Repubblica Italiana non prevede la figura del vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Una legge ordinaria del 1988 regola i poteri di questa figura, in precedenza basati sul Decreto Zanardelli del 1901. Circa la metà dei governi della storia repubblicana hanno visto la presenza del vicepremier, che spesso è un esponente del secondo partito della coalizione governativa o, nell’anomalo caso del governo Conte I, erano entrambi i leader dei due partiti di maggioranza. Quando esiste più di un vice, le funzioni di sostituzione temporanea del Primo ministro sono attribuite a quello più anziano. Quando non è prevista questa figura, come nel recente caso del governo Conte II, le funzioni di vicario spettano al ministro più anziano di età. Nel Conte I Matteo Salvini sarebbe stato il primo sostituto del Presidente del Consiglio mentre nel Conte II il ministro più anziano era Luciana Lamorgese.

Mai una donna alla guida del Governo

La massima vicinanza a Palazzo Chigi da parte di una donna fu nel 1987 quando la Presidente della Camera, la comunista Nilde Iotti, ebbe un mandato esplorativo per risolvere una delle tante crisi di governo che caratterizzarono gli anni ‘80. Prima e dopo questo episodio mai una donna è riuscita ad avere un incarico per formare un governo nonostante in più occasioni siano emersi nomi per l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Del resto la Camera dei Deputati ha avuto la prima presidente donna, proprio Nilde Iotti, nel 1979, e il Senato della Repubblica solo con Maria Elisabetta Alberti Casellati nel 2018. Nessuna donna è inoltre mai stata Presidente della Repubblica italiana.

Nilde Iotti

Curiosità sui governi di epoca monarchica (1861-1946)

In modo molto simile a quello che accadde al primo governo De Gasperi, anche nel momento di passaggio dal Regno di Sardegna al neonato Regno d’Italia un governo entrò in carica con uno Stato e concluse il suo mandato con un altro. Tecnicamente il governo Cavour III restò in carica solo cinque giorni nel neo-costituito Regno d’Italia, poiché fu immediatamente formato il governo Cavour IV, o semplicemente Cavour se azzeriamo i numeri progressivi con la nascita del nuovo Stato. Una differenza tra quello che accadde nel 1861 e nel 1946 è il fatto che nel primo caso non avvenne un cambio vero e proprio di entità statale, ma annessioni di territori nella forma di Stato già esistente. Statuto Albertino, bandiera, inno e figura del Re si estesero al resto d’Italia. Nel 1946 cambiò la forma istituzionale, la bandiera, l’inno e naturalmente il Capo di Stato. Il governo Cavour fu uno dei più brevi della storia d’Italia a causa della morte del Presidente del Consiglio, avvenuta due mesi e mezzo dopo la nascita del Regno d’Italia.

Camillo Benso di Cavour

Il più lungo e il più corto ai tempi dei Savoia

Il governo più lungo della storia d’Italia e quello più breve sono entrambi risalenti al periodo monarchico. Quello presieduto da Benito Mussolini entrò in carica il 31 ottobre 1922 all’indomani della Marcia su Roma e concluse il suo lunghissimo percorso dopo quasi ventidue anni il 25 luglio 1943. Sia l’inizio che la fine di questi 7.574 giorni di governo furono caratterizzati da momenti caldi della storia d’Italia. Dopo il colloquio con il quale il Re revocò l’incarico al Duce, l’ormai ex primo ministro venne arrestato all’uscita della residenza di Vittorio Emanuele III.

Quello più corto vide alla guida Tommaso Tittoni e durò appena 12 giorni nel marzo del 1905. La crisi di governo si svolse tutta nel mese di marzo quando Giovanni Giolitti, il giorno 4, si dimise da Presidente del Consiglio. Il 16 il Re incaricò di guidare un governo composto dagli stessi ministri di quello precedente il liberale Tittoni. Otto giorni dopo il governo non ebbe la fiducia dalla Camera dei Deputati e il giorno successivo si dimise pur rimanendo formalmente in carica fino all’insediamento del governo successivo guidato da Alessandro Fortis.

Mussolini e naturalmente anche Tittoni mantengono il proprio record anche sommando i diversi mandati che lo stesso premier ha avuto in più governi. Il secondo uomo che ha ricoperto per più tempo la presidenza del consiglio dopo i 7.574 giorni del Duce è Giovanni Giolitti, che in epoca monarchica ha guidato cinque governi per un totale di 3.839 giorni. Silvio Berlusconi è al terzo posto, pur primo in era repubblicana, con 3.339 in quattro diversi governi.

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