I fagioli di Bud Spencer e Terence Hill

Oggi vi presentiamo un piatto che ha fatto la storia del cinema italiano: ecco la ricetta di Maurizio Bernardini con gli immancabili consigli di Augusto Tocci

Salve a tutti, sono Maurizio Bernardini e come già annunciato nel video, questa settimana sono io a proporvi la ricetta per la rubrica dell’associazione Le Centopelli.

Il titolo dell’articolo spiega tutto: oggi vengo a proporvi i fagioli resi famosi da Terence Hill nel film “Lo chiamavano Trinità”.

Ricordate la scena? Trinità dopo aver attraversato il deserto, polveroso e affamato, si ferma in una locanda e gli servono una padella colma di fagioli, che divora in quattro e quattr’otto. Si dice che per rendere più realistica la scena, Terence Hill sia rimasto a digiuno per due giorni.

Bene, concluse le spiegazioni “storiche” passiamo ad illustrare il piatto. In realtà i fagioli di Trinità non sono altro che i nostri fagioli all’uccelletto, con la differenza che gli ingredienti sono molto più poveri in quanto non c’è salsiccia o pancetta, ma solo olio, rosmarino, carota, cipolla, un pò di peperoncino, pomodoro e fagioli. La preparazione è semplice, ci sono riuscito anch’io che non ho mai cucinato!

Preparazione

Si prende una padella dove si aggiunge un filo di olio, il rosmarino, la carota, la cipolla e un pezzetto di peperoncino.

Il tutto si fa soffriggere per circa 3 minuti, poi si aggiunge la passata di pomodoro e un pò di sale, si lascia cuocere il tutto a fuoco lento per circa 10 minuti, dopodichè, in ultimo si aggiungono i fagioli.

Ora che la padella è completa di tutti i suoi ingredienti, i nostri fagioli devono cuocere lentamente per circa mezzora.

Il tutto si deve amalgamare ed addensare fino a diventare cremoso.

Una volta raggiunto il risultato, togliere la padella dal fuoco e lasciar raffreddare.

Il miglior modo per assaporare al meglio il piatto è quello di mangiarlo tiepido, perché più diventa tiepido e più i sapori vengono fuori.

Si mangia direttamente dalla padella con mestolo di legno, tozzo di pane e scarpetta finale.

Fantastici! Gustosissimi! Provate anche voi, non rimarrete delusi.

Ciao a tutti, un abbraccio e buon appetito!

Maurizio

PS: Nel caso in cui vogliate replicare la ricetta, vi invitiamo a condividere le vostre foto sulla nostra pagina Facebook “Le Centopelli”!

I consigli di Augusto Tocci

La versatilità del fagiolo – Sicuramente nella vasta gamma dei legumi il fagiolo è il più versatile di tutti. Per cominciare si può mangiare a diversi stadi della sua vita tanto che ancora a seme non formatosi si utilizza come fagiolino che sono poi i legumi interi ancora in erba, una verdura sotto tutti gli aspetti, anziché un vero e proprio legume. Allo stato fresco, ma a semi formati e sviluppati, si utilizzano i cosiddetti borlotti, che per la loro consistenza assai tenera rassomigliano alle fave fresche, per la qual cosa si cucinano velocemente e con molta facilità.

I fagioli poi sono molto comuni allo stato essiccato, che quindi si conservano a lungo in ambienti idonei, e che poi corrispondono a quelli presi in considerazione dall’amico Maurizio Bernardini.

Ne esistono di tutte le forme e di tutti i colori, più pregiati come gli “zolfini” del Valdarno aretino con una buccia sottilissima e di colore giallognolo ma anche quelli giganti tipici della Spagna o quelli neri che una volta si usavano per segnare i punti sulle cartelle della tombola. Sono i fagioli con cui gli americani ci sfamarono subito dopo la seconda guerra mondiale.

Tuttavia il fagiolo secco per eccellenza è sicuramente il fagiolo cannellino bianco toscano che si celebra dopo lessatura e condito con olio di frantoio, pepe  nero e uno sbruffo di aceto.

Il fagiolo è noto in tutto il mondo, e noi che siamo toscani ricordiamoci sempre che in questo territorio ha sfamato tanta gente diventando proprio l’ingrediente essenziale per un piatto tipico. Per testimoniare quanto affermato conviene ricordare un detto dei tempi passati: “fiorentin mangia fagioli lecca piatti e tovaglioli e per farla più pulita si leccava anche le dita”.

Anche dal punto di vista agronomico il fagiolo brilla per la sua versatilità se si pensa che, seminato, nasce molto velocemente e che la sua coltura non ha bisogno di molte cure e trattamenti e che può essere scelto fra quelli nani (piante che vegetano a pochi centimetri da terra), quelli dalla mezza rama e quelli dalla rama che hanno bisogno di sostegni (le rame una volta oggi le reti) perché godono di un portamento lianoso e quindi si devono arrampicare.

I fagioli in cucina trovano poi una miriade di impieghi come primo piatto o come contorno e proprio per questo sono famosi, come ci ricorda l’amico Maurizio Bernardini.

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