L’attuale scena musicale dell’Alto Tevere offre una variegata serie di proposte; ha suscitato la mia curiosità quella degli, o dovrei dire delle, Half Star Project (sinceramente non saprei se coniugarli al maschile o al femminile visto che il gruppo è composto da due uomini e due donne e che la formazione è così versatile che può esibirsi, a seconda dei casi, a tre o a cinque elementi). Scorrendo le loro performance sui social sono rimasto colpito dall’originalità del repertorio proposto e dagli arrangiamenti personali, eseguiti in “unplugged”, quasi non ci fosse amplificazione, una serie di brani che mi ricordavano la scaletta dei pezzi da me programmati in radio nel corso del tempo, insomma qualcosa di molto vicino alla mia sensibilità musicale. Non potevo quindi fare a meno di contattare alcuni elementi del gruppo, nella fattispecie Christian Bastianoni il chitarrista ed Elena Angeletti la cantante, entrambi di Città di Castello. Ne è nato un incontro che mi ha fatto conoscere le ragioni per le quali si è formata e agisce questa band nonché il percorso pregresso dei suoi componenti.
Nascita del gruppo… in radio
La mia prima curiosità è stata quella di chiedere come facessero ad esibirsi senza amplificazione in posti magari pieni di gente e di rumore. “C’è l’amplificazione” ha esordito Christian “non si vede ma c’è e comunque non è invadente perché usata un maniera molto soft”. A proposito di come si è formato il gruppo “Ero stata invitata per una intervista a errevutì, la radio di Sansepolcro, come cantante singola” racconta Elena “Siccome in quel momento suonavo con lei nei Cafè Concerto”, interviene Christian. “mi ha chiesto di accompagnarla nell’esecuzione di un paio di brani dal momento che intendevano fare una specie di live in studio, chiaramente senza amplificazione” e riprende Elena “Visto che l’esecuzione era andata molto bene è venuto fuori il discorso di creare un prodotto che in realtà nella nostra zona non esisteva e che prevedeva esibizioni in piccoli locali dando preminenza a brani acustici”.
Mentre si alternano nel racconto con un tempismo che ne dimostra il grande affiatamento, non posso fare a meno di pensare che è stata la “mia” radio a dare loro l’ispirazione per creare la loro originale proposta musicale, a riprova che c’era qualcosa di familiare nella mia intuizione di contattarli. L’incontro fra i due è avvenuto nel 2010 quando Christian è entrato a far parte dell’orchestra spettacolo dove militava Elena ormai da anni. “Mi sono detta” confessa Elena “è bravo questo ragazzo, quasi quasi gli chiedo se è disposto a formare un gruppetto per conto nostro”. Cosa che si è puntualmente verificata. “Siamo partiti in due” continua la cantante “Siamo in breve diventati tre perché sentivamo la mancanza di una base ritmica oltre la chitarra, poi avendo avvertito l’esigenza di avere qualcosa di più, nel gruppo è entrato un percussionista che suona cajon (è quella specie di scatolone di legno sul quale il percussionista si siede e che percuote con le mani sul davanti ndr) shaker e altri strumenti minimali che danno ritmo in modo soft”
Precedenti esperienze musicali
Prima di formare gli Half Star Project i componenti della formazione hanno avuto varie esperienze musicali.
Mi racconta Elena: “Il mio debutto come cantante è stato all’età di 4 anni, a Torino, sopra un tavolo davanti ai miei familiari e amici di famiglia cantando la canzone del film “il tempo delle mele” rigorosamente in inglese perché mia sorella, più grande di me, mi insegnava la lingua cantando canzoni dell’epoca e io la imitavo. Chi mi ascoltava sentiva che io fin da quell’età ero portata per il canto. Poi verso i 15/16 anni ho iniziato ad appassionarmi alla chitarra imparando a suonarla per accompagnarmi e nello stesso tempo cantando nel coro della parrocchia. Nel gruppo del quale facevo parte ci fu chi mi incoraggiò a prendere lezioni di canto ma in quel periodo mi limitavo a cantare per gli amici accompagnandomi con la chitarra. In seguito” continua Elena “con alcune mie amiche che suonavano chitarra basso e batteria abbiamo formato il nostro primo gruppo di tutte donne, con un repertorio composto da cover di grunge, un genere che mi piaceva molto, soprattutto brani delle Hole, la band di Courtney Love, dopo di che, con il mio primo ragazzo che suonava la chitarra ho creato i Laff Riot il mio primo vero gruppo col quale abbiamo proposto musica degli anni 80 in molti locali della zona e, sempre grazie a lui, che, contemporaneamente alla nostra, faceva parte dell’orchestra spettacolo Cafè Concerto, ho iniziato la mia carriera professionistica. Con il gruppo del maestro Maurizio Nardi sono rimasta diciotto anni iniziando come corista e diventando col tempo una delle voci soliste ma” continua “pur con i pochi spazi che la professione nell’ l’orchestra mi lasciava, appena ne avevo l’opportunità facevo serate con piccoli gruppi”; e qui intuisco che ciò che la spinge a cantare non è tanto il guadagno o il desiderio di successo ma essenzialmente la voglia di affrontare la musica che le piace. “Half Star Poject” mi dice “nasce da una mia idea, quella di suonare cover acustiche e la scintilla è nata nel 2015 in seguito al quella esibizione radiofonica di cui ti ha parlato Christian. Per qualche tempo ho continuato con l’orchestra spettacolo in contemporanea con questa nuova iniziativa poi tre anni fa mi sono dedicata esclusivamente al progetto acustico cantando finalmente quello che mi piace” Le piace così tanto al punto di aver deciso contemporaneamente di prendere lezioni di canto “Anche perché” mi spiega “cantando a lungo con l’orchestra senza essere seguita da un insegnante, ho iniziato ad avere qualche problema alle corde vocali e dato che il mio strumento non si trova in un negozio di musica ho pensato che era il caso di farlo lavorare al meglio. Con l’orchestra spettacolo facevamo molti generi passando dal rock al melodico alla dance restando sul palco non meno di quattro ore a serata e alla lunga se non conosci la tecnica, la voce ne risente”
“Io vengo dall’Heavy Metal” mi confessa invece Christian, “suono la chitarra da più di vent’anni, ho iniziato militando in gruppi del perugino dove la scena metal era molto forte e di conseguenza molto seguita; sono rimasto con band di quella zona per circa dieci anni militando nel tempo principalmente in progetti relativi a questo settore, in primis In Tenebra e Wandering Vagrant. In seguito questo mio hobby è diventato prima un semi lavoro e poi definitivamente un lavoro quando sono entrato nel giro delle orchestre, suonando per cinque anni con i Cafè Concerto; però mi sono accorto che si poteva lavorare professionalmente anche con altri progetti non orchestrali, anche perché il concetto di orchestra è cambiato molto nel tempo quindi ho cercato di dedicarmi a progetti innovativi adatti ad un pubblico giovane e preparato. Io” precisa ”che avevo suonato sempre esclusivamente chitarre elettriche ho accettato la sfida con me stesso di applicarmi all’esperienza in acustico qualcosa del tutto nuova nel mio percorso musicale”. Christian è anche apprezzato insegnante di chitarra acustica e moderna, Come si legge nelle note su di lui nella pagina Facebook del gruppo, il musicista nel trio, oltre che suonare la chitarra e cantare, ha avuto modo di sperimentare ampiamente nell’ambito degli arrangiamenti e delle armonie corali, che sono diventate la parte più divertente del lavoro, permettendogli di dare sfogo alla sua fantasia e, aggiungiamo noi, dimostrando una creatività originale nella riproposizione acustica di brani elettrici e in certi casi elettronici.
La terza componente del gruppo, Francesca Trampolini, la tastierista, di Ponte San Giovanni, è stata per così dire “reclutata” da Christian che con lei aveva già suonato prima negli In Tenebra e poi nei Wandering Vagrant (gruppo del quale lei fa ancora parte). Le sue note dicono che sin da quando era molto piccola, quando poteva, se ne andava da suo zio che se la metteva sopra le sue ginocchia in modo da farla arrivare ai tasti del pianoforte per intonare delle improbabili melodie, fino a quando lui ha acconsentito ad insegnarle a suonare lo strumento, all’età di 6 anni. Ha continuato a suonare il pianoforte sino a quando ha avuto l’opportunità di passare alla tastiera. Fra le curiosità che la riguardano c’è quella di cantare nei cori da praticamente tutta la vita e quando ascolta la musica, canticchia qualcosa, prepara i pezzi per il repertorio e non può fare a meno di elaborarvi dei coretti. Le sue preferenze musicali vanno al metal ma fa anche parte, come soprano, dell’Accademia degli Unisoni una delle realtà corali di maggior importanza in Umbria. Queste sua caratteristiche, sia come strumentista che come armonizzatrice di voci, contribuiscono a dare un tocco di originalità all’arrangiamento delle cover.
A proposito di quello che colpisce chi ascolta le loro performance afferma Elena: “Diciamo che quello che è emerso fin dall’inizio di questo progetto è stata la simbiosi di voci fra me, Christian e Francesca e dal momento che noi ci basiamo sui cori per i nostri arrangiamenti, questa affinità vocale ha ricevuto apprezzamenti molto positivi da parte di chi ci ha ascoltato con complimenti del tipo: che belle le vostre tre voci insieme”
In merito al quarto componente, il percussionista “Abbiamo avuto un bravo percussionista per un paio d’anni” mi spiega Christian “Andrea Marconi di Umbertide che però per questioni personali ha dovuto lasciare il gruppo così da poco è arrivato Gianluca Laperuta di Città di Castello, che sta rapidamente inserendosi passando dalla batteria agli strumenti a percussione, cajon e shaker, che fanno parte della nostra ritmica”
Formazione e repertorio: tutto molto versatile
Per quel che riguarda il nome del loro gruppo “Noi nasciamo Half Star Project, vale a dire progetto mezza stella, quindi con tre punte”. Mi spiega Elena “ Il nostro logo rappresenta sia i tre componenti base del gruppo che i tre generi musicali che eseguiamo in chiave acustica, pop rock e dance”. La formazione del gruppo è duttile sia per quel che riguarda i componenti che per il programma da proporre. “Ci sono sia locali dove, causa poco spazio andiamo in tre con amplificazione ridotta” mi spiega Christian “che posti dove, soprattutto in estate e all’aperto, ci presentiamo in quattro e in qualche caso in cinque con l’aggiunta di un bassista” e continua “Siamo flessibili anche per quel che riguarda la proposta musicale che si adatta al target del pubblico presente, addirittura, in qualche occasione, ci siamo trasformati in dj per rendere più completa la serata”.
Il loro repertorio è orientato a brani che vanno dagli anni 70 ai 90 con “incursioni” anche in quelli attuali, selezionati con attenzione e riproposti in chiave originale, una scaletta soprattutto internazionale che però prevede anche diversi brani italiani, tutti eseguiti rigorosamente” live”. A proposito di questa caratteristica precisa Elena: “Oggi come oggi la musica si avvale di supporti digitali anche per la voce con uso di auto-tune per correggere l’intonazione, noi andiamo in analogico sia per gli strumenti che per il canto restando fedeli ad un live assoluto e acustico”. In definitiva sono in grado di suonare sia per piccole ricorrenze come feste di compleanno che per manifestazioni di piazza.
“Come target ci siamo orientati verso un’età medio-alta” mi spiega Christian, “perché è inutile che andiamo a proporci a teenager dei quali solo uno su cento per esempio sa chi sono stati i Queen, mentre in alcuni locali si avvicina magari un cinquantenne che ti dice: complimenti il brano che avete eseguito non l’avevo mai ascoltato riproposto da altri gruppi; cose come questa sono la paga morale della serata” Ed Elena “Tipo quella volta quando abbiamo suonato A Horse With no Name degli America o il nostro mix dei Toto e la gente veniva a complimentarsi con noi stupita che proponessimo pezzi del genere”
E i complimenti non arrivano solo durante le loro esibizioni dal vivo, gli apprezzamenti per la loro versione di Ordinary World dei Duran Duran, postata su YouTube, sono arrivati anche dall’estero da persone di madrelingua anglosassone, addirittura per la loro versione di All That She Wants degli Ace of Base, un brano dance degli anni 90 di gran successo all’epoca, i complimenti sono arrivati alla band alto tiberina addirittura dal fan club ufficiale del gruppo svedese il quale precisava che erano gli stessi componenti degli Ace of Base a complimentarsi per questa versione acustica. “Sono queste piccole soddisfazioni” commenta Elena “che a me fanno più piacere rispetto al numero di visualizzazioni che possiamo avere per il brano”. In attesa di riprendere l’attività dal vivo si stanno dedicando, oltre all’inserimento del nuovo percussionista anche all’arrangiamento di altri brani selezionandoli secondo il proprio gusto musicale.