Napoli, 30 settembre 1978, Piazza Sannazzaro: un luogo frequentato soprattutto da giovani di sinistra. Arriva un gruppo di nove neofascisti tra i 15 e i 21 anni, armati di mazze, catene e coltelli. Individuano un ragazzo isolato che ha in mano Lotta Continua e lo colpiscono, poi continuano a seminare terrore tra i presenti, che fuggono. Claudio Miccoli vede la scena e inizialmente scappa anche lui. Poi torna sui suoi passi e cerca gli aggressori. “Volevo parlargli”, dirà poi, in agonia all’ospedale Cardarelli: “Volevo parlargli ma non me ne hanno dato il tempo”. Perché riesce a ritrovare quattro degli aggressori, ma prima che possa provare a spiegarsi tre di loro lo attaccano a colpi di mazza e continuano a infierire su di lui mentre è a terra. Viene trasportato all’ospedale, poi entra in coma e dopo sei giorni muore. Per un desiderio che nonostante la giovane età aveva più volte espresso, diviene uno dei primi donatori di organi italiani.
Claudio Miccoli era nato nel 1958. “Creatura pacifica, contraria a ogni violenza”, come lo descrive il giornalista e attivista Francesco Ruotolo in un libro dello scorso anno, “scriveva poesie, disegnava fumetti, lavorava a svariati progetti in difesa della natura e s’impegnava per costruire un mondo più pulito e più giusto”. Si era iscritto al WWF quando aveva 14 anni ed era diventato il più giovane consigliere regionale della stessa organizzazione quando ne aveva 18, due anni prima di venire ucciso. La sua memoria è oggi trasmessa dall’Associazione Claudio Miccoli per la diffusione di una cultura nonviolenta e ambientalista, a cui hanno dato vita a Napoli i familiari e gli amici di Claudio. Molti di loro erano ieri a Sansepolcro insieme allo stesso Ruotolo per l’iniziativa nata dai rapporti tra la realtà partenopea e la locale Associazione Cultura della Pace e per volontà dell’assessore alla cultura Gabriele Marconcini.
Il programma della mattinata è stato condizionato dalla pioggia, che ha costretto a rimandare la cerimonia di inaugurazione di una targa dedicata a Miccoli e la realizzazione di un murales nell’area dell’accesso degli ospiti allo stadio Buitoni. Si è svolto allora sotto le logge di Palazzo delle Laudi un incontro a cui hanno presenziato i ragazzi delle classi quinte di ragioneria, durante il quale hanno preso la parola l’assessore Marconcini e il sindaco Mauro Cornioli, il presidente dell’Associazione Cultura della Pace Leonardo Magnani e i fratelli di Claudio Miccoli, Livio e Rosanna.
Marconcini ha sottolineato come la vicenda di Claudio Miccoli sia “una storia drammaticamente attuale: oggi lo scontro politico non raggiunge i livelli di violenza degli anni di piombo”, ha detto, “ma dalla cronaca apprendiamo che si continua a morire, magari non per ideologie differenti, ma semplicemente perché non c’è il rispetto della persone umana”. L’assessore ha sottolineato a questo proposito l’importanza di riuscire a superare la percezione del diverso come un nemico: “L’uomo delle caverne doveva guardarsi bene intorno e aveva paura della diversità, quindi da un punto di vista istintivo, genetico, ci può stare che la differenza sia essere percepita come portatrice di eventuali insidie”, ha detto. “Ma il percorso storico che abbiamo fatto in questo pianeta e che abbiamo fatto come civiltà occidentale ci dice che ormai prima dell’istinto deve necessariamente esserci la cultura, la conoscenza, attraverso cui possiamo realmente onorare la nostra condizione umana e rispettare gli altri”.
“Sansepolcro si apre a un cittadino che non era di Sansepolcro”, ha sottolineato Leonardo Magnani, “ma era un cittadino del mondo, che ha visto una realtà che non andava e ha deciso di migliorarla. La nonviolenza non si accontenta della realtà: ogni volta che volete una realtà migliore e a misura d’uomo, voi avete un atteggiamento nonviolento”, ha detto chiamando direttamente in causa gli studenti che assistevano. “Claudio Miccoli ha pagato questo di persona, ma la nonviolenza non è comodità. La violenza tende a conservare anche le piccole comodità, mentre la nonviolenza cambia le cose, le vuole migliorare. E credo che Claudio la realtà l’abbia cambiata veramente, se a 42 anni dalla sua morte ci troviamo qui grazie a lui”. Magnani ha poi interpretato quello che potrebbe essere un pensiero comune: “Questo però ha rischiato tantissimo ed è morto, ma chi me lo fa fare?”, e per rispondere ha citato Aldo Capitini: “La nonviolenza è il varco attuale della storia. Le scelte sono due, o decidete di cambiare il mondo o il mondo cambierà voi, e allora è lì che inizia il vostro protagonismo”, ha detto ai ragazzi: “Siete in quinta superiore, a questo punto dovete decidere”.
Il tema è stato ripreso anche da Livio Miccoli: “È facile pensare che mio fratello sia stato un ingenuo e che sia meglio farci i fatti nostri. Invece il suo messaggio è che vale sempre la pena dialogare. È vero che qui c’è un ragazzo che poi è morto e che quella sera sarebbe dovuto tornare a casa, però il suo messaggio forte è che si può e si deve parlare con tutti, si deve tentare il dialogo. La nonviolenza ci insegna che in ognuno di noi c’è la stessa umanità. È difficile pensarlo di chi ci appare un mostro, di chi in quel momento ci sta aggredendo”, ha spiegato, “ma anche quello è un essere umano come noi e da qualche parte ha una coscienza, magari sopita. Quindi dobbiamo pensare, sperare, impegnarci per diffondere delle idee che può darsi possiamo risvegliare in tutti. Sembreremo anche noi degli ingenui, degli illusi”, ha ipotizzato Livio Miccoli, “ma forse qualche risultato lo otteniamo. A me sembra che oggi Claudio sia molto più vivo dei suoi assassini, però questo può essere un punto di vista viziato dal mio affetto per lui”.
C’è stato poi spazio per alcune domande poste dagli studenti presenti, che hanno indagato anche le reazioni emotive dei familiari all’uccisione di Claudio e il percorso che li ha portati a dare vita all’associazione. Livio Miccoli ha parlato di “un dolore sordo che 42 anni fa pensavamo fosse solo nostro. Poi ci siamo resi conto che non è così. Il nostro dolore è forse particolare, però il ricordo privato può diventare memoria storica condivisa”. “È stato un dolore intimo”, ha confermato la sorella Rosanna, “fino a che siamo riusciti a parlare con le persone, con i ragazzi, e abbiamo trovato il modo di far sì che le sue idee non morissero con lui”. Rosanna ha ricordato anche le scritte che vedeva nei giorni immediatamente successive all’omicidio, il macabro slogan “10, 100, 1000 Claudio Miccoli” che inneggiava alla sua uccisione. E Leonardo Magnani ha colto l’occasione per ribaltare quel messaggio lanciando una catena social per far circolare online la targa realizzata a Sansepolcro: “Facciamo una conversione dei nostri mezzi tecnologici, utilizziamoli per trasmettere un messaggio nonviolento. Un messaggio di presenza, che ci permetta davvero di dire ’10, 100, 1000 Claudio Miccoli’ con un’altra volontà”.
A chiudere l’iniziativa è stato il sindaco Mauro Cornioli: “È umano girarsi dall’altra parte, è comprensibile, è sopravvivenza”, ha detto, “ma chi ha delle idee riesce a portare avanti il dialogo, il confronto, il tentativo di capire anche le idee dell’altro, la possibilità di mettersi in discussione e forse alle volte anche di chiedere scusa. Claudio Miccoli”, ha detto il primo cittadino, “è stato un testimone di pace che ha sacrificato la vita, un martire in tempi moderni, in un contesto particolare che non avete vissuto. Però ci sono tante situazioni che vivete”, ha spiegato il sindaco facendo riferimento alla realtà dei social network, “per esempio con quelli che chiamiamo leoni da tastiera. Ecco, testimoniamo su tutte le piccole cose di avere una mentalità diversa”, ha esortato. “Su un’altra scala abbiamo tante occasioni in cui è possibile fare un percorso di valori come quello che ha fatto Claudio, e qui guardo anche chi all’interno della classe è un leader: siate leader positivi! Questo dev’essere l’esempio, forse questa mattina a qualcuno di voi può cambiare la vita”, ha auspicato in conclusione.