Giorno della Memoria, le riflessioni di Associazione Cultura della Pace e Movimento Nonviolento

“Se la memoria ha un futuro, è oggi che dobbiamo praticare la difesa civile non armata e nonviolenta, per salvare vite umane”

Il 27 gennaio 1945, giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa fecero ingresso nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, è la data che simboleggia la fine delle persecuzioni nazifasciste. Anche in Italia, come nel resto d’Europa, il 27 gennaio è stato proclamato “Giorno della Memoria”. La ricorrenza viene celebrata ogni anno per ricordare “le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

L’Associazione Cultura della Pace, a pochi giorni dal trentesimo anniversario della sua nascita, ha deciso di rendere omaggio a questa ricorrenza sottoscrivendo e divulgando il messaggio diffuso dal Movimento Nonviolento, realtà operativa da oltre 50 anni che lega il proprio nome ad Aldo Capitini e alla rivista Azione nonviolenta. Riportiamo qui di seguito le considerazioni diffuse dalle due associazioni.

Dunque, il 27 gennaio è una giornata di riflessione per ricordarci una ferocia assassina della quale è stata contemporaneamente vittima e corresponsabile l’Europa intera. Una giornata necessaria e utile per rinnovare l’impegno contro gli stermini, per salvare vite.

I campi di sterminio non sono nati dal nulla, non sono stati pensati per la Shoah, ma hanno iniziato a funzionare per eliminare i disabili fisici e psichici tedeschi, poi i cosiddetti “asociali”, poi i senza tetto, gli zingari, le prostitute, gli omosessuali, e via via tutti coloro che non si adattavano al progetto ariano; poi il sistema concentrazionario nazista si è perfezionato per far fuori gli oppositori politici, obiettori di coscienza, disertori, renitenti, e con l’arrivo delle leggi razziali gli elenchi si sono allungati, coinvolgendo, oltre ai nemici interni tedeschi, gli ebrei e gli altri popoli dei paesi occupati: ucraini, ungheresi, rumeni, francesi, italiani, greci, e molti altri ancora.

Ciò che avvenne in Europa con il nazismo, lo sterminio scientificamente programmato, le deportazioni, i campi, i forni crematori, non è paragonabile con i nostri giorni, ma ugualmente l’indifferenza sta provocando una tragedia con le migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo o sulla rotta Balcanica per sfuggire ad altri genocidi che si perpetrano più a sud, in Africa, o più a est, nel Medio Oriente: il rifiuto dell’accoglienza, la chiusura dei porti, i muri e i fili spinati per negare i diritti umani fondamentali, sono conseguenze del virus nazista che la seconda guerra mondiale ha sconfitto militarmente ma non culturalmente. La passività, il silenzio, il consenso diffuso a politiche che alimentano odio e paura, stanno lasciando crescere nuovi razzismi, nuove esclusioni, nuove discriminazioni. Ciò che sta avvenendo non è sola responsabilità dei partiti sovranisti, ostili al progetto di pace europeo, ma è possibile – oggi come allora – con il collaborazionismo e il consenso della maggioranza.

Solo con la resistenza nonviolenta, con l’obiezione di coscienza, con il disarmo, solo con la promozione dei Diritti umani e il rispetto della Costituzione, sarà possibile fermare la strage in atto.

La nonviolenza è l’antitesi del nazismo. Di qua l’antibarbarie, di là la barbarie. Militarismo e guerra erano le gambe del nazismo. Antimilitarismo e pace sono le gambe della democrazia. Dobbiamo recuperare la memoria del passato, per trovare la forza di agire nel presente. Se la memoria ha un futuro, è oggi che dobbiamo praticare la Difesa civile non armata e nonviolenta, per salvare vite umane. Testimoniare ora la nonviolenza a futura memoria.

Movimento Nonviolento
Exit mobile version