Tra le cerimonie, tra cui quella organizzata dal comune a Palazzo delle Laudi, svolte ieri a Sansepolcro in occasione del Giorno del ricordo, ha avuto spazio un’iniziativa che ha inteso ricordare anche le vittime jugoslave di quella che la stessa legge istitutiva della ricorrenza definisce la “complessa vicenda del confine orientale”.
L’iniziativa ha visto l’adesione delle sezioni Anpi di Sansepolcro e di San Giustino-Citerna, del comitato provinciale di Perugia, del gruppo politico Insieme Possiamo e di privati cittadini, che si sono recati a deporre fiori presso l’area del cimitero di Sansepolcro che ospita i resti di 446 cittadini jugoslavi morti dopo essere stati deportati nei campi di internamento fascisti a seguito dell’occupazione italiana.
Circa 160 di questi sono morti di stenti durante la detenzione a Renicci, nel comune di Anghiari, dove tra il 1942 e il 1943 transitarono circa 10.000 prigionieri, in gran parte civili jugoslavi. Altri sono caduti in combattimento dopo essersi uniti ai partigiani italiani, come Dušan Bordon, detenuto a Renicci fino all’abbandono del campo da parte delle guardie dopo l’8 settembre 1943 e poi attivo nelle locali formazioni partigiane, morto in uno scontro a fuoco nei pressi di Caprese Michelangelo nell’aprile 1944.
Quello di Sansepolcro è uno dei quattro analoghi sacrari presenti in territorio italiano insieme a quelli di Gonars in Friuli, Barletta in Puglia e Roma. Fu inaugurato nel 1973, realizzato dal governo jugoslavo su progetto dei Jovan Kratohvil, e comprende elementi scultorei e una cripta che conserva le 446 urne zincate.
L’iniziativa di ieri, sottolinea l’Anpi di Sansepolcro, è “a memoria della complessa vicenda del confine orientale, per tutti coloro che trovarono la morte nelle foibe, nelle nostre terre e per tutti i deportati nel campo di concentramento dei Renicci, perché i morti non gridano vendetta ma ci ricordano quanto sia preziosa la pace tra i popoli. Perché”, citando il presidente nazionale dell’Associazione partigiani Gianfranco Pagliarulo, “il Giorno del ricordo sia davvero una memoria osservante di tutte le memorie: delle foibe, dell’esodo, dell’occupazione italiana e delle conseguenti stragi, dei delitti del fascismo di confine. Prevalga il rispetto e non l’oltraggio, l’analisi storica e non la propaganda, la verità e non l’impostura, la fraternità e non l’odio”.