Qualche settimana fa avevamo messo in evidenza l’idea partita da alcune società di calcio amatoriale della Valtiberina di dar vita a dei campionati di vallata, per agevolare la ripartenza dopo il lungo periodo di stop dovuto all’emergenza Coronavirus e per evitare qualora la situazione dovesse nuovamente peggiorare una nuova interruzione delle attività. Una valutazione che al momento non ha portato conseguenze concrete e che resta un’ipotesi su cui eventualmente lavorare di comune accordo assieme alla Uisp di Arezzo, creando semmai un percorso comune e condiviso che possa portare benefici all’intero movimento. Per capire se ci sono oppure no le condizioni per intraprendere questa strada abbiamo sentito Giorgio Fucini, responsabile della Struttura Calcio della Uisp di Arezzo. Tanti e di grande interesse gli argomenti da lui trattati nel corso di un’intervista che ha toccato vari aspetti del calcio amatoriale.
Giorgio, la realizzazione di campionati di vallata è solo di un’idea e una voce che circola o vi è arrivata una proposta effettiva?
Voglio innanzitutto ringraziare TeverePost che mi dà la possibilità di parlare di UISP tramite questo canale. Venendo alla domanda, di fatto non è mai arrivata una richiesta ufficiale in tal senso, ma solo qualche voce confidenziale che mi ha permesso di non cadere dalle nuvole quando ho letto il vostro articolo. Telefonate di un paio di dirigenti che mi hanno riportato questa idea, non molto diffusa peraltro. Noi siamo comunque aperti e disponibili ad incontrare le associazioni. Le idee sono tutte importanti ed è giusto approfondirle.
Qual è il vostro pensiero sull’idea di dar vita a campionati di vallata per Valtiberina, Casentino, Valdarno, Valdichiana, Arezzo città e poi eventualmente a play off tra le migliori di ogni girone?
Per mettere in piedi questo tipo di organizzazione servirebbe un coinvolgimento pressoché totale delle associazioni che sono affiliate alla UISP. L’eventualità è legata, casomai, all’emergenza che stiamo vivendo. Mi dispiacerebbe, perché vorrebbe dire che la situazione sanitaria non andrebbe sicuramente a migliorare. Certo, in quel malaugurato caso, dovremmo prendere, di comune accordo, decisioni che vadano a limitare quelle che sono le oggettive difficoltà legate alla movimentazione delle persone, in virtù di problematiche rispetto l’utilizzo degli spogliatoi. Quello che adesso è un “pourparler” potrebbe diventare argomento da approfondire. Questa strada, nella situazione attuale, non la vedo molto concretizzabile, proprio dal punto di vista sportivo. Applicarla significherebbe assemblare associazioni che hanno un tasso tecnico più elevato ad altre che ne hanno meno. Il problema si porrebbe nello svolgimento dell’attività e a un certo punto della stagione il girone si sarebbe diviso in due tronconi: il primo, quello più tecnico, con squadre che giocano per il primato, il secondo con formazioni che si contendono la parte più bassa della classifica. In questo modo non credo ci sarebbero divertimento o soddisfazione. Potrebbe essere un problema di sopravvivenza delle società stesse. Ora come ora in Valtiberina non ci sono le condizioni per fare almeno due gironi.
Quanta voglia c’è, a prescindere da questa eventualità, di tornare al calcio giocato dopo questo lungo stop?
La voglia di giocare è altissima. In questi giorni si stanno concludendo i campionati nazionali di calcio a 5 maschile e femminile e di calcio a 7, prima fase. Si gioca sia in Casentino che ad Arezzo e questa formula ci consente di far capire con certezza alle associazioni che la UISP c’è e che è pronta per ripartire. Siamo stati protagonisti al “Memorial Bruno Beatrice”, disputato ad Arezzo in un unico weekend. Dieci le associazioni di calcio a 11 che hanno partecipato. Era necessario ridare sostanza al movimento del calcio amatoriale per capirne le intenzioni. La risposta c’è stata. In un momento come questo è stato un bel successo. Ritorno un attimo sulla formula del Campionato Nazionale UISP: questa dizione ci consente di poter giocare utilizzando anche gli spogliatoi e le docce. Certamente occorre rispettare il protocollo UISP, ma le condizioni ci sono e ci sarebbero, facendo i dovuti scongiuri, anche in un’eventuale zona arancione. Lunedì sera ho tenuto una riunione delle associazioni in Valdarno. È stato un successo di partecipazione e la dimostrazione concreta della voglia di ripartire. Le associazioni, per essere sincero, qualche problemino lo pongono perché un anno e mezzo di fermo non è che passi indenne. Ci sono difficoltà economiche, numeriche legate al reperimento degli atleti e, non per ultimo, anche di qualche dirigente. Io, però, sono convinto che non appena si possa concretizzare il calcio d’inizio, torneranno i numeri perché tornerà ad ardere la passione calcistica.
Avete già deciso quando sarà la data della ripartenza o ci sono ancora valutazioni da effettuare?
Su questo punto abbiamo le idee molto chiare: si torna a giocare, ovvero con la ripartenza del campionato, nel weekend del 10 ottobre. Quest’anno c’è la necessità di rimettersi tutti in moto: la preparazione atletica, le visite mediche e le strutture sportive hanno bisogno di più tempo per essere pronte. Di questa situazione trarrà discapito la “Coppa Edo Gori”, manifestazione che partirà a stagione iniziata.
Cosa ti auguri per il futuro del calcio amatoriale nella nostra provincia e quali gli obiettivi da perseguire nei prossimi mesi?
Il mondo amatoriale è la cosa più straordinaria del puro diletto sportivo, è il sale dell’aggregazione, della comunicazione, dell’integrazione e ha la capacità di costruire rapporti tra le persone. Sono certo che sarà sempre di più al centro della comunità. Nei prossimi anni si potrà assistere ad uno sviluppo più accentuato delle attività amatoriali e lo dico non solo per il calcio. Servono incentivi importanti per adeguare strutture e investimenti sulla formazione. Qui le Amministrazioni Comunali dovranno tenerne conto. Il calcio UISP, infine, dovrà essere sempre più attento alla comunicazione, all’organizzazione e alla formazione di dirigenti sportivi. Noi abbiamo in cantiere progetti che vanno in tal senso. Concludo dicendo che la UISP non è un soggetto astratto, ma è un’armonia di persone che insieme si aiutano a crescere e a diffondere la cultura dello sport tra la società, nella sua totalità.