Gino Ciofini: “Tutte le attività sportive Uisp sono ferme almeno fino al 4 maggio”

Il presidente della Uisp di Arezzo analizza la situazione dello sport amatoriale della provincia e indica i possibili scenari per il futuro

La Uisp di Arezzo coinvolge tantissime associazioni della provincia e migliaia di tesserati che praticano varie discipline sportive e che oggi si trovano ad affrontare lo stop alle attività decretato a causa del coronavirus. La Uisp Arezzo è una realtà importante che riguarda in grande misura anche la Valtiberina Toscana e che da sempre è in prima linea in merito a due aspetti prioritari: la tutela della salute degli atleti e il praticare sport in sicurezza. Elementi diventati ancora più centrali con l’attuale emergenza. Lo stop allo sport amatoriale è stato doveroso e tempestivo, come indicato dal presidente della Uisp Comitato di Arezzo Gino Ciofini

Presidente vista la drammatica situazione dovuta al coronavirus lo sport si è giustamente fermato e la Uisp ha già prorogato lo stop di tutte le attività fino al 4 maggio. 

“L’ emergenza ha ribaltato i paradigmi sui quali fondavamo la nostra vita ed ha fermato tutto lo sport. La Uisp non poteva che uniformarsi. Abbiamo subito riunito la Direzione del Comitato decidendo di stoppare tutte le attività. È stata una scelta difficile e sofferta, ma inevitabile per un’associazione come la nostra che formula lo sport per tutti, l’attività motoria combinata con la coesione sociale e la promozione della salute. L’emergenza pone in primo piano altre priorità, con la quotidiana conta di contagiati e di vittime. In questa drammatica situazione che purtroppo, pur tra qualche segnale di miglioramento, si protrae abbiamo necessariamente prorogato il fermo delle attività fino al 4 maggio. In attesa che la situazione migliore”.

Quanti tesserati e quante società fanno parte del “mondo” Uisp? 

“La Uisp di Arezzo svolge la sua attività in tutto il territorio provinciale e si avvale di una organizzazione che prevede oltre al presidente, una direzione di 5 persone, un Comitato Direttivo di 15 unità di cui fanno parte i referenti delle varie attività sportive e un ufficio con 4 dipendenti che si occupano di tesseramento, aspetti burocratici, amministrazione e contabilità. Il Comitato di Arezzo ha numeri importanti e al 2019 conta circa 13000 soci tesserati e 319 società affiliate. Sono interessate in pratica tutte le discipline sportive compreso ovviamente il calcio in tutte le sue accezioni: a 11 con 109 squadre e 8 campionati, a 5 maschile con circa 70 squadre, a 5 femminile con 8 squadre e anche a 7 con 18 compagini e 2 campionati. Nel calcio i tesserati sono più di 5800. Ci sono poi l’attività sociale e le manifestazioni per le persone con disabilità e per anziani. 

Quanto è coinvolta la Valtiberina?

“La Valtiberina rappresenta una vallata proficua, storicamente legata alla nostra associazione e alle nostre attività con 1057 i tesserati e 28 società affiliate. Le principali discipline praticate sono calcio, ciclismo, judo, danza, ginnastica, equitazione, pallacanestro, ruzzola. Colgo tra l’altro l’occasione per complimentarmi con il Gruppo Ruzzola Valtiberino che si è laureato Campione Italiano Uisp di ruzzola e rulletto”.

Il Gruppo Ruzzola Valtiberina

I tesserati e le società come hanno preso questa decisione?

“Per chi ama lo sport e per come la Uisp lo propone, privilegiando il momento associativo, non è certo un bel momento, ma i morti causati dal virus e le persone ricoverate rappresentano ben altri e più dolorosi problemi rispetto alla sospensione delle nostre attività. D’altra parte ottemperare al decreto che imponeva lo stop era un obbligo di legge e morale e credo che le nostre società abbiano compreso. Prima di tutto la salute e sul tema dello sport fatto in sicurezza abbiamo un impegno che viene da lontano. Ci siamo spesi quando si trattava di far recepire l’importanza della visita medico-sportiva, ci siamo attivati per assicurare la presenza dei defibrillatori negli impianti e nel realizzare corsi di formazione per il suo utilizzo. Un lavoro di coerenza e serietà che ci ha permesso di costruire un rapporto di affidabilità con le società. Per questo la nostra adesione alle decisioni prese è stata convinta”.

Avete indicato la proroga del fermo fino al 4 maggio, ma si può ipotizzare una data per la ripresa?

“Il futuro è difficile da prevedere e abbiamo indicato il 4 maggio non perché siamo sicuri che sarà quella la data della ripartenza, ma per far capire ai nostri soci che il comitato Uisp di Arezzo ragiona in ogni caso per la ripresa delle attività. Naturalmente non a tutti i costi, ma seguendo le indicazioni delle istituzioni locali e nazionali e quelle del Coni di cui facciamo parte”.

Portare a termine la stagione calcistica resta una possibilità o c’è il rischio che questo non accada?

“Purtroppo data la situazione c’è il rischio che non si possa portare a termine. Sarebbe una vera iattura per il Comitato di Arezzo vista l’importanza che il calcio riveste come diffusione, tradizione e numeri. Vogliamo però pensare in positivo, tanto è vero che nel computer del responsabile della struttura Giorgio Fucini è già pronta una strategia per riprendere eventualmente l’attività”.

Cambierà lo sport secondo lei dopo questa pandemia? 

“Lo sport nel nostro paese ha cominciato a cambiare, come organizzazione, già prima della pandemia che ci affligge. Mi riferisco alla riforma che ha visto la nascita di Sport e Salute SPA, che ha come azionista unico il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi il Coni, da sempre l’organismo centrale e unico dello sport italiano, si occuperà solo del settore olimpico e di prestazione, mentre sarà Sport e Salute a occuparsi dello sport dilettantistico, di base e sociale. Ed è già una notevole novità. Questa pandemia però può aggiungere altri cambiamenti. Intanto ha evidenziato lo scarso pudore del calcio professionistico che ha chiesto aiuto allo Stato per i mancati introiti televisivi, in presenza di ingaggi milionari dei calciatori ed in contrasto con il calcio e lo sport dilettantistico di base e sociale che vive grazie al volontariato sportivo e agli appassionati. Il Governo ha esteso con il Dipcm Cura Italia, la possibilità di ottenere 600 euro anche a collaboratori sportivi. È un’ottima cosa, ma ancora insufficiente. Spero sia il primo passo per il riconoscimento del volontariato sportivo e spero che politica e istituzioni diano risposte concrete. Noi su questo siamo in prima fila come associazione che rappresenta una parte consistente del paese e che agisce per la coesione della comunità”.

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