In questa giornata di festa TeverePost sceglie di ospitare gli spunti e le considerazioni di Fra Antonio Picciallo, uno dei Frati del convento di Montecasale, a Sansepolcro. Classe 1971, Picciallo è originario di Castelvecchio Subequo, piccolo paese nel cuore dell’Abruzzo, ma vive in Toscana da ormai molto tempo. Dopo aver lavorato per oltre un decennio come bancario, a 33 anni è entrato a far parte dei frati cappuccini toscani, e da circa un anno e mezzo si trova in Valtiberina dopo un’esperienza al convento delle Celle a Cortona. Dal 2018 è anche sacerdote.
Quello di Frate Antonio vuole essere un consapevole percorso di riflessione all’interno del Natale, lontano da tutto ciò che, nel tempo, ne ha appesantito e sviato il senso, per tornare all’essenziale dell’annuncio dato quella notte a Betlemme ai pastori. Un processo che acquisisce maggiore importanza in questo 2020 funestato dalla pandemia.
Che cos’è il Natale?
Il Natale è la nascita di un bambino, un bambino che è anche Dio. È la nascita di una vita nuova che, se l’accogliamo nella nostra vita, può cambiarcela in modo sorprendente dando un senso profondo e una pienezza mai sperimentata prima. Questo bambino non fa paura, ma si affida alle nostre braccia, è indifeso, ha bisogno di cure, di affetto, di amore. È proprio per questo che Dio è venuto nella forma di un bambino, per riportarci all’amore, per riempire di amore i nostri cuori, per farci capire quanto bisogno abbiamo di amore, di ricevere amore, ma soprattutto di darlo, di donarci, di essere quel dono d’amore e che attorno a noi nasca e cresca l’amore vero. Quello puro e genuino che non cerca il proprio interesse o il proprio tornaconto, ma il bene dell’altro, il bene reciproco.
Noi siamo creati ad immagine e somiglianza di un Dio che è amore. Per noi l’amore è essenziale, fa parte della nostra natura. Senza di esso stiamo male. Spesso però lo cerchiamo nei modi sbagliati scambiando l’amore col possesso. E allora ci procuriamo ferite profonde nel cuore l’uno con l’altro. Questo bambino viene a dirci che l’amore vero è prendersi cura del fratello e della sorella bisognosi. Questo ci realizza come esseri umani. Ci ridà la capacità di amarsi nuovamente e secondo la nostra natura. Questo ci fa bene, costituisce il nostro tesoro di bene. Fare del bene ci fa del bene. Il testamento che questo bambino ci lascerà,quando sarà adulto sarà “amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato”. Non viene a toglierci la libertà ma a darcene di più nell’amore. Ci invita a mettere ordine nelle nostre vite, a cercare,a creare un cosmo dove regna il caos. Con le sue piccole braccia aperte è come se ci chiedesse di abbracciarlo, di scaldarlo e farci scaldare il cuore alla dolce fiamma dell’amore.
Questa pandemia ci fa comprendere quanto bisogno abbiamo l’uno dell’altro, da fratelli e sorelle che si vogliono bene, che non si cercano solo per competere o discutere ma per edificarsi reciprocamente nell’amore. Non sono i regali, le luci o le musiche che danno la vera felicità, ma l’appagare il profondo bisogno di amore che è nei nostro cuori. Andiamo da quel bambino per amarlo e lasciarci amare, per riscoprire l’amore vero e condividerlo con ogni fratello e sorella che incontriamo sulla nostra strada. Questa pandemia fa paura soprattutto perché ci isola. Gesù invece ci insegna che la vicinanza dei cuori è più importante di tutto, di qualunque altro regalo. E’ il dono che ogni uomo aspetta. E’ il dono che Lui è venuto a portarci perché poi lo doniamo anche agli altri a nostra volta. Non saremo mai soli se ci sentiamo amati. Non saremo mai soli se ci sentiamo importanti per qualcuno. Siamo importanti per quel bambino che è Dio. Quel bambino ci viene a dire ti voglio bene, anzi ti amo. Questo Natale, e in tutti gli altri giorni dell’anno, diciamo con cuore ai nostri cari, agli amici, ma anche solo ai conoscenti: ti voglio bene. Faremo del bene a quella persona e faremo del bene anche a noi stessi. Diciamo ti voglio bene ogni giorno a qualcuno e sarà così ogni giorno Natale, perché ogni giorno sarà amore. Buon Natale!