Dai post sui social al dibattito in sede consiliare. Sono passate alcune settimane dall’insolita polemica sulla gestione del chiosco bar di Porta del Castello a Sansepolcro. Dopo un polverone social che tanto ha fatto discutere, soprattutto per le esternazioni comparse sulla pagina Facebook del sindaco Cornioli in risposta al post di un giovane cliente, la vicenda è stata oggetto di un’interrogazione all’amministrazione nel corso dell’ultimo Consiglio comunale del 30 settembre.
L’interpellanza è stata presentata dal consigliere Andrea Laurenzi del gruppo Pd-InComune, che già in rete aveva biasimato il comportamento del sindaco nel riportare sulla piazza digitale le personali questioni di un imprenditore locale, seppure riportate in atti pubblici. “Nel rispondere alle semplici perplessità di un cittadino, il sindaco ha utilizzato i social in maniera poco elegante, fornendo spiegazioni fin troppo dettagliate e non necessarie al dibattito in corso in quei giorni. Ciò che è stato riportato nel suo ‘spiegone’ poteva essere lasciato agli atti e alle delibere senza entrare su questioni molto personali” ha esordito il consigliere, che successivamente ha domandato “quali ragioni hanno portato alla concessione straordinaria? Perché ha l’obbligo di chiusura alle 24.00, vincolo che non sussiste per nessuna attività di questo tipo? Perché rendere noti al pubblico di Facebook tutti i dettagli del rapporto tra l’attività e il Comune?”.
Nella sua risposta, il sindaco Cornioli ha sostanzialmente ribadito quanto già da lui condiviso in rete: “Il chiosco è di proprietà comunale, perciò l’orario di chiusura viene stabilito tra le parti, quindi questa situazione non può essere paragonata a quella dei pubblici esercizi normali. Sulla concessione straordinaria, c’è stata da parte nostra un’attenzione alle richieste dell’impresa già concessionaria. Una situazione che non potevamo gestire diversamente per non incorrere in danno erariale. L’orario di chiusura ed altre condizioni fanno parte di un accordo che abbiamo siglato nel rispetto dell’investimento fatto dall’azienda che aveva fatto acquisti e migliorie per un inizio di ripartenza e si ritrovava una situazione bloccata da non poter riaprire. In pochissimi giorni abbiamo ritirato l’azione legale al tribunale di Arezzo ed è stata fatta una delibera con l’obiettivo di aiutare l’azienda che stava ripartendo. In quel momento l’impresa è stata assolutamente riconoscente nei confronti dell’amministrazione per tutto quello che abbiamo fatto. La questione era stata quindi chiarita con delle regole e pertanto non c’erano più ostacoli a rinnovare la concessione.”
Nella sua controreplica, Laurenzi si è detto tutt’altro che soddisfatto: “Due aspetti non mi convincono per niente. Il primo sulla comunicazione, dove forse anche il sindaco si è reso conto di aver commesso un grave errore, magari perché annebbiato dai like che certi post di dissenso possono a volte collezionare. Ha visto da solo come la cittadinanza abbia percepito la cosa come un gesto non bello. Il secondo aspetto riguarda questo modo di fornire aiuti ad un’attività. Sì, il sindaco si è spinto oltre per aiutare un cittadino, ma se si fa un atto per un gesto solidale verso qualcuno in difficoltà non si pongono dei paletti tenendo le persone per le briglie, sapendo che avrebbe accettato anche condizioni meno vantaggiose pur di andare avanti. Alla prima occasione di dissenso, venuta tra l’altro da un cittadino esterno, ecco che tutte le dinamiche sono state messe in piazza. Questa vicenda credo debba insegnare che c’è modo e modo di utilizzare la comunicazione istituzionale, così come c’è modo e modo di incassare un dissenso.”