Allora i mostri sono fuori, ma niente paura, sono mostri buoni, bellissimi, di cui c’innamoriamo alla prima inquadratura. Ero in procinto di scrivere una recensione non troppo convinta, ma solo perché Jeeg Robot mi aveva completamente catturato e affascinato per l’urgenza e la genuinità. Freaks out è un’operazione, un progetto voluto e creato, una macchina, un prototipo su cui si studia e nessun particolare è tralasciato, pertanto perde il fascino del piccolo gioiellino creato con cura e anche della novità, ma ne acquista in consapevolezza e strutturazione.
Ma veniamo alla storia: siamo nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, e un gruppetto di mostri circensi deve arrangiarsi e continuare a sopravvivere dopo che il loro circo Mezzapiotta viene raso al suolo da un bombardamento. La scena iniziale già da sola vale tutto il film.
I mostri sono un uomo bestia, Fulvio (Santamaria), coperto di peli e forza, una danzatrice elettrica, poi capirete vedendo il film, Matilde (Giovinazzo), Mario (Martini), un nano calamita che attrae i metalli con il suo corpo e Cencio (Castellitto, Pietro), che ha la capacità di creare insetti. Poi c’è Israel (Tirabassi) che è l’impresario capo del circo sgangherato.
Il cast è pregevole, poetico, in gran forma, aderisce in pieno all’idea del film e si diverte a giocare i ruoli.
Dicevo, quindi, che durante un bombardamento il circo viene distrutto e lo sparuto gruppetto di nostri eroi deve ritrovare una collocazione. Israel propone l’America, ma poi sparisce, Fulvio prende in mano la situazione e convince tutti gli altri, meno Matilde, a presentarsi al circo Berlin, di un tale Franz pianista con dodici dita, nazista e chiaroveggente.
Riusciranno i nostri eroi… Eh sì, da qui sarà un susseguirsi di eventi che porranno in contrasto i nazisti cattivi e i mostri buoni.
Matilde incontra nel suo peregrinare uno stuolo di partigiani che si uniranno alla lotta contro i nazisti e una menzione di merito va all’ottimo e speciale Max Mazzotta, che interpreta il Gobbo, capo dei rivoltosi rossi.
Convince la bella metafora della diversità in lotta contro la supremazia del pensiero unico, la poesia della minoranza e il talento piccolo/immenso dei personaggi particolari, diversi, originali. Anche nei difetti dei nostri c’è una (dis)umanità speciale, che ce li fa sentire vicini, come dei supereroi di tutti i giorni, con cui vorresti essere amico fin da bambino.
Difficile dire chi è più bravo, fanno a gara ad affascinarci questi prestigiosi attori, ma oltre il partigiano Gobbo di cui vi ho già parlato incanta Aurora Giovinazzo, che mette in risalto tutta la sua bellezza e che come le grandi attrici ogni tanto si fa brutta, spaventata, sorpresa e tutte le emozioni che potete concepire in una prestazione attoriale di livello.
Noi italiani siamo i numeri uno nel film autoriale, abbiamo talentuosi scrittori di cinema. Nicola Guaglianone, che firma la sceneggiatura assieme al regista Mainetti, sa il fatto suo e potrà darci grandi soddisfazioni. Sarebbe bello che le pellicole autoriali riuscissero a sfociare e ad andare al di là del prodotto artigianale, facendolo diventare un’opera industriale senza perdere il pezzo pregiato, sartoriale, cucito ad hoc.
Dovremmo osare di più, facendo appello ai produttori a costruire progetti a largo spettro, non provinciali, con due attori televisivi e una banale storia per fare il sicuro incasso nazionale.
Avremmo tutte le qualità per costruire di nuovo un cinema italiano degno di questo nome.
Quindi, guardatevi Freaks out. Al cinema, mi raccomando!
REGOLA PER LA VITA: La conoscenza, nella nostra esistenza, dello scarto, dell’errore, dell’inciampo, del limite, potrebbe farci trovare la strada del successo e della vittoria.
Regia di Gabriele Mainetti. Con Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski. Uscita al cinema 28 ottobre 2021, distribuzione 01 Distribution.