Franco Verini: per fortuna c’è la musica

Protagonista di una parabola di andata e ritorno fra la musica dal vivo e su disco con la intatta voglia nel tempo di esprimersi attraverso il canto

Franco Verini ieri e oggi

Un’amicizia di lunga data mi lega a Franco Verini per affinità di gusti e di canto. Potrei dire come si faceva una volta in politica che le nostre sono state per qualche tempo “convergenze parallele” un percorso comune che poi col tempo è sfociato in modi diversi di praticare la musica. La parabola di Franco è rimasta sempre legata, e lo è tutt’ora, al canto evolvendosi nel tempo attraverso incontri ed esperienze che hanno maturato la sua consapevolezza di artista.

Esordio precoce

L’esordio di Franco come cantante avviene molto presto: “fin da piccolo mi è sempre interessata la musica e all’età di sette/otto anni ho iniziato a frequentare la scuola di musica provando ad imparare a suonare tromba e chitarra ma il maestro Polverini, sentendo che avevo una certa predisposizione, iniziò ad insegnarmi canto accompagnandomi al pianoforte. Il tutto sfociò nella mia partecipazione, all’età di undici anni, al concorso Ugoletta d’Oro, organizzata in quel tempo in Umbria con l’orchestra della RCA e con cantanti provenienti da tutta Italia. Raggiunsi la finale nazionale che quell’anno si teneva a Città di castello in Piazza Matteotti. Davanti a quella piazza stracolma,  pieno di emozione, presentai la canzone “Quello Sbagliato” di Bobby Solo classificandomi settimo. Scelsi questo pezzo perché fin da allora mi è sempre piaciuto cantare brani non scontati e si poteva già notare la ricerca mia per cose un po’ particolari”.

Franco Verini a 10 anni

Esperienze di gruppo

Crescendo Franco ha iniziato a far parte di gruppi locali adolescenziali suonando per divertimento nelle cantine con la speranza di riuscire ad andare a fare serate in sale da ballo, esibendosi in qualche piccolo locale della zona fino ad essere ingaggiato in un gruppo storico di Città di Castello: i Siros, capitanati dal compianto Siro Gustinucci, in azione con successo fin dai primi anni 60, gruppo che in estate si esibiva nella riviera romagnola in locali famosi all’epoca come La Locanda del Lupo: “Durò poco con loro” afferma “perché dopo pochi mesi io e il batterista Paolo Trombi, scomparso di recente, passammo alla Vibrocementi, gruppo consolidato dove poco tempo dopo ci raggiunse Massimo Brozzetti, pure lui non più in vita”. Con questa formazione Franco è rimasto per molto tempo. sia quando nel gruppo c’erano i fiati, Lido Selvi al sax e Galliano Cerrini alla tromba, con Maurizio Montanari alle tastiere, poi sostituito da Paolo Fiorucc entrato nel complesso insieme a Lanfranci Baruffi al sax, con la quale suonavano principalmente ai veglioni, sia poi con organico ridotto dove erano soprattutto le principali discoteche della Toscana e dell’Umbria ad ospitarli con puntate estive nei locali della Versilia e della riviera Marchigiana. Franco confessa: “L’esperienza con la Vibrocementi è stata una bella palestra e come stare sul palco l’ho imparato molto da Lido e Galliano, autentici marpioni abituati da anni ad esibirsi davanti a migliaia di persone”. Esperienza che si è protratta per tutti gli anni 70; negli anni 80 con l’avvento delle discoteche il gruppo si dedicò al revival con serate al venerdì sera al Gattopardo di Città di Castello, nello stesso tempo  Franco intraprese un’esperienza di piano bar in compagnia del maestro Marcello Marini col quale tenne serate fra l’altro, nella riviera romagnola

Lezioni amici e cassette per la svolta

Risale all’ultimo periodo con la Vibrocementi l’episodio che cambiò la sua prospettiva musicale. Racconta lui stesso: ”A mettermi una pulce nell’orecchio riguardo a come sarei dovuto crescere come interprete fu Ivan Graziani, che io già conoscevo e avevo frequentato nelle sue apparizioni a Città di Castello, il quale, in occasione della manifestazione Centocittà che si svolgeva qui, al cinema Vittoria, era l’ospite d’onore”. Per inciso Centocittà era una manifestazione organizzata sul finire degli anni 70 dalla RCA e da TV Sorrisi e Canzoni che sul finire degli anni 70 si svolgeva in giro per l’Italia alla scoperta di nuovi cantanti e gruppi. In ogni appuntamento c’era un artista famoso che teneva il suo concerto e poi insieme alla giuria votava il vincitore fra le nuove proposte della serata. “Ricordo come fosse oggi” racconta Franco,”Insieme alla Vibrocementi suonammo Year Of the Cat di Al Stewart e Disperato Erotico Stomp di Lucio Dalla, secondo il mio giudizio eseguite entrambe piuttosto bene. Quando fu il momento della votazione Ivan Graziani votò due, due su dieci, quasi il minimo, lasciandomi di stucco. Alla fine della serata andammo a cena tutti assieme e io chiesi a Ivan il perché di un voto così basso da parte sua. Lui mi rispose: hai cantato benissimo i due pezzi ma il problema è che Al Stewart e Lucio Dalla già ci sono; il gruppo che ha eseguito in modo approssimativo il brano di liscio che ha avuto da me un punteggio altissimo ha suonato qualcosa composto da loro, per questo li ho premiati; se vuoi crescere devi crearti una tua personalità e non imitare quella degli altri. È stata una vera lezione per me”:

In quel periodo, inizio 80, Franco conobbe Lanfranco Perini, di Mercatello sul Metauro già tastierista con i Brahms Memories, “un’amicizia tanto stretta” afferma ”al punto che è stato il mio testimone di nozze” con lui Franco ha iniziato a scrivere e interpretare canzoni originali denotando fin da subito uno stile cantautorale. “Ho mangiato pane e Francesco de Gregori” dice ironicamente e il passo successivo lo deve al suo amore per il cantautore romano. Assistendo ad un concerto tenuto da De Gregori a Città di Castello in compagnia di Mimmo Locasciulli, nel pomeriggio prima dell’ esibizione, preso il coraggio a due mani, si avvicinò al cantautore che era in compagnia di un’altra persona e gli presentò una cassetta con le sue registrazioni, al che de Gregori gli disse: “Guarda è meglio che tu la dia a lui” indicando il suo accompagnatore “Era” racconta Franco Michele Mondella all’epoca uno dei personaggi più importanti della RCA, quello che programmava i passaggi televisivi degli artisti della casa discografica. Dopo due giorni ricevetti la chiamata di Vincenzo Micocci, patron della IT, l’etichetta giovane della RCA, scopritore di talenti come Venditti, Gaetano e lo stesso De Gregori, il quale, avendo evidentemente ascoltato la mia cassetta, mi convocò a Roma dove nel 1984 ho inciso il mio primo 45 giri Stella. A Micocci piaceva molto un altro mio pezzo Foto di Notte che al contrario di Stella non ha avuto promozione ed è stata incisa solo come retro della facciata A di quel mio primo disco”

Copertina “Stella”

Un periodo “incisivo”

La promozione di Stella è avvenuta tramite una telenovela brasiliana in onda su Rete 4, Magia, protagonista Sonia Braga, della quale il brano di Franco era la sigla iniziale e finale. 180 puntate in onda due volte al giorno per quattro passaggi. Al termine delle puntate uscì una compilation dal titolo Magia che come primo brano conteneva la canzone di Franco seguita da brani di Amedeo Minghi, Morris Albert, Djavan,  Amii Stewart e altri noti artisti; pezzi vhe facevano da colonna sonora alla telenovela.  Con lo stesso brano Franco ebbe anche un passaggio televisivo su Rai1 come ospite musicale  nella trasmissione pomeridiana Forte Fortissimo TV Top con Sammy Barbot, Corinne Clery. Mario Marenco e Barbara d’Urso (c’era già a quei tempi). “A proposito di De Gregori”, ricorda “durante la registrazione del mio brano ho avuto modo di conoscere il suo chitarrista, Marco Manusso, che mi ha fatto ascoltare in anteprima La donna Cannone. Era un mondo che avevo sempre sognato e metterci appena i piedi per me era stato come il materializzarsi di un miraggio”

Copertina “Samba d’amore”

Nello stesso anno nuovo 45 giri, Samba d’Amore, inciso per la Polygram di Milano, di nuovo sigla per la telenovela omonima sempre interpretata da Sonia Braga. “Il disco” ricorda Franco “è stato prodotto da Paolo Dossena che aveva collaborato con Patty Pravo, Francesco de Gregori, Riccardo Cocciante, Johnny Hallyday e con Luigi Tenco al tempo della tragedia sanremese. Tenco è un cantante le cui composizioni ho sempre eseguito nelle mie serate quindi essere prodotto dal suo più stretto collaboratore per me è stata una cosa importantissima”  Come nella precedente occasione venne stilata una compilation che oltre alla canzone di Franco comprendeva brani di Scialpi, Beppe Dati e altri personaggi noti all’epoca.

Arriviamo così al 1986 “Un anno” che Franco definisce “Importante e definitivo”. Importante perché incide ben due dischi, il primo, Un Sogno, (con retro Fiorellino), brano scritto da un suo amico con testo che prendeva di mira il nucleare, e più in generale il desiderio di andare avanti ad ogni costo senza pensare all’inquinamento e alle conseguenze degli scempi fatti alla terra. “Erano temi ai quali tenevo già a quei tempi” dice. In quell’ anno con questa canzone ha partecipato al Girofestival, 25 serate con la partecipazione di una ventina di cantanti.”Ci esibivamo nelle varie piazze d’Italia e con noi c’era Lena Biolcati, fresca vincitrice di Sanremo Giovani, venivamo ripresi da Rai3 che mandava in onda gli spettacoli nel corso di quella estate. Per me è stata un’esperienza molto bella che mi ha fatto fare la conoscenza di molti amici”  Nello stesso anno per l’etichetta Globo della RCA  diventa produttore di un 33 giri dal titolo Il Vecchio Vestito di Nuovo, con brani famosi degli anni 60 scelti da lui e da Lanfranco Perini, con nuovi arrangiamenti e interpretati da cantanti scelti in tutta Italia dallo stesso Franco, presente nel disco con la sua versione del brano Estate di Bruno Martino, un’operazione per trovare nuove voci. “A quei tempi” afferma “non c’erano talent e questo era un modo per trovare nuovi artisti. Adesso non ricordo se qualcuno di quelli che avevo selezionato ha inciso altre cose, sinceramente non è uscito nessuno in particolare ma per me è stata un’ esperienza molto interessante e coinvolgente ma l’ultima di carattere discografico e per questo definitiva”.

Incontro intercontinentale

 Nel 1988, spinto dal desiderio di esibirsi dal vivo, insieme a Marcello Marini ha montato uno spettacolo dal titolo Canzoni Italiane, una storia italiana attraverso i brani interpretati dagli autori stessi, “Questo perché” dice “io ho sempre amato molto i cantautori”  una selezione che iniziava con un brano del 1918, Come Pioveva, scritta e cantata da Armando Gill e arrivava fino agli anni 70. “Tra una canzone e l’altra si parlava di quel che accadeva in Italia e nel mondo al tempo della pubblicazione dei vari brani”  Con questo spettacolo i due musicisti hanno effettuato tournee in Argentina dove c’è una forte comunità italiana. “È stata un’esperienza toccante perché ad assistere c’erano persone che non tornavano in patria da tantissimi anni, andare la e cantare canzoni che avevano ascoltato in Italia prima di emigrare li emozionava fino alle lacrime”. Insieme ai due, si esibiva il trio di musica classica composto dallo stesso Marcello Marini al pianoforte, Fabio Battistelli e Andrea Marzà al clarinetto. “Oltre che in Argentina abbiamo tenuto spettacoli anche in Lussemburgo, in Germania e in Svizzera sempre per italiani all’estero ovunque ben accolti ma l’esperienza argentina la ricordo ancora con commozione”  

Ritorno a casa

Dopo questo tour in giro per il mondo dice: “Mi sono un po’ calmato, preso dal mio lavoro in negozio e dall’aver messo su famiglia ma non ho abbandonato la musica facendo qualche serata partecipando con questo spettacolo Canzoni Italiane a varie manifestazioni nella zona e con uno spettacolo dal titolo Se Sapessi, insieme allo studio danza Giubilei che parlava della crescita di una ragazza nel percorso che da bambina la portava a donna, spettacolo nel quale cantavo tutte le canzoni”

Foto di franco verini trio Prima di essere stato fermato dall’insorgere della pandemia Franco ha continuato a fare serate a volte accompagnato “purtroppo” si rammarica “dalle sole basi” mentre in altre occasioni con lui hanno suonato giovani musicisti locali, chitarristi come Luca Nicasi, Nicola Matteaggi, Davide Baccanelli, e veterani come Luciano Aquilani. “Suonare con loro è una cosa molto più appagante che cantare sulle basi” Per concludere confessa: “Non c’è giorno che io non pensi alla musica, alla sera a casa, finito il lavoro, canto qualche canzone in cuffia, tenendomi pure aggiornato sulle nuove tendenze della musica italiana anche se sono molto legato ai cantautori e comunque spero di cantare ancora per tanti anni, speriamo di nuovo in pubblico perché è quello che mi piace di più fare e spero di non smettere mai”

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