L’artista biturgense Franco Alessandrini ospite d’eccezione della puntata di TeverePost andata in onda venerdì 12 giugno su Errevutì. Contattato dai conduttori Antonello Antonelli e Ilaria Lorenzini, il celebre artista biturgense, da oltre 50 anni residente a New Orleans negli Stati Uniti, è stato protagonista di un’intervista a ruota libera nella quale ha raccontato alcuni momenti salienti la sua decennale carriera artistica tra pittura e scultura, soffermandosi inoltre sul suo rapporto con l’America e il legame indissolubile con la sua Sansepolcro.
“Negli anni si sono susseguite tante correnti e io stesso non saprei in quale collocarmi – ha esordito Alessandrini, invitato dai colleghi della radio a inquadrare il suo stile – Oggi è di moda dare un etichetta ai lavori e quando si parla di arte c’è sempre un ‘ismo’ a cui fare riferimento. Alcuni anni fa diedi vita a una sorta di movimento che potremmo definire “zerounismo”, in riferimento al codice binario dei dati attraverso il quale oggi trasmettiamo tutto, immagini, suoni e tutto il resto. Ho quindi pensato di fare un tipo di arte molto legato a questo linguaggio moderno.”
Gran parte della produzione pittorica di Alessandrini si distingue per una sorta di frantumazione delle immagini, che vengono replicate in piccole parti per poi comporre un puzzle molto chiaro con delle scelte cromatiche sempre molto suggestive. “Questo è un modo forse più reale del realismo, perché quando guardi una figura, un paesaggio o una persona le cose si muovono sempre, la luce cambia e quindi se tu vuoi immortalare un qualcosa devi comunque rappresentare tutti i diversi momenti. Rivedendo il quadro alla fine, perciò, si crea questa illusione del movimento.”
Nel corso della conversazione non poteva ovviamente mancare una menzione speciale nei confronti del grande Piero della Francesca, una delle principali fonti di ispirazione per il maestro Alessandrini: “Per me è il punto fermo, perché ci ha insegnato tante cose, anche l’arte moderna. Anche nella Resurrezione, dove alcuni particolari creano un contrasto di verde e rosso che in qualche modo richiamano alla complementarità del chiaroscuro. Per quei tempi Piero era già un pittore moderno. Niente nelle sue opere veniva lasciato al caso, tutto trasmetteva precisione e perfezione. La Resurrezione viene definita il dipinto più bello del mondo per lo sposalizio tra scienza ed arte che rappresenta. Queste due cose sono separate e molto lontane tra di loro.”
Incalzato dai conduttori, Alessandrini ha poi raccontato il suo rapporto con gli Stati Uniti e quelle che sono state le sue ultime produzioni oltreoceano, soprattutto nel campo della scultura: “Ultimamente ho realizzato diverse opere e monumenti in alcune città. Alcuni progetti in cantiere si sono fermati a causa della pandemia, ma presto spero possano ripartire. Anche in questo campo cercavo di trasmettere il messaggio e le sensazioni delle mie pitture. Ultimamente ho realizzato varie installazioni e a breve avrò anche una sorpresa per il Borgo che presenterò appena avrò modo di tornare.”
L’intervista si è quindi conclusa con un pensiero dell’artista alla sua terra natia: “Sono rimasto sempre uno del Borgo, tanto che non sono mai diventato cittadino americano. Dopo oltre cinquant’anni continuo ad essere un italiano con residenza all’estero. Quando torno sono sempre alla galleria in Via Aggiunti ed è per me un grande piacere parlare con le persone che vengono a trovarmi.”
Video: Franco Alessandrini si racconta a TeverePost su Errevutì