Tra le assemblee consiliari che si sono riunite ieri per le scadenze di bilancio del 30 novembre c’è stata anche quella di Sansepolcro. Per la prima volta nella storia il Consiglio comunale biturgense non si è tenuto in presenza ma in videoconferenza. Complice probabilmente anche la modalità a distanza – oltre che il clima di pandemia che ha l’effetto, forse inevitabile, di sedare il dibattito – la seduta è scivolata via senza acuti. Uno dei temi che ha avuto più spazio è stato il punto della situazione sui progetti legati all’ex Manifattura dei Tabacchi, sollecitato da un’interrogazione presentata dal gruppo PD-InComune. L’argomento non è stato però trattato secondo le modalità canoniche della domanda e della risposta, ma è stato inserito dal sindaco Mauro Cornioli nella fase delle comunicazioni di inizio seduta. Il primo cittadino ha sintetizzato le difficoltà incontrate da tutti i progetti che negli ultimi anni hanno interessato il complesso situato nella zona di Porta Romana. La struttura, ceduta dal Comune allo Stato nel 1906, è stata in parte (primo piano dell’ex Chiesa degli Osservanti e ala verso Via dell’Ammazzatoio e Via Madonna dell’Albero) riacquisita dall’ente municipale a partire dal 2006. Fu l’allora commissario prefettizio Lorenzo Abbamondi a riscontrare l’esistenza di un diritto di reversibilità rispetto al nuovo proprietario Fintecna, società nel frattempo rilevata da Cassa depositi e prestiti.
Cornioli ha illustrato prima di tutto il progetto di realizzare al piano terra della ex Chiesa degli Osservanti e nei locali attigui il nuovo Commissariato di Polizia in sostituzione di quello attuale di Via dei Lorena. “Il percorso è iniziato nella parte finale della precedente legislatura – ha ricordato il sindaco – e anche questa amministrazione ha svolto una serie di passaggi in quella direzione. Tra l’altro ci eravamo impegnati a contribuire con 10.000 euro l’anno ad integrare l’affitto che il Ministero degli Interni riconosceva per l’attuale Commissariato”. L’operazione però si è conclusa ad agosto con un nulla di fatto: “Cassa depositi e prestiti ha detto di dover rifiutare la proposta perché l’investimento era fuori dai loro parametri. Tra l’altro – ha precisato Cornioli – rispetto a un intervento da tre milioni di euro ci avrebbero chiesto una partecipazione pro quota impegnando il Comune per 655.000 euro, ma non c’è stato bisogno di discutere di questo”. L’operazione è infatti saltata e come è noto la Prefettura ha emanato un nuovo bando per individuare i locali per il Commissariato.
Altro progetto che interessa l’ex Manifattura è quello dei 12 alloggi di edilizia popolare che riguardano la parte verso Via dell’Ammazzatoio. Nato nell’ambito del Contratto di Quartiere, il percorso stenta a decollare: “Abbiamo più volte sollecitato la passata gestione di Arezzo Casa per iniziare l’intervento – ha detto il sindaco – Tutti sanno che c’è stato un problema con un bando che è stato sospeso. Con la nuova presidenza abbiamo avuto due incontri dove sono stati fatti ragionamenti per ripartire, però sono state comunque evidenziate grosse problematiche di cantierizzazione dell’area. Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità, ma in questo momento da parte di Arezzo Casa non c’è un’iniziativa proattiva rispetto a questa opportunità”.
Nulla di fatto, almeno per ora, anche per il progetto di coworking inserito all’intero del programma delle Aree interne, che doveva portare alla messa a punto di un ambiente di lavoro condiviso destinato a giovani professionisti, artigiani e altre categorie. “I lavori che venivano richiesti a Cassa depositi e prestiti erano importanti anche perché c’era necessità di una messa in sicurezza sismica – ha detto il sindaco – Noi avevamo proposto di dare in permuta il nostro mezzo stabile a fronte di quelli che potevano essere gli investimenti a cui dovevamo compartecipare per la messa in sicurezza della ex chiesa. Questa proposta è tuttora valida, però Cdp – che ha provato varie idee, dal polo scolastico a situazioni artigianali e commerciali – ha visto che non c’è un percorso che le permetta di rientrare. Pertanto in questo momento sono fermi. Purtroppo – ha aggiunto Cornioli – la figura che più aveva a cuore questo progetto è andata in pensione e per i nuovi interlocutori, con cui ci siamo incontrati tre volte, la miglior cosa sembra quella di fermarsi”.
“A questo punto – ha detto infine il sindaco – c’è da ripensare tutta l’operazione, anche se non è semplice. Il salone della Chiesa degli Osservanti è una parte molto bella e può avere un utilizzo multiruolo, può essere una grande sala mostre, una sala convegni, un percorso espositivo fisso o mobile. Sicuramente deve avere un utilizzo culturale, non è pensabile dividere il salone superiore come è diviso il piano inferiore, che erano gli uffici del Monopolio di Stato, con tante stanze e un grande corridoio centrale. La cosa per noi più fattibile, coinvolgendo parzialmente per la sua quota Cdp, è quella di realizzare qualcosa di utile per una proposta culturale di ampio respiro, il luogo è sicuramente vocato a questo”.
La relazione del primo cittadino è stata commentata dai capigruppo delle quattro forze di minoranza. Catia Giorni del Movimento 5 Stelle ha sottolineato che “l’iter si sta allungando sempre di più ed è necessario trovare strade alternative, riuscendo ad ottenere finanziamenti ad hoc”. Analogamente, Alessandro Rivi della Lega ha detto che “c’è da fare una riflessione, dare uno sguardo alle scelte passate fino allo stato dell’arte attuale e capire come sbloccare la situazione per un’area importante che va riqualificata. Che non significa solo riportarla a una situazione dignitosa – ha precisato Rivi – ma crearvi potenzialità per il futuro”. Proprio sulle scelte del passato si è concentrato Tonino Giunti di Forza Italia: “Spezzo una lancia a favore dell’amministrazione – ha detto – che si è trovata a gestire scelte sbagliate fatte nel passato. Qualcuno deve fare edilizia di pregio quando dall’altra parte ci sono locali di edilizia popolare, e poi c’è la possibilità di utilizzare i locali per la parte scolastica. C’è stato uno sbaglio rispetto alla vocazione di questi locali che ora nessuno vuole, e la vicenda del Commissariato in questo senso è emblematica”. Per Andrea Laurenzi del Partito Democratico “dà un po’ di amarezza prendere atto che siamo al punto di partenza: cinque anni – ha detto – sono serviti per sognare, ma il dato di fatto è che siamo fermi. Almeno la parte dell’edilizia residenziale pubblica poteva essere affrontata con più piglio”, ha concluso l’ex vicesindaco.