Fabrizio Matassi, da promessa della pallavolo ad affermato ortopedico

Un grave infortunio a 17 anni ha trasformato gli sperati successi sportivi in grandi traguardi professionali. Il medico biturgense ne parla a TeverePost presentando una nuova piattaforma internet

Fabrizio Matassi

Il dottor Fabrizio Matassi, dirigente medico della clinica ortopedica di Careggi e specialista in chirurgia del ginocchio, può essere considerato a buon diritto un’eccellenza di Sansepolcro e della Valtiberina. Nell’intervista rilasciata a TeverePost racconta tra l’altro di quando il destino l’ha indirizzato verso la sua carriera professionale, delle esperienze internazionali senza recidere il legame con la terra d’origine, dell’impatto dell’emergenza Covid sulla sua attività. Partendo da una novità di questi giorni.

Hai di recente lanciato una nuova piattaforma internet, puoi riassumerci le sue caratteristiche?

La piattaforma contiene delle informazioni sui vari interventi chirurgici al ginocchio con dei brevi testi e video esplicativi dedicati ai pazienti che vogliono capire meglio il tipo di lesione che hanno subìto e a cosa vanno incontro operandosi. Ho voluto dedicare una parte della piattaforma all’educazione dei pazienti perché ritengo cruciale la comprensione della patologia di cui si è affetti per poterla affrontare in sinergia con il medico e con il fisioterapista.
Ci sono poi delle parti video più approfondite con delle note di tecnica chirurgica e delle video-lezioni utili a giovani medici e specializzandi ortopedici che vogliono apprendere questo tipo di chirurgia. Purtroppo l’interruzione dell’attività chirurgica programmata causa Covid ha determinato una carenza formativa in questo periodo, sia nel campo operatorio che dal punto di vista dell’impossibilità di eseguire lezioni frontali, a cui abbiamo cercato di ovviare proponendo questa piattaforma.

Ripercorriamo le tappe della tua carriera professionale.

Conseguito il diploma di ragioniere presso l’ITC Fra Luca Pacioli di Sansepolcro mi sono iscritto a Medicina presso l’Università di Firenze, un po’ per intuizione e un po’ per scommessa. Dopo sei anni ho conseguito la laurea con pieni voti. Mi sono poi iscritto alla Scuola di specializzazione in ortopedia sempre a Firenze, della durata di cinque anni, durante i quali ho avuto l’opportunità di completare la mia formazione all’estero, nei primi anni in Svizzera, a Basilea, e successivamente in Belgio alla KU di Leuven. Dopo il conseguimento della specializzazione ho intrapreso il dottorato di ricerca in malattie dell’apparato locomotore terminato nel 2016 e ho condotto parte dei miei studi a Leuven, dove ho potuto approfondire la mia formazione sulla chirurgia del ginocchio. Ottenuto il dottorato ho partecipato ad un percorso di formazione estero in chirurgia artroscopica del ginocchio visitando i principali centri europei in Francia, Spagna, Portogallo e Austria. Ritengo che la formazione all’estero sia indispensabile per chi pratica una disciplina chirurgica come la mia e per questo tuttora ogni anno ritaglio una-due settimane di tempo per visitare i principali centri di chirurgia del ginocchio di fama internazionale.

In tutto questo non ti sei dimenticato di Sansepolcro, anzi continui a operare anche all’ospedale della Valtiberina.

In Valtiberina ho avviato la mia attività di collaborazione con l’ospedale circa tre anni fa allo scopo di far fronte alle crescenti richieste di interventi chirurgici al ginocchio per traumi da sport. Lo scopo principale di questa attività è quello di offrire un servizio tempestivo di alta specializzazione sul territorio con tempi di attesa ridotti sia per visite che per interventi chirurgici, riducendo allo stesso tempo il flusso di pazienti verso altre sedi. Abbiamo visto durante questa epidemia quanto sia fondamentale decentralizzare i servizi sanitari e creare dei poli di alta specializzazione nel territorio per offrire un servizio efficiente e di alto livello, prerogativa dei piccoli ospedali periferici.
In questi anni di collaborazione siamo riusciti a dotare l’ospedale di tutte le strumentazioni necessarie per eseguire gli interventi più evoluti e la struttura presenta tutte le caratteristiche per ospitare al meglio questo tipo di servizio.
Prima dell’emergenza Covid avevamo in ospedale una doppia strumentazione in modo da poter eseguire gli interventi chirurgici su due sale operatorie, ottimizzando così le risorse e raddoppiando le prestazioni offerte. L’attività chirurgica di traumatologia dello sport riprenderà il 29 maggio con una prima seduta, ma siamo in attesa di direttive più precise per una migliore programmazione a lungo termine e per pianificare al meglio il servizio.

In generale come ha inciso l’emergenza Covid sulla tua attività lavorativa?

L’emergenza Covid ha inciso sulla mia attività sotto due fronti. Il primo è il piano formativo. Giovani medici in formazione specialistica ortopedica seguono la mia attività sia a Sansepolcro che a Firenze con una turnazione semestrale. In questo periodo le lezioni frontali e così pure l’assistenza ad interventi chirurgici si sono interrotte a causa della sospensione dell’attività chirurgica programmata. Ho pensato pertanto che in un momento come questo fosse di grande aiuto creare una piattaforma fruibile a tutti dove giovani medici possono osservare video di interventi chirurgici ed assistere a lezioni teoriche.
Il secondo aspetto su cui ha inciso l’emergenza Covid è il piano clinico assistenziale. Con l’interruzione delle attività sportive abbiamo assistito inevitabilmente a un drastico calo degli infortuni ad esse associate.
Allo stesso tempo tuttavia la ripresa delle attività dopo un lungo periodo di pausa espone a un elevato rischio di infortunio. Si pensi che gran parte dei traumi sportivi avviene dopo la pausa estiva o la pausa natalizia, quando viene meno l’attività di preparazione atletica e di prevenzione dell’infortunio. Dopo un periodo di pausa assisteremo dunque ad un nuovo incremento dei trami sportivi a cui ci dobbiamo preparare per offrire un trattamento rapido e responsivo.
L’attività chirurgica sta gradualmente riprendendo e i pazienti che hanno visto sospeso il proprio intervento chirurgico programmato nei mesi scorsi chiedono di essere curati e di ottenere una nuova programmazione, in modo da poter organizzare le loro attività con le tempistiche di recupero imposte dall’intervento.

Da giovanissimo eri un fenomeno della pallavolo, ma la tua carriera sportiva è stata segnata da un grave infortunio. Come ha influito questo episodio nello scegliere il tuo percorso di studio e poi di lavoro?

L’infortunio da me subìto è stato un passo fondamentale e decisivo per la mia carriera professionale. Da piccolo sognavo di diventare un giocatore professionista di pallavolo e ho dedicato tutta la mia adolescenza a questo. All’età di 17 anni però è accaduto un imprevisto e ho subìto un grave infortunio al ginocchio che mi ha costretto ad interrompere l’attività sportiva con grande sacrificio. Questo però inconsciamente ha segnato l’inizio della mia carriera professionale e ha mosso in me un desiderio di conoscenza verso le patologie dello sport del ginocchio che altrimenti non avrei avuto.
Grazie alla mia esperienza da paziente capisco perfettamente cosa significa per un atleta vedere interrotta la propria attività sportiva, indipendentemente dal livello a cui la si pratichi, e provo empatia per i miei pazienti.
I lunghi anni di studio e l’esperienza da me maturata all’estero si sono sempre portati dietro questo episodio della mia adolescenza e il desiderio di offrire agli atleti infortunati il massimo delle possibilità per poter riprendere la propria attività sportiva.

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