C’è stato un periodo, prima del Covid, nel quale Fabio Battistelli ha “invaso” la mia pagina Facebook con la testimonianza della sua attività concertistica così intensa da apparire quasi frenetica. Basterebbe questo per raccontare il suo carattere intraprendente e l’inesausto desiderio di far conoscere la cultura musicale in tutta Italia e in Europa, il tutto divertendosi e facendo divertire. Fabio va oltre il trito concetto che la musica classica, l’opera siano cose da persone anziane che non suscitano interesse nelle nuove generazioni. E le cose durante il periodo di COVID per lui non si sono fermate anzi si sono moltiplicate e arricchite di quella sua umanità dimostrata fino a quel momento prevalentemente in privato
Svogliato ma portato
“La mia carriera inizia nel 1977/78 ma le mie prime esperienze con la musica iniziano nel 1964 quando alla tenera età di 6 anni i miei genitori, contro la mia volontà, mi iscrivono alla scuola di musica comunale di Città di Castello dove inizio lo studio del clarinetto in modo svogliato e con scarsi risultati iniziali” ma dal momento che sembrava essere portato per lo strumento entrò ugualmente a far parte della banda comunale della sua città “portavo ancora i pantaloni corti” ricorda “la banda è stata una palestra eccezionale per tutta una generazione di musicisti nati negli anni 50, 60 e 70 del secolo scorso” Partendo da quella prima esperienza Fabio iniziò a dedicarsi a vari generi musicali pur frequentando nello stesso tempo il conservatorio di Perugia diplomandosi brillantemente nel 1979 ma frequentando nello stesso tempo la musica da ballo “dal momento che” afferma “sono una persona molto curiosa, fin dagli inizi della mia carriera mi sono spinto oltre la musica classica. Infatti, anche se per la formazione di un clarinettista classico è necessario eseguire in modo eccellente la cosiddetta musica colta, come per esempio il concerto di Mozart per clarinetto e orchestra che ho avuto modo di suonare nelle più importanti sale da concerto del mondo, ho sempre creduto e mi sono fatto promotore, in quanto musicista classico, del concetto che non esistono generi di musica indiscutibilmente belli e ad altri meno belli. Ho sempre sostenuto, e tanti musicisti fortunatamente sono d’accordo con me, che la musica non va divisa in categorie; esiste la musica bella e quella meno bella indipendentemente dal genere. A riprova di questo, oggi, nel ventunesimo secolo, musicisti che provengono dall’area pop/rock fanno parte della storia della musica come lo sono Stravinky e Ravel, ad esempio. Altri esempi virtuosi provengono dal Jazz, cito Keith Jarrett o Chic Corea che pur provenendo dal mondo classico, hanno messo la loro arte, la loro bravura al servizio della musica. Questa” conclude “è stata una delle mie prime convinzioni che continuo ad avere ancora adesso”
Prima apparizione televisiva
Una conferma di questa sua coerenza è un suo brano, Rondò Dance, sua prima incisione con la quale fece a suo tempo l’esordio televisivo alla Rai nella trasmissione di Enrica Bonaccorti, uscito su disco alla metà degli anni ottanta che sincreticamente coniugava arrangiamento elettronico (come andava di moda a quei tempi) con la sua impostazione classica, di tutt’altro genere rispetto alla sua produzione successiva ma che lui non tratta come il classico “scheletro nell’armadio” considerandolo come un primo passo per esplorare un mondo musicale alternativo a quello classico e d’altra parte, durante il periodo di forzata inattività ha per divertimento suo e di chi l’ha visto, registrato video con sue reinterpretazioni di classici della musica cosiddetta leggera. Nella sua attività afferma “Ho suonato cose di De Andrè con la stessa serietà con la quale ho eseguito musiche di Mozart, so che c’è chi non condivide ma questo è il mio credo e ad esso mi sono sempre attenuto” La conseguenza di questo modo di porsi musicalmente la spiega così: “il mio secondo obbiettivo, che poi è conseguenza del primo, è sempre stato quello di avvicinare le persone alla musica e di abbattere il preconcetto della musica di nicchia. Credo, soprattutto in ambito classico dove ahimè ancora la corrente dell’esclusività è viva, che suonare per se stessi e solo le cose che piacciono a noi, svilisca il nostro ruolo di artisti nella società. Ritengo che la musica debba essere al servizio del pubblico, non in senso commerciale ma come divulgatori di musica” La riprova di questo suo modo di pensare lo ha portato ad organizzare eventi come ad esempio “Musica Sonante” nell’estate del 2020 a Città di Castello portando in vari angoli della città 50 musicisti dislocati in 12 postazioni che hanno eseguito ogni genere di musica, dalla classica al jazz dal pop al folk locale, rianimando il centro cittadino dopo mesi di chiusura causa Covid. In questa come in altre iniziative conclude. “Se quello che ho organizzato è stato un veicolo di cultura musicale, qualunque genere sia stato proposto, io sono felice del risultato”.
Un clarinetto dal barbiere
Un esempio “alto” di divulgazione musicale l’ha visto poco tempo fa collaborare con Stefano Belisari, meglio noto come Elio (quello delle Storie Tese) in una riduzione per tre strumenti del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini portata all’attenzione del pubblico del gruppo milanese composto principalmente da giovani i quali in questo modo, diverso e a tratti dissacrante, hanno scoperto che la musica lirica è un genere divertente con storie molto affascinanti. Sono stati migliaia gli spettatori che in occasioni molto importanti come i concerti nella sala Sinopoli a Roma e al teatro Nazionale a Milano hanno scoperto, sorriso e applaudito questo modo di proporre il repertorio operistico. “Sono stato fortunato” afferma Fabio “perché ho lavorato con tanti musicisti e tanti artisti che hanno pensato e realizzato lo stesso sincretismo come Stefano Bollani ad esempio, di cui mi onoro essere amico, col quale ho in diverse occasioni collaborato e che a sua volta fa diffusione musicale perché il pubblico che va ad ascoltarlo sente ogni genere di musica; da quella che accompagna i cartoni animati, al concerto di Mozart, alla musica di Gershwin a brani di jazz”
Il fatto di non rimanere esclusivamente chiuso in sale da concerto per pochi intimi ha portato Fabio ad essere un autentico divulgatore e a cimentarsi in spettacoli teatrali di musica e poesia, collaborando stabilmente con attori come Massimo Wertmuller, Marina Massironi, Dario Vergassola, David Riondino, Amanda Sandrelli, Blas Roca-Rey, Lunetta Savino, Paolo Bessegato, Lina Sastri, Paola Pitagora e a partecipare a spettacoli con Ivana Monti, Vanessa Gravina, Edoardo Siravo, Pino Micol, Piera degli Esposti, Arnoldo Foà, Nando Gazzolo, Alessandro Haber, Paola Minaccioni, Carlo Lucarelli, Paola Gassman, Ugo Pagliai, Lucrezia Lante della Rovere,.tanto per citarne alcuni. Particolare, a riprova della sua volontà di interazione, è stato anche il connubio fra musica e pittura esplicatosi nel concerto per Alberto Burri tenutosi a Città di Castello in occasione del centenario della nascita del pittore tifernate attraverso l’ideale combinazione tra forma e materia.
Ovviamente una cospicua parte dei suoi innumerevoli concerti ha riguardato la musica classica, con esecuzioni solistiche o come membro di gruppi cameristici, tenuti in molte delle più importanti sale da concerto in Italia, Europa Nord e Sud America e in altre parti del mondo. Compositori del nostro tempo hanno affidato a lui le prime esecuzioni assolute dei loro brani, riconoscendone, oltre la qualità tecnica sullo strumento, la profonda conoscenza della musica contemporanea Tiene, come docente di clarinetto, corsi dì interpretazione musicale. Attualmente insegna presso il Conservatorio di musica ” Luigi Cherubini” di Firenze; inoltre è regolarmente invitato a partecipare, come membro, in commissioni di concorso Nazionali. Ha pubblicato il suo primo metodo didattico “Guida allo studio del I° Lefevre” per la casa editrice Progetti Sonori. Ha inciso per la Fonit Cetra cd solistici coma Sensations e in ensemble ed ha partecipato a diverse trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai
Un clarinetto “di sollievo”
Tra queste partecipazioni televisive quella che rivendica come la più sentita è stato un servizio del TG1 che lo riguarda, andato in onda durante le feste natalizie del 2020, occasione nella quale per un’intera mattina lui in compagnia del chitarrista Stefano Falleri, ha fatto compagnia in musica agli ospiti della casa di riposo per anziani Muzzi Betti di Città di Castello con un piccolo concerto di augurio di Natale “perché “ afferma “ci sembrava un modo per far sentire la nostra vicinanza e far loro trascorrere una mattinata particolare”. E Fabio non si è fermato qui, a conferma della sua intensa attività negli stessi giorni era presente a Sansepolcro, insieme ad altri artisti, per sottolineare in musica il momento particolare che stava vivendo anche la vicina città pierfrancescana
In precedenza nel giorno di Pasqua c’era stata un’iniziativa che aveva coinvolto tutti i campanili Città di Castello. Insieme all’amico Rosario Salvato aveva organizzato l’evento La Musica nei Campanili registrando gruppi musicali dell’Alta Valle del Tevere e diffondendole attraverso le amplificazioni delle chiese di tutta la città facendo ascoltare a tutti ogni genere di musica. “E dire che in periodo COVID ho iniziato quasi per scherzo” confessa:” registrando di domenica un brano inviando il video dapprima agli amici, in seguito qualcuno di loro lo ha postato su You Tube e dal riscontro ottenuto ho potuto costatare che era in grado di raggiungere molte più persone rispetto al fatto di suonare al balcone, così ho continuato a registrare video casalinghi e a postarli in rete come aiuto nel momento di buio che stiamo vivendo da un anno dal momento che la musica è un linguaggio universale che arriva a tutti”
Da questi momenti che lui definisce “di sollievo” è nata l’idea di rendere omaggio musicale, primo in Italia “a chi veramente era in prima linea in quei giorni di marzo 2020, così davanti all’ospedale di Città di Castello, ho eseguito Mission del maestro Ennio Morricone, brano che fin dal titolo era un vero omaggio all’abnegazione di medici e infermieri del nosocomio, un’iniziativa che ha avuto successivamente molti epigoni”
E a proposito di iniziative, quella di mettere assieme in modo virtuale un gran numero di musicisti si è ripetuto e ampliato in occasione del concerto dell’ultimo dell’anno 2020 per il quale Fabio è riuscito a mettere assieme 100 musicisti di diversa estrazione che dalle 23 del 31 dicembre alle 2 del primo gennaio si sono alternati su radio e tv locali per tenere assieme, a distanza, i tifernati, orfani del consueto concerto che fino al fine anno precedente avevano seguito in diretta sulla piazza.
Sensibilità intelligenza curiosità, intraprendenza, apertura verso il nuovo Fabio è tutto questo coniugato in musica.
PS Nota dell’autore. Forse avrete notato che non ho definito Fabio Battistelli “Maestro”. Anche se l’appellativo lo merita non soltanto per essersi diplomato al conservatorio ma per tutta la sua attività, mi ritengo modestamente suo amico di vecchia data oltre che suo ammiratore.