Elisabetta Bragagni: “Grazie al senso di responsabilità dei dipendenti”

L'amministratore delegato di Tratos illustra a TeverePost le misure di sicurezza adottate: “Salute interesse di tutti, senza non possiamo lavorare”

Elisabetta Bragagni

“I lavoratori, dopo un panico iniziale, si sono per la maggior parte dimostrati collaborativi e dobbiamo sicuramente al loro senso di responsabilità l’essere rimasti in attività. Non posso che ringraziarli”. Interpellata da TeverePost, l’amministratore delegato di Tratos Cavi Spa Elisabetta Bragagni Capaccini commenta così il comportamento dei dipendenti rispetto alla decisione dell’azienda di Pieve Santo Stefano di continuare la produzione anche dopo le restrizioni previste dal Governo. In particolare, il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo scorso ha limitato la possibilità di lavorare alle sole attività essenziali. La Tratos ha ottenuto il via libera in quanto, spiega Bragagni, “siamo fonitori della filiera essenziale, perché vendiamo cavi necessari alla manutenzione e installazione di tutto quel sistema che ci consente di accendere la luce, la televisione, alimentare gli ospedali e comunicare.”

L’amministratore delegato di Tratos ci mostra due lettere in cui viene richiesto all’azienda di non interrompere le forniture: una è della A2A di Milano, Bergamo e Brescia, municipalizzata che fornisce energia elettrica e gas, e l’altra è del Segretario di Stato per l’industria e il commercio del Regno Unito. A questo proposito Bragagni sottolinea: “Esportiamo più del 50% di ciò che produciamo a paesi che non meno di noi stanno vivendo questo dramma, quali ad esempio Inghilterra e Spagna, e umanamente parlando non vedo come si possa pensare che loro abbiano meno diritto di noi ad essere sostenute”.

Il tema della continuazione dell’attività da parte della Tratos aveva destato particolare tensione soprattutto nella prima fase. Allora la già accennata preoccupazione di diversi dipendenti era stata rilanciata dalla CGIL, dapprima in una nota del segretario della Filctem Gabriele Innocenti, che aveva parlato di produzione non essenziale che metteva a rischio oltre 200 dipendenti, e successivamente anche nell’intervista esclusiva rilasciata a TeverePost dal segretario provinciale Alessandro Mugnai. Sull’argomento erano intervenuti anche il PD di Pieve Santo Stefano e il consigliere comunale Giacomo Benedetti chiedendo una mediazione al sindaco Marcelli.

“Un periodo di chiusura di oltre un mese ci avrebbe segnato profondamente e non mi sento di esagerare a dire che sarebbe stato difficilmente sostenibile”, dice Bragagni, che ha anche la delega alla sicurezza per tutti gli stabilimenti. “Essenzialmente la salute collettiva è l’interesse di tutti, perché senza salute non possiamo lavorare, ma per stare in salute e riuscire a vivere oggi e domani è necessario preservare il nostro lavoro, cosa assolutamente non scontata in questi anni”.

Alla Tratos “stiamo impegnando molte energie, tempo ed idee per trovare soluzioni per lavorare in sicurezza, garantendo il distanziamento sociale e la pulizia”, aggiunge Elisabetta Bragagni, che poi entra nel dettaglio: “Intanto abbiamo ridotto parzialmente l’attività, oggi giriamo al 70% circa. Inoltre, tutti coloro che possono svolgere il lavoro da casa sono incentivati a farlo e sono forniti di tutti i mezzi. Le trasferte sono bloccate completamente sia in entrata che in uscita. Abbiamo distribuito mascherine di più tipologie, disponibii tramite i distributori automatici di DPI attivi 24 ore su 24, e abbiamo del personale incaricato della copertura ad ogni turno con carta velina di tastiere e pulsantiere che possano essere utilizzati da più persone. Abbiamo distribuito guanti, messo a disposizione e opportunamente segnalato in moltissimi punti degli erogatori con soluzione sanificante e scaglionato gli ingressi. Operiamo pulizie quotidiane su tre turni degli spogliatoi e dei bagni e tutti i giorni puliamo i tavoli di lavoro. Settimanalmente passiamo la macchina sanificante nei piazzali erogando soluzioni a base di cloro”.

Dal 25 marzo è poi prevista un’autodichiarazione quotidiana da parte dei dipendenti al momento di entrare negli stabilimenti: “Tramite la firma di un’autocertificazione, attestano di aver effettuato la misurazione della temperatura nella mezz’ora precedente all’ingresso e che la stessa risulta inferiore a 37; e di non avere parenti o conviventi con patologie o variazioni della temperatura non chiaramente diagnosticate”.

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