Effetto K(ovid) e i “Sei pezzi facili”: dal palco allo schermo

Gli iscritti al contest mandano loro video originali, Michele Corgnoli: "Situazione ideale per lanciare nuove idee"

6 pezzi facili

Foto di Effetto K

«Un altro cambiamento interessantissimo nelle idee e nella filosofia della scienza dovuto alla meccanica quantistica è il seguente: non è possibile prevedere esattamente cosa succederà in ogni circostanza», ha affermato il grandioso Nobel per la fisica Richard Feynman durante una delle sue lezioni universitarie, pubblicate in Italia da Adelphi con il nome di Sei pezzi facili. In questo momento storico in cui il legame con la scienza è quanto mai importante, è piuttosto difficile fare ogni tipo di programma, progetto, previsione, siano essi a lungo o breve termine, data la precarietà che pervade ogni ambito delle nostre esistenze, in particolare se riguardanti quella vita culturale che si basa sull’incontro, sulla condivisione degli spazi come veicolo artistico. Un’incertezza generale che inevitabilmente colpisce tutto e tutti data la durata ignota del prolungamento delle misure obbligatorie per contenere il virus, complicando le scelte e le decisioni dei promotori culturali rispetto un futuro da farsi.

L’8 aprile avrebbe dovuto essere la prima data della versione contest, che vede sfidarsi a suon di canzoni e racconti autobiografici artisti della zona e non, dell’ormai noto e sempre attesto format musicale valtiberino Sei pezzi facili: ideato con la collaborazione della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, ha visto salire nel suo main stage numerosi musicisti di rilevanza internazionale come Motta, Appino e la grande Nada, Bruno Dorella e Giovanni Succi, Cristiano Godano, Bugo. Le circostanze ne hanno però impedito un regolare svolgimento rimandato nella sua classica forma a data da destinarsi: «Difficile fare piani, assumere atteggiamenti decisi. Non sarà cosa di poche settimane» afferma Michele Corgnoli, parte attiva dell’associazione Effetto K e organizzatore delle serate che avrebbero dovuto svolgersi presso il Birrificio Altotevere. «Comincia a pesare il regime casalingo, ma c’è voglia di pensare alla ripartenza sebbene con calma, molta calma», afferma ancora Michele «e di dare importanza ai ricordi e alle memorie individuali e collettive. A volte è difficile concentrarci data la situazione, ma per lo stesso motivo è facile immergerci in un mare di pensieri, riflettere sui vari momenti della vita e immaginare un futuro da farsi. I tour sono cancellati e lo spettacolo dal vivo in generale è ovviamente la prima cosa ad essersi fermata. Ma non si è fermata la voglia di raccontarci! Sicuramente stare in casa è anche l’occasione per risentirsi con collaboratori, amici, artisti, per farci compagnia e per ripensare anche a progetti passati, come fare le pulizie di casa e mettere mano a progetti che erano rimasti bloccati o solo detti. L’aria che si respira non è l’ideale per datare e programmare, ma è ottima per renderci conto di quanto le arti ci vengano in soccorso: se non ci fosse musica da ascoltare, se non ci fossero libri da leggere o film da guardare, cosa faremmo in questo momento?».

Una considerazione quanto mai importante e attuale quest’ultima: forse mai prima d’ora le persone appartenenti a ogni fascia di età hanno avuto tanto tempo libero da poter dedicare alla cultura, che torna ad essere protagonista delle nostre esistenze ricoprendo una vasta gamma di ruoli all’interno dell’economia di un tempo esclusivamente domestico. Il tour virtuale di un museo diviene passatempo per alcuni e riscoperta di antiche passioni per altri, l’ascolto di un disco è un piacevole sottofondo oppure compagnia per balli da cucina, sfogliare le pagine di un libro seduti nel terrazzo sotto il sole o dentro la vasca da bagno è tornato ad essere un piacere calmo e rilassante. Viene davvero da chiedersi come sarebbero le nostre giornate senza queste arti che ci riempiono gli istanti e forse un nuovo e più grande valore verrà giustamente e finalmente attribuito ai prodotti dell’intelletto.

In questa abbondanza di tempo non c’è solo passiva fruizione della cultura, ma creazione attiva e generazione di nuove prospettive: «: «Ci piacerebbe lavorare in diverse direzioni, cambiando il paradigma alla base delle nostre attività: ad esempio, per Sei pezzi facili, vorremo offrire una bella versione delle canzoni e dei racconti di vita, fruibile dal web. Una di queste è anche cambiare il paradigma di 6 pezzi facili per offrirne una bella versione fruibile dal web. Piuttosto che fare un amarcord di cose fatte in passato per riempire pagine, abbiamo chiesto agli iscritti al contest di mandare loro video originali essendo questa la situazione ideale di un percorso per riflettere sul tempo, cogliendo l’occasione per fare qualcosa di nuovo». Nella pagina Facebook di Effetto K oltre che nel profilo Instagram possiamo infatti già trovare alcuni video girati dai partecipanti al contest accompagnati da queste parole: «In questi giorni fatti di divani e preoccupazioni, il potere delle canzoni ci traghetta attraverso i ricordi. In questi giorni limitati e distanti, cerchiamo, nelle arti e nei linguaggi artistici, risposte che non troviamo altrove».

Vi lasciamo quindi invitandovi a seguire i link qui sopra per la visione del contest e a lasciarvi trasportare dalle note dei musicisti, che vi traghettino nei ricordi e vi trasportino altrove. Per passare in loro compagnia un po’ di questo tempo libero che per quanto più abbondante non è certo meno prezioso, e per riflettere sul valore di queste arti che ci accompagnano; o magari, come suggerisce Michele, «anche per pensare al vostro #pezzofacile: qual è quella canzone che racconta di voi e del vostro vissuto, quella melodia o quel testo che vi sono entrati nel corredo genetico, quella musica che si è attaccata a memorie ed è capace di rievocarle? Quello è un pezzo facile».

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