Da Arezzo, ieri sera, è arrivata la notizia della citazione diretta a giudizio dei tre dirigenti di Anas Spa indagati dalla Procura per la chiusura del viadotto Puleto lungo la E45. Il sequestro dell’infrastruttura, situata al confine tosco-romagnolo, avvenne il 16 gennaio del 2019 per le cattive condizioni in cui versavano alcune sue parti.
Stando alle dichiarazioni riportate dai principali media del capoluogo, per il procuratore Roberto Rossi i tre dirigenti Antonio Scalamandre, Massimo Pinelli e Mauro Petrone avrebbero “omesso di provvedere, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, affinché venissero eseguiti i lavori necessari al fine di rimuovere il pericolo costituito dal cattivo stato di conservazione del viadotto medesimo, derivante da carenza assoluta di manutenzione dello stesso.”
Le attività della Procura presero il via dopo che un cittadino, tempo addietro, diffuse in rete un filmato amatoriale che testimoniava il cattivo stato di manutenzione del viadotto. Successivamente, tramite una serie di perizie, è stato accertato che le condizioni precarie erano “rese palesi ed evidenti dal degrado delle parti strutturali” che si manifestava “con distacchi e scopertura dei ferri longitudinali o di parete, ossidati e con sezione degli acciai parziali e in alcuni casi la messa fuori funzione di alcune barre dell’armatura”. In sostanza “gli apparecchi di appoggio delle travi dell’impalcato risultavano ancorate a baggioli in cemento armato fortemente degradati”.
Il provvedimento di chiusura di Rossi causò un blocco totale del traffico in superstrada durato un mese, nel quale si verificarono inevitabili disagi alle comunità interessate dal percorso oltre a un notevole danno per l’economia. Nel frattempo, nonostante la riapertura e i primi interventi messi in campo da Anas, la situazione del Puleto rappresenterebbe tuttora un pericolo. A dirlo sono i risultati dell’ultima perizia richiesta dal gup di Arezzo all’ingegner Vincenzo Laudazi dell’Università di Pisa, nella quali si parla di “distacchi” e di “elevato rischio sismico” della zona in cui insiste la struttura.