Sono trascorse solo un paio di settimane dal decimo anniversario del crollo della diga di Montedoglio, ma per la Valtiberina è già tempo di ricordare un’altra amara vicenda che portò una delle principali infrastrutture del territorio alla ribalta delle cronache nazionali. Il 16 gennaio di due anni fa la superstrada E45 fu interdetta al traffico a causa della decisione della Procura di Arezzo di porre sotto sequestro il viadotto Puleto, al confine tosco-romagnolo, a causa del “rischio di collasso della struttura”.
Dal web all’inchiesta della Procura
La vicenda prese vita a seguito della diffusione in rete di alcune foto e video da parte di un cercatore di funghi di Pieve Santo Stefano. Nelle immagini si mostravano le condizioni di degrado del basamento di uno dei piloni che sorreggono il viadotto, il cui sgretolamento in superficie aveva portato alla luce i ferri del cemento armato. Il post del pensionato divenne virale nel giro di poche ore, sulla scia dell’indignazione popolare conseguente ai tragici fatti del ponte Morandi di Genova dell’agosto precedente.
Dopo aver esaminato il materiale, il pm aretino Roberto Rossi sottolineò la necessità di “accertare una situazione critica sotto molti aspetti, situazione che a detta dei consulenti potrebbe comportare un rischio di collasso dell’intera struttura” invitando quindi al gip a disporre il sequestro preventivo del viadotto e la chiusura della E45 tra gli svincoli di Valsavignone e Canili di Verghereto. Un colpo durissimo nella pur costantemente tribolata storia di questa arteria stradale che, senza pedaggio, collega la Romagna con l’Autosole a Orte dopo aver attraversato uno spicchio di Toscana e tutta l’Umbria.
Il provvedimento, di fatto, divise letteralmente in due il centro Italia dando origine ad una serie di gravissimi disagi principalmente economici, con gli autotrasportatori costretti a rivedere totalmente il proprio itinerario e le stazioni di servizio praticamente costrette allo stop, ma anche sociali essendo stato interrotto l’unico collegamento esistente tra la Valtiberina e la Valle del Savio. A tal proposito, la vicenda contribuì a puntare nuovamente i riflettori sull’annosa questione dell’assenza di viabilità alternativa, con la vecchia Tiberina 3Bis tutt’oggi chiusa a causa di frane e smottamenti che l’hanno resa impraticabile nel breve tratto che collega Valsavignone e Canili.
Il ‘lockdown’ della superstrada è proseguito fino al 13 febbraio, quando c’è stata la riapertura parziale del Puleto per i veicoli con peso complessivo non superiore alle 30 tonnellate. La vicenda portò alla visita in Valtiberina dell’allora ministro Danilo Toninelli, il quale ipotizzò un ripristino totale del viadotto entro 30-40 giorni (cosa che non è avvenuta). Le successive nuove perizie coordinate dal professor Claudio Modena portarono alla conclusione che non vi erano elementi sufficienti per decretare la pericolosità del pont. A partire dal 3 ottobre, dopo oltre 250 giorni dalla chiusura, sul viadotto fu ripristinato anche il traffico dei mezzi pesanti.
Puleto e 3Bis, la situazione attuale
A due anni di distanza sia le vicende della E45, sia quelle della Tiberina 3Bis non hanno ancora avuto un epilogo. In questo momento sono ancora in corso le opere di ripristino del Puleto e dell’altro viadotto adiacente Tevere IV nell’ambito del maxi intervento da 2 milioni e mezzo di euro coordinato dal gestore Anas Spa. È di un mese fa, inoltre, la notizia che tre dirigenti della società andranno a processo poiché avrebbero “omesso di provvedere, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, affinché venissero eseguiti i lavori necessari al fine di rimuovere il pericolo costituito dal cattivo stato di conservazione del viadotto medesimo, derivante da carenza assoluta di manutenzione dello stesso.” Maggiori dettagli sulla vicenda sono disponibili al seguente link.
Sul fronte della Tiberina 3Bis, infine, la Regione ha da tempo stanziato le risorse per un progetto di ripristino che avrebbe dovuto prendere il via alla fine della scorsa estate (qui tutte le informazioni). Dopo mesi di immobilismo e burocrazia, sembrerebbe finalmente essere arrivato il momento di aprire i cantieri anche sulla ex Provinciale, passata anch’essa ad Anas. Il sindaco di Pieve Santo Stefano Claudio Marcelli, ieri, ha commentato così la questione: “In questi due anni tanta ‘burocrazia’ ha fatto il suo corso, voglio dire che però l’impegno dell’amministrazione comunale non è mai venuto meno. Proprio in questi giorni si stanno concludendo gli iter autorizzativi per il nuovo progetto (1*stralcio di 1,3km) che potranno permettere di poter attivare le procedure di affidamento lavori da parte di Anas”. Lo scorso ottobre avevamo raggiunto Valsavignone per un reportage sulle condizioni precarie della 3Bis (qui il link).