«Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora» scriveva la piccola Anne Frank in uno dei diari più tristemente famosi mai scritti dal genere umano per il genere umano. Parole dolci, semplici e piene di speranza come un’adolescente è capace di scrivere: parole spontanee e schiette che non nascondono una profonda amarezza, eppure ci fanno riflettere sul valore della vita, soprattutto se associate al momento storico in cui furono scritte. Un momento certamente diverso e pressoché imparagonabile al presente, ma con cui possiamo riscontrare numerose e non sempre felici analogie. Queste parole ci permettono però di ragionare anche su un altro elemento molto importante che è il contenitore: quella forma del diario che implica la conservazione, la memoria, il sincero desiderio che un autore ha di tramandare, sia per ragioni storiche, sia per bisogni intimi e strettamente personali oppure entrambi e più motivi.
Il piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano è un prezioso e potenzialmente infinito contenitore per storie non più segrete eppure estremamente confidenziali, senza regole e senza tempo quindi eterne ed esemplari, attraverso cui ci si può muovere aprendo cassetti fisici e digitali per sfogliare pagine di antichi e moderni diari e leggere le più variegate lettere. Come quella che abbiamo ricevuto da Marco Pellegrini, portavoce dei fatti e dei pensieri che circolano nell’architettura organica, attualmente chiusa ma non certo immobile, di questo piccolo e importantissimo museo:
«Il momento in cui si paga il biglietto di ingresso è quello in cui fisicamente si accede in un museo. Ma se le porte sono chiuse? Se non c’è nessun biglietto da acquistare e nessun museo da visitare? Che fare?
In questo periodo così difficile, in cui anche le istituzioni culturali si trovano a fare i conti con chiusure prolungate e incertezza, volevamo dare un segnale forte alle persone ma anche a tutti gli altri musei, come a dire: “noi ci siamo”. Per questo motivo abbiamo promosso varie iniziative fin dai primissimi giorni di quest’emergenza, portando online il nostro museo e cercando, per quanto possibile, di farlo vivere anche in questo periodo pur con nuove modalità, dando così modo alle persone di ascoltare le sue storie e facendolo al contempo conoscere anche a chi non è ancora mai venuto in visita, così da stimolare nuovi visitatori che potranno poi decidere di venire a farci visita di persona quando le cose torneranno alla normalità.
Una delle iniziative che abbiamo promosso, una di quelle che ci sta più a cuore, è legata proprio a quel gesto simbolico dell’acquisto del biglietto, gesto che permette alle istituzioni museali di stare aperte e di sostenersi; per questo motivo il Piccolo museo del diario, chiuso come tutti i musei d’Italia, ha lanciato ai suoi visitatori affezionati e potenziali un’azione di sostegno che ribalta le parti e rovescia i ruoli. Con Regala un biglietto al tuo museo del cuore abbiamo invitato tutti a far sentire il proprio affetto e la propria vicinanza al proprio museo del cuore nel suo periodo più difficile e incerto; perché noi, come gli altri, ci stiamo organizzato per ripartire, ci reinventiamo online come detto, preparandoci così a quel momento magico in cui le porte si riapriranno, le nostre storie si rianimeranno e i nostri visitatori torneranno a emozionarsi ancora. L’abbiamo pensata come un’azione da replicare in tutti i musei, cui va il nostro invito a condividere questa iniziativa.
Un’altra azione concreta pensata per rimanere vicini ai nostri amici e visitatori è stata quella di potenziare e rilanciare il nostro bookshop; per tutti coloro che vogliono trascorre questo periodo di quarantena in compagnia delle nostre storie infatti, se a Pieve Santo Stefano siamo chiusi, online siamo sempre aperti e operativi, in particolare con il nostro negozio online nel quale le persone potranno scegliere fra le decine di storie pubblicate in questi anni, uno dei modi più belli per sostenere l’Archivio e il Piccolo museo del diario.
Questo quanto fatto sul piano operativo; sul fronte dei contenuti invece sono state tre le iniziative che abbiamo messo in campo aprendo così, idealmente, le nostre porte: abbiamo iniziato il 21 marzo con il ciclo Italiani in quarantena, diari dall’isolamento: ogni tre giorni condividiamo nella nostra pagina facebook una storia spesso inedita che ci racconta di altre quarantene e di altri isolamenti della nostra storia. Ci piace immaginare che, in uno dei momenti più difficili per il nostro Paese, possano essere proprio le memorie custodite qui nella Città del diario a tenere compagnia a tutte le persone chiuse nelle proprie case. Questi straordinari testi, di un’attualità disarmante, sono oggi disponibili in questa pagina.
L’altra iniziativa, che abbiamo lanciato il 6 aprile e che è tutt’ora in corso, è Manuale di sopravvivenza: dal 6 aprile stiamo raccontando Terra matta in maniera nuova e insolita, grazie alla rilettura e interpretazione fatta da Mario Perrotta dell’epopea di Vincenzo Rabito, uno dei testi più emblematici e rappresentativi dell’Archivio diaristico nazionale nonché una delle tappe più simboliche e amate del Piccolo museo del diario.
Il ciclo Manuale di sopravvivenza (così lo abbiamo chiamato, per ricordare la definizione che di Terra matta fece Andrea Camilleri) si concluderà fra pochi giorni. Molte persone ci hanno seguito in queste settimane nel canale YouTube dell’Archivio; molti altri ci hanno ascoltato su Rai Radio 3, dov’è andata in onda un’antologica. Un progetto che ci ha accompagnato in questi giorni di quarantena forzata nella vita di un uomo che ha passato un secolo a combattere storie di ordinaria meschinità, trascorrendo poi 7 anni di quella sua maletrata e molto travagliata e molto deprezata vita chiuso in una stanza, con la sua Olivetti Lettera 22, da dove ci ha raccontato la sua storia e quella della sua terra, regalandoci un testo unico divenuto ben presto con Einaudi un caso editoriale. Non potendo, in questo periodo, ospitare le persone nella stanza dedicata a Rabito qui nel museo, abbiamo voluto raggiungerle nelle loro case e regalare loro tutta la sua storia, quindici minuti al giorno.
L’ultima di queste tre iniziative è stata l’appello (proprio come quello lanciato per la prima volta nel lontano 1984 dal nostro fondatore Saverio Tutino) rivolto a tutti gli italiani a non buttare quaderni di ricordi, lettere d’amore dei nonni, carte ingiallite piene di storie personali che potrebbero ritrovare nelle proprie case in questo periodo di quarantena in cui molti hanno approfittato del tempo a disposizione per sistemare soffitte, garage e cantine; a tutti questi testi dobbiamo garantire un futuro diverso. L’Archivio dei diari di Pieve in 36 anni ha raccolto più di 8500 di queste testimonianze, abbiamo dato nuova vita a queste scritture e oggi questo immenso patrimonio di vite di carta rappresenta il più importante luogo di memoria privata italiana; uno spaccato straordinario e intimo della nostra Storia, letta e vissuta attraverso le singole storie delle persone comuni.
È qui che aspettiamo tutti i lettori di TeverePost e gli amici della Valtiberina, perché sappiamo che sono ancora molti quelli che non hanno mai visitato l’Archivio e il Piccolo museo del diario».
Maggio 2020, Marco Pellegrini per Archivio diaristico nazionale e Piccolo museo del diario
Un invito alla partecipazione attiva da parte della cittadinanza valtiberina dunque, sia nella fruizione in quanto visitatori (ancora per un po’ soltanto virtuali) delle parole, delle memorie, delle testimonianze conservate al Piccolo museo, che in una più diretta trasmissione del sapere. Uno stimolo a produrre o conservare quella immensamente positiva condivisione del sapere sotto forma di lettera o diario che si fa anche strumento di guarigione: per curare e curarsi da quei sintomi così spesso poco augurabili della dimenticanza, al fine di ricordare e non ripetere errori evitabili, ripercorrendo tappe di altri e tentare di rendere migliori le nostre, spianando la via per memorie di bellezza e non soltanto di miseria.