Cure intermedie, a settembre-ottobre si riparte con più posti letto

A seguito della nota dello Spi Cgil che chiede la riattivazione immediata del servizio, TeverePost ha fatto il punto della situazione con il direttore della zona-distretto Evaristo Giglio

Ospedale di comunità

I locali dell'ospedale di comunità, attualmente adibiti a Obi Covid, non torneranno ad ospitare le Cure intermedie

“Le Cure intermedie hanno una funzione essenziale, per tutti ma soprattutto per le persone anziane che dopo il ricovero ospedaliero non sono ancora nella condizione di avere una soluzione idonea al proprio domicilio”. Partendo da questa considerazione, la sezione valtiberina del Sindacato Pensionati della Cgil ha rivolto nei giorni scorsi un appello all’azienda sanitaria Toscana Sud Est: “L’emergenza Covid ha fatto venir meno i posti letto disponibili nell’ospedale di Sansepolcro. Adesso questo reparto deve essere riaperto”, si legge nella nota diramata dallo Spi, secondo cui le cure territoriali “erano carenti prima ma adesso rischiano di giungere al collasso”. Serve quindi “una correzione di rotta” perché non ricada sulle famiglie “un peso di ordine socio-sanitario del quale la sanità pubblica deve farsi carico”.

Come noto, infatti, le misure di contrasto alla diffusione del coronavirus nell’ospedale di Sansepolcro, descritte a TeverePost dal direttore del presidio Nilo Venturini, hanno portato all’utilizzo dei locali dell’ospedale di comunità per le procedure di osservazione breve (Obi Covid) in cui testare chi manifesta sintomi sospetti nella fase di pre-triage. Per un aggiornamento sulle prospettive di riattivazione del servizio di Cure intermedie, il nostro giornale ha contattato ieri il dottor Evaristo Giglio, direttore della zona-distretto Arezzo-Casentino-Valtiberina,

“L’emergenza Covid”, ha dichiarato, “ha fatto emergere con forza il ruolo delle Cure intermedie, presidi sanitari territoriali, da vari anni in realtà previsti nei Piani sanitari regionali, ma di fatto rimasti fin qui come posti più utili e funzionali alla dimissione rapida dall’ospedale che a un vero e proprio livello di cure pensate a cavallo tra la dimissione stessa e il rientro a casa”. Da questa rinnovata consapevolezza deriva il potenziamento delle Cure intermedie previsto dall’ordinanza regionale n. 49, emanata durante l’emergenza, che indica un nuovo standard per i posti letto, innalzando il minimo a 0,40 per ogni 1.000 residenti. Per la Valtiberina però il rapporto sarà maggiore: “La direzione aziendale della Sud Est, d’intesa con il sottoscritto”, ha detto il dottor Giglio, “ha deciso di favorire le aree più decentrate, pertanto a fronte degli attuali 14 posti, noti come ospedale di comunità, che ricalcherebbero lo standard citato, ho indicato al direttore generale D’Urso un numero di 20 posti letto delle nuove Cure intermedie per l’articolazione territoriale della Valtiberina”. La proposta è stata accettata e il modulo sarà collocato all’interno dell’ospedale. Ma quali sono le tempistiche? Per rispondere a questa domanda bisogna tenere conto dei lavori in corso che hanno portato negli ultimi mesi allo spostamento del reparto di medicina: “Appena la medicina tornerà nell’area in fase di ristrutturazione”, ha spiegato il direttore della zona-distretto, “le Cure intermedie saranno collocate nell’area in cui attualmente insiste la medicina. Credo che a settembre-ottobre i posti potrebbero essere attivi”.

Il dottor Giglio ha infine dettagliato il profilo dei pazienti che saranno accolti nel nuovo modulo: si tratta sia di “dimessi dall’ospedale che non sono ancora pronti al rientro a domicilio o in Rsa”, sia di “portatori di patologie croniche che si trovano a casa, le cui condizioni di salute non permettono la permanenza a domicilio ma il cui profilo clinico può trovare una risposta appropriata non già nei posti letto ospedalieri, in sostanza per acuti, ma nei posti di cure nei quali la sorveglianza medica integrata tra medici di medicina generale e specialisti, insieme ad un’équipe infermieristica professionalmente preparata, dovrà garantire la loro presa in carico”.

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