Per la rubrica Valtiberini nel mondo oggi raccontiamo la storia di Cristian Poliziani, giovane ingegnere pievano dottorando in ingegneria dei trasporti all’Università di Bologna: fra poco più di due settimane si trasferirà in California insieme alla fidanzata Chiara Maestri per proseguire il suo percorso nel settore della ricerca. Dopo una prima esperienza di sei mesi nel 2020, ora il trasferimento negli Stati Uniti per un contratto post dottorato in un prestigioso laboratorio di ricerca nella Silicon Valley mentre Chiara, laureanda magistrale in biotecnologie industriali, porterà avanti un tirocinio nell’ambito della ricerca tumorale.
Cristian, qual è stato il percorso che ti ha portato al mondo della ricerca?
Appena terminate le superiori sono andato a Bologna dove mi sono laureato in ingegneria civile, prima in triennale poi in magistrale. Ho avuto poi la fortuna di vincere subito dopo la borsa di dottorato, percorso iniziato tre anni fa, fra due settimane ci sarà la presentazione finale. Mi sono specializzato nell’ingegneria dei trasporti, ci occupiamo della simulazione dei trasporti di una città a livello dettagliato, andiamo a simulare lo spostamento delle singole persone nell’arco delle 24 ore per riprodurre il traffico della città e stimare gli impatti ambientali ed energetici del traffico in una certa area di studio. Tutto ciò serve ai comuni e agli enti pubblici per decidere cosa fare nel futuro e serve alle aziende private e sviluppatori di tecnologie per testare i loro prodotti sulla base dello scenario che noi costruiamo, molto sensibile ai cambiamenti. Nel mio percorso sono stato seguito da due docenti, il prof. Federico Rupi e il prof. Joerg Schweizer, mi hanno seguito molto e con loro si è creato un bel rapporto.
Nel 2020 la prima esperienza di sei mesi negli Stati Uniti
Il mio corso di dottorato prevede sei mesi di ricerca all’estero. Uno dei miei due professori aveva dei contatti in Germania e in California, dove poi mi sono trasferito. Il mio docente aveva contatti con una realtà che si occupava, come noi, di simulazione del traffico nelle loro città. Sono andato con la San Josè State University nella San Francisco bay area, sono stato coinvolto in un progetto di un azienda no profit. Il responsabile del progetto, docente dell’MBA department alla San Josè, mi ha ospitato come sponsor. Ho vissuto la cultura lavorativa degli americani, molto spinta e dinamica. Sono andato a gennaio 2020, quando ancora la pandemia era lontana. Successivamente è iniziata l’emergenza anche in America, ci sono state alcune misure restrittive, ma non come quelle in Italia. Dal giorno che è stato dichiarato lo stato d’emergenza per due settimane siamo stati rinchiusi in casa, dopo queste due settimane tutto è tornato più o meno a regime. All’inizio c’è stata un po’ di paura, i tamponi costavano tantissimo, circa 3 mila dollari.
Fra qualche giorno ti trasferirai in California. Nello specifico, di cosa ti occuperai?
Mi occuperò di simulazioni del traffico, lo farò in un contesto più ampio e meno dettagliato rispetto a quello che ho portato avanti a Bologna. In zone così ampie è molto difficile studiare gli spostamenti degli individui in maniera troppo dettagliata. Inizialmente mi occuperò della zona relativa alla bay area di San Francisco, circa 18 mila chilometri quadrati. Nel laboratorio di ricerca in cui andrò hanno già calibrato un modello, cercheremo di ricostruire scenari ipotetici per incrementare il servizio di trasporto pubblico, ancora poco utilizzato dalle persone. Seguirò anche un altro progetto relativo alla città di New York, molto impegnativo ma altrettanto interessante. Per ora ho il contratto di un anno rinnovabile, nel frattempo vedremo se ci sarà la possibilità di avere qualche contatto con l’università per qualche docenza.
Qual è la parte più interessante del tuo lavoro?
C’è sempre molta soddisfazione, soprattutto nel pubblicare su riviste importanti e di prestigio. Dal punto di vista pratico, è bello sviluppare degli strumenti che in futuro potrebbero diminuire gli impatti dei trasporti, una grande fetta dell’inquinamento del pianeta è dovuto a questi, dall’altra parte gli strumenti di simulazione che mettiamo a punto permetteranno di sviluppare e studiare al meglio tecnologie per migliorare l’esperienza degli utenti. È molto soddisfacente creare strumenti che in futuro miglioreranno l’esperienza di viaggio delle persone.
Qual è l’aspetto più bello di condividere in due questa esperienza all’estero?
Cristian: i sei mesi trascorsi nel 2020 sono passati velocissimi, con i mezzi che abbiamo a disposizione oggi è stato facile rimanere in contatto e abbiamo sentito poco la mancanza. Tornare per una seconda volta da solo sarebbe stato più impegnativo, in due è più facile ambientarsi ed entrare nella mentalità americana. Sicuramente i primi mesi sarà facile, ma non bisognerà sottovalutare il fatto che ci saranno dei momenti in cui sarà complicato e difficile, soprattutto perché saremo in un paese diverso dal nostro, ma faremo di tutto per rimanere uniti come abbiamo fatto fino ad oggi.
Chiara: stiamo insieme da più di 8 anni, partire insieme ci permette di continuare questo percorso in un paese del tutto nuovo. È bello vedere come andrà la nostra storia all’estero, sarà sicuramente una bella esperienza per entrambi.
Come vi state organizzando per la partenza?
Chiara: per Cristian è stato molto più facile ottenere il visto rispetto alla prima volta, lo aveva già ad ottobre. Per me è stato difficile ottenerlo e, soprattutto, trovare uno sponsor. Sia io che l’azienda in cui andrò per il mio tirocinio dovevamo soddisfare dei requisiti. Ora, dopo aver sistemato gli aspetti burocratici abbiamo prenotato casa e volo, rimane solo la partenza.
Cristian: per me è stato più facile, l’azienda per cui andrò a lavorare mi ha sponsorizzato e le procedure sono state più semplici. Il foglio di entrata negli Stati Uniti deve essere firmato dal console italiano, prima di partire si deve obbligatoriamente prenotare un colloquio da fare in presenza. La prima volta negli Stati Uniti è stato difficile anche per me, c’erano tante procedure che non conoscevo bene, ora molte cose sono più chiare.
Cosa vi aspettate da questa esperienza? E per il futuro, avete progetti?
Chiara: sono partita con l’idea di voler fare un tirocinio all’estero. In California porterò avanti un tirocinio nell’ambito della ricerca tumorale nella zona della Silicon Valley. Penso che sarà molto importante per la mia carriera e per aumentare le mie conoscenze in questo settore. Sono curiosa soprattutto di vedere le strumentazioni che usano, so che sono davvero all’avanguardia. Questa esperienza sarà importante non soltanto per l’apprendimento, ma anche per la mia crescita personale. Dopo la laurea, spero di poter continuare nella ricerca in ambito tumorale, in università o in azienda.
Cristian: dal mio punto di vista, sono curioso di andare a lavorare in questo laboratorio che è veramente un centro molto prestigioso, per me è un onore, è uno dei centri di ricerca più famosi al mondo. All’università di Bologna continuerò ad essere tutor di alcuni corsi, proseguirò così l’esperienza didattica universitaria che mi interessa molto. Per me è importante fare sempre il massimo, ciò che verrà in futuro sarà sicuramente qualcosa di positivo.