È passato oltre un anno da quando, il 13 marzo 2020, è stato individuato il primo paziente positivo al Sars-Cov-2 in Valtiberina, a Badia Tedalda. Da quel giorno, nel giro di breve tempo, la pandemia avrebbe iniziato a colpire anche tutti gli altri comuni della vallata. Con il passare dei mesi e l’arrivo delle temute varianti, anche le zone inizialmente risparmiate dal virus hanno dovuto fare i conti con un nemico invisibile, subdolo e difficile da individuare se non attraverso un’importante opera di monitoraggio da parte del mondo della sanità.
In questo periodo di emergenza gli operatori hanno dovuto imparare – in pochissimo tempo – a convivere con il virus, con le difficoltà che tutto questo ha comportato anche in termini di organizzazione delle attività di tracciamento dei casi e dei contatti. Oggi, tuttavia, l’azienda sanitaria ha saputo innalzare i livelli di protezione adottando regole stringenti e promuovendo una serie di iniziative rivolte alla comunità per favorire la limitazione dei contagi. Di questo e di altri temi legati alla pandemia nel nostro territorio abbiamo parlato con il dottor Riccardo Conti, responsabile del Dipartimento della Prevenzione zona Valtiberina della USL Toscana Sud Est.
Qual è stato il vostro approccio all’emergenza?
La pandemia ci è caduta addosso velocemente lo scorso anno dalla Cina. Quasi un fulmine a ciel sereno. All’inizio il nostro Paese, come del resto tutti gli altri, era evidentemente poco preparato a fronteggiare un’emergenza mai vista. Poi ci siamo attrezzati mettendo in piedi i vari meccanismi di monitoraggio e in particolare quello del drive through.
Quando e perché avete adottato questo meccanismo?
Nel nostro territorio, inteso come Toscana Sud Est, siamo stati tra i primi a mettere in piedi queste procedure per monitorare i contagi nel comune di Badia Tedalda, sede di uno dei primi focolai. L’obiettivo di tale sistema era innanzitutto quello di velocizzare il prelievo dei tamponi: è cruciale fare tanti tamponi con risposta veloce, al fine di bloccare immediatamente persone anche senza sintomi. Con un’elevata quantità di tamponi, eseguiti con estrema velocità, siamo in grado di contrastare il virus o quantomeno arginarlo. Successivamente abbiamo messo in piedi tutta la procedura per i positivi individuati, i quali vengono segnalati alla Prefettura così da aggiornarli quotidianamente su chi era positivo o in quarantena.
Oggi la carenza di tamponi e reagenti può dirsi superata.
Inizialmente c’è stata una prima fase di assetto nell’organizzazione dei controlli, ma nel tempo la situazione è migliorata notevolmente. Adesso i tamponi ci sono e si possono fare in quantità elevate e nel giro di poco tempo. Noi abbiamo liste di attesa zero per i tamponi, o al massimo un giorno in base a quando perviene la richiesta. Chiaramente chi ha sintomi e qualche problema di salute viene sottoposto immediatamente a un primo controllo. Anche l’ospedale dà risposte molto celeri.
Quanti tamponi vengono effettuati al Foro boario?
A livello di numeri, siamo in grado di organizzare dei drive anche da 300-400 tamponi giornalieri, soprattutto quando ci sono contagi che coinvolgono le scuole. Ovviamente le quantità variano in base ai giorni (le richieste di tamponi vengono formalizzate dai medici, dalle scuole e da noi stessi), ma in sostanza oggi il sistema di monitoraggio ha raggiunto un grado di efficienza importante.
Lo scorso febbraio in Valtiberina c’è stata la campagna “Territori sicuri”, qual è stato il bilancio di questo screening a tappeto?
In alcune zone di confine, e in particolare qua da noi, è stato organizzato un controllo di massa poiché si sono registrati molti casi di varianti, soprattutto inglese e brasiliana, nei comuni dell’Umbria. Per organizzare questa iniziativa abbiamo trovato il supporto dei sindaci e delle amministrazioni locali, ma anche della protezione civile e delle associazioni locali che ci hanno dato ampio aiuto e collaborazione e ai quali va il nostro ringraziamento. Durante le giornate di controlli presso il palazzetto sono stati individuati vari asintomatici. Credo sia stata un’iniziativa tutto sommato positiva e gradita da parte della cittadinanza. Per noi è stato un impegno notevole, e un altro ringraziamento va al laboratorio di Arezzo, uno dei più efficienti della Toscana, che lavora giorno e notte per processare i tamponi.
Da una decina di giorni in Valtiberina, e in particolare a Sansepolcro, si sta registrando un repentino aumento dei positivi. Da cosa dipende?
Un aumento dei contagi è probabilmente legato al fatto che nel nostro territorio stanno circolando alcune varianti, che sono estremamente infettive rispetto al virus normale. Si è trattato quasi sempre di casi che hanno coinvolto interi nuclei familiari, nel giro 24-48 ore si possono infettare anche i contatti stretti. È importante fare molta attenzione.
Capitolo vaccinazioni: come si è organizzata l’azienda nel nostro territorio?
Come avvenuto con i tamponi, abbiamo attrezzato nel giro di pochissimo tempo il Foro boario per fare i vaccini. Abbiamo dato avvio alla campagna seguendo le disposizioni della Regione Toscana, cercando di fare del nostro meglio sulla base dei vaccini che ci arrivano. Oltre al Foro boario, dove si svolgono le vaccinazioni ‘di massa’, abbiamo attrezzato anche il Distretto ed ora anche i medici di famiglia possono procedere con le somministrazioni. Alcuni soggetti estremamente gravi vengono vaccinati a domicilio attraverso le Usca, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale. La speranza è che la campagna vaccinale prenda ancora più il via permettendoci di effettuare un numero sempre maggiore di somministrazioni. L’ideale sarebbe riuscire ad avere l’immunità di gregge entro l’inverno. In ogni caso, possiamo dire che la macchina organizzativa locale ha funzionato.