Covid e lavoro: turismo e commercio a picco. I dati provinciali

Il report della Camera di Commercio: donne e giovani le categorie più penalizzate. In Valtiberina -19,3% sugli avviamenti al lavoro

Foto: pagina Facebook Regione Toscana

Nel pomeriggio di lunedì la Camera di Commercio di Arezzo-Siena ha diffuso un esaustivo report dove viene illustrata la situazione del mercato del lavoro in provincia di Arezzo. I dati diffusi dall’ente, che testimoniano una situazione inevitabilmente condizionata dalla pandemia e dalle relative misure economiche adottate negli ultimi dodici mesi, sono stati analizzati e commentati dal segretario generale della Cdc Marco Randellini e dalla vicepresidente vicaria Anna Lapini.

“Nel corso del 2020 l’emergenza sanitaria e la sospensione delle attività di interi settori hanno rappresentato anche per la nostra provincia uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e sul mercato del lavoro – esordisce Lapini – La situazione dopo il lockdown della scorsa primavera ha visto un’accentuata differenziazione dei diversi settori che sono stati colpiti in maniera fortemente eterogenea. Gli effetti più negativi si sono avuti soprattutto sul settore del turismo e su alcuni comparti del commercio al dettaglio e dei servizi ed hanno interessato maggiormente, in generale, le donne, i giovani e gli stranieri. Si tratta delle categorie che più spesso occupano posizioni lavorative meno tutelate, per giunta nei settori e nei tipi di impresa che sono stati investiti più duramente dalla crisi.”

Il segretario della Camera sottolinea invece come “nel secondo trimestre 2020 si sia assistito ad un crollo dell’attività economica, seguito da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative, nel terzo trimestre e una nuova riduzione nel quarto dovuta alla recrudescenza della diffusione dei contagi.” “Il numero di persone rimaste senza lavoro è considerevole – aggiunge – soprattutto a seguito delle cessazioni dei contratti a termine non rinnovati e del venir meno di nuove assunzioni in un generalizzato clima di “sospensione” delle attività, ad iniziare proprio da quella della ricerca di lavoro.”

“Il calo dell’attività e dell’occupazione si è concentrato nei servizi e ha avuto effetti ridotti nella manifattura. Nella nostra provincia sono comunque presenti oltre 145 mila occupati, per l’80% dipendenti ed il restante 20% indipendenti. Rispetto al 2019 si sono persi 870 posizioni lavorative, -0,6% in termini relativi. L’andamento non è stato però omogeneo: come già osservato a livello nazionale, la crisi occupazionale si è scaricata particolarmente sulla categoria degli occupati indipendenti (-18,3%), mentre per i dipendenti si è registrato addirittura un aumento del 5,1%, attribuibile probabilmente all’azione congiunta delle mancate uscite derivanti dalle misure di “protezione” (divieto di licenziamento e interventi di sostegno) ed alle maggiori entrate registrate per alcuni settori.”    

“La perdita di posizioni occupazionali matura in uno specifico comparto, quello del commercio, alberghi e ristoranti, in cui nel 2020 mancano all’appello oltre 6.700 occupati con una perdita in termini percentuali del 21,7%. A rendere particolarmente critico il risultato ha contribuito non solo la crisi che ha colpito in modo particolare il comparto, ma anche la diffusa presenza di occupati “flessibili” che non hanno potuto beneficiare delle tutele messe in campo per l’occupazione stabile. Negli altri settori, caratterizzati da un minor impatto diretto della crisi o maggiormente “salvaguardati” dalle misure emergenziali, si registrano al contrario aumenti occupazionali.”

I dati recentemente pubblicati dal Sistema Informativo Lavoro della Regione Toscana forniscono un ulteriore punto di vista dell’andamento del mercato del lavoro provinciale: nel corso del 2020 le comunicazioni di avviamento al lavoro inviate ai Centri per l’Impiego (CPI) sono diminuite del 17,7%.  La sostanziale “tenuta” degli occupati è conseguente al fatto che le uscite occupazionali, grazie alle misure straordinarie messe in campo, sono diminuite più o meno come le assunzioni. Comunque è particolarmente significativo, a dimostrazione della particolarità del momento, che ancor più delle comunicazioni di avviamento, diminuiscano i flussi di ingresso in disoccupazione: complessivamente nell’anno sono state registrate 10.254 nuove iscrizioni, il 22,1% in meno rispetto al 2019. Un dato confermato dall’andamento del tasso di disoccupazione provinciale che si colloca nel 2020 al 7,5%, poco al di sopra del valore registrato nel 2019 (7,4%).

La relazione della Camera di Commercio

Per quanto riguarda le assunzioni registrate dai Centri per l’Impiego, si registrano diminuzioni per quasi tutte le tipologie contrattuali: le più colpite sono l’apprendistato ed il tirocinio (entrambi -45,4%) ed il lavoro intermittente (-37,8%). Sono in ripiegamento anche le forme contrattuali più utilizzate: i contratti a contratti a tempo determinato rappresentano il 59,3% delle assunzioni e diminuiscono del 14,7% rispetto al 2019. I contratti a tempo indeterminato rappresentano l’11,1% delle assunzioni e subiscono una flessione del 22,1%). In diminuzione anche i contratti di somministrazione (-22,4%) che rappresentano l’8,6% del totale dei contratti attivati. Due sono le tipologie contrattuali che, al contrario, sono cresciute nel corso dell’anno: i contratti di lavoro domestico, che costituiscono l’8,5% delle assunzioni, aumentano del 25% rispetto all’anno precedente, mentre i contratti a progetto/co.co.co. crescono del 12,5% ma rappresentano solo il 2% del totale delle assunzioni.

Anche a livello di settori di attività prevalgono i segni negativi: sono di particolare rilievo le flessioni delle assunzioni nel manifatturiero (-42,6%), negli alberghi-ristoranti (-39,4%), nei trasporti (-26,1%) e nel commercio (-21,8%). L’agricoltura riesce meglio di altri settori a contenere il calo delle assunzioni (-1,9%). Unico settore in cui crescono gli avviamenti al lavoro è quello della “PA, Istruzione, Sanità” (+12,4%).

Non si riscontrano particolari differenze fra le aree della provincia: flessioni sopra la media provinciale si registrano in Casentino (-21,5%), Valtiberina (-19,3%) e Valdarno (-18,7%), mentre Valdichiana (-16,3%) e Area aretina (-16,4%) riescono a contenere meglio le perdite. La diminuzione è più accentuata fra gli uomini (-26,4%) a testimonianza che le donne (-18,7%) sono state maggiormente penalizzate dalle ricadute economiche ed occupazionali dell’emergenza Covid-19.

Exit mobile version