“Colonie feline, sulla sterilizzazione legge non rispettata”

Sara Meozzi (Enpa Sansepolcro): “Tutto sulle spalle delle associazioni, ma la Asl e il comune dovrebbero fare qualcosa”

Sara Meozzi

La legge regionale toscana 59/2009 parla chiaro: “I comuni provvedono al controllo della crescita della popolazione felina, con interventi di cattura e reimmissione a cura dei soggetti individuati dall’articolo 32, comma 8 [associazioni e imprese sociali inserite in appositi albi], ed interventi chirurgici di sterilizzazione effettuati dalle aziende Usl, con oneri a carico delle aziende stesse”.La norma, che discende dalla Legge quadro nazionale 281/1991, assegna dunque precisi compiti a comuni e Asl sul tema della gestione delle colonie feline e in particolare degli interventi di sterilizzazione.

Nella realtà le cose però non stanno andando in questo modo, come spiega a TeverePost Sara Meozzi, volontaria della sezione di Sansepolcro dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa): “Nel 2020, che è stato un anno di minore attività, ne abbiamo sterilizzati 44, di cui 37 femmine. Alcuni veterinari ci vengono incontro con i prezzi, ma si parla comunque di cifre importanti del tutto a spese nostre, salvo casi saltuari in cui contribuisce chi ci chiama per la sterilizzazione, quando riguarda magari un gatto comparso al di fuori delle colonie”.

Negli anni scorsi un tentativo di seguire il dettato normativo era stato fatto. Nel 2015 era stato infatti sottoscritto un protocollo che coinvolgeva Unione dei comuni, Asl, associazioni animaliste e protezione civile e che prevedeva la collaborazione dei vari soggetti per la sterilizzazione, effettuata da parte dell’azienda sanitaria. Ma il percorso non è mai decollato: “Se avevi un gruppo di gatti sotto casa dovevi fare richiesta di intervento all’Unione dei comuni – spiega ancora Meozzi – La Asl doveva allora verificare che sussistessero i requisiti e le associazioni dovevano occuparsi di prendere appuntamento per la sterilizzazione, catturare il gatto e portarlo alla Asl per l’intervento. Però è stata una stenta – commenta la volontaria dell’Enpa – perché riuscire a prendere un appuntamento era molto molto faticoso, e dovevamo comunque effettuare sterilizzazioni anche al di fuori di questo percorso. Ad ogni modo tramite la Asl in quel periodo un po’ ne abbiamo fatte, ed era meglio di niente. Ma nel 2019 i responsabili della Asl sono stati trasferiti o sono andati in pensione e tutto si è fermato, tornando di nuovo interamente sulle nostre spalle”.

Alla domanda su come sarebbe possibile migliorare la situazione, Meozzi spiega che “andrebbe rispettata la legge con la ripresa dell’attività da parte della Asl, ma in ogni caso tutto passa attraverso i comuni che devono effettuare un censimento delle colonie feline. Su questo punto, grazie all’interessamento di associazioni locali, i sindaci di Anghiari e Monterchi si sono mostrati più sensibili, mentre quello di Sansepolcro non ha mai dato la propria disponibilità”. Il censimento delle colonie da parte dei comuni è però indispensabile per l’intervento della Asl: “Per esempio, ad Arezzo l’azienda sanitaria effettua regolarmente le sterilizzazioni – dice Meozzi – I responsabili ci hanno detto che sarebbero disponibili ad occuparsi anche dei gatti della Valtiberina, ma solo previo censimento e riconoscimento da parte dei comuni. Senza considerare che sarebbe logisticamente complesso per i volontari portare sempre i gatti dalla Valtiberina ad Arezzo. Ma perfino se la Asl riattivasse il servizio anche a Sansepolcro, potrebbe intervenire solo sui gatti ufficialmente censiti dai comuni, quindi dipenderebbe comunque dal comportamento dei singoli sindaci”.

“Va detto che il comune di Sansepolcro ha deciso di assegnarci un contributo – aggiunge Meozzi – ma questo non può sostituire adeguatamente il servizio che i comuni e la Asl dovrebbero per legge mettere in campo. Eppure la sterilizzazione è un tema importantissimo – ribadisce la volontaria – su cui è importante fare sensibilizzazione. Per quello che possiamo, pur essendo volontari noi offriamo un servizio al cittadino, perché se a Sansepolcro ci fosse un aumento esponenziale dei gatti sarebbe un grosso problema per la collettività. E per i gatti, che devono essere opportunamente seguiti e non abbandonati a loro stessi. Esiste la leggenda metropolitana per cui il gatto se la cava da solo, ma non è così”, afferma.

Ma cos’è una colonia felina? La definizione la fornisce di nuovo la legge 59, che parla di “un gruppo di gatti che vive in libertà, nel quale sono presenti soggetti maschi e femmine, legato stabilmente con il territorio e con l’uomo, dipendente dal punto di vista alimentare e dei rapporti sociali tra cospecifici, e che frequenta abitualmente lo stesso luogo”. La stessa norma dice appunto che, almeno sulla carta, “i comuni redigono una mappa del territorio ove siano segnalate le zone abitualmente frequentate da colonie feline ed individuano, nelle aree pubbliche o aperte al pubblico, i punti idonei per lo svolgimento delle attività necessarie alla tutela delle colonie. Le colonie sono soggette a vigilanza da parte delle aziende Usl”, si legge ancora nella legge regionale.

Un piccolo gruppo di gatti di colonia

“Seguiamo circa 450 gatti in otto-nove colonie – dice Sara Meozzi – prevalentemente a Sansepolcro ma anche ad Anghiari e San Giustino. Una delle attività principali dell’associazione è quella di acquistare cibo per questi gatti e distribuirlo alle varie gattare che lo vanno a portare tutti i giorni alle colonie. Fino a due anni fa facevamo un minimo di tre ordini annuali da circa 6-800 euro l’uno, poi abbiamo dovuto abbassare il tiro perché i soldi stavano venendo a mancare”. Tra i motivi lo stop alle sterilizzazioni a spese della Asl, “ma anche qualche donazione in meno e magari qualche emergenza in più, per esempio interventi ortopedici a gatti investiti o altre cure mediche. Fortunatamente – precisa Meozzi – ci è venuta in soccorso Enpa nazionale che ci sta mandando carichi di cibo almeno una volta all’anno”.

Come abbiamo in parte visto, i compiti dei volontari sono molteplici, mentre risorse umane e materiali non abbondano: “Oltre a noi ci sono altre associazioni che hanno gli stessi fini, ma in ognuna sono attive pochissime persone. Come Enpa di fatto in due siamo in prima linea e altre due si occupano di aspetti più burocratici. Il nostro gruppo si sostiene raccogliendo fondi, in particolar modo con il tesseramento (abbiamo circa 100 iscritti). Poi facendo dei banchini, peraltro attualmente sospesi, e vendiamo con un ricarico di pochi euro oggetti che ci vengono donati o che compriamo a prezzi molto bassi da Enpa nazionale”.

Pesa inoltre la completa assenza di strutture: “La nostra sede è una mezza stanza a Palazzo Pretorio dove poggiamo i materiali per i banchini. Ma ogni anno transitano 40, 50 o 60 gattini abbandonati a cui cerchiamo una famiglia, e nel frattempo non abbiamo un posto dove metterli. Per quanto possibile, finché non siamo piene zeppe, siamo costrette a portarceli a casa”.

La volontaria dell’Enpa di Sansepolcro Maria Rosa Incandela durante un banchino pre-pandemia

Ancora, un’altra attività a carico delle associazioni è quella di soccorrere gatti malati o feriti: “Ci chiamano e li andiamo a recuperare perché non c’è un servizio, il veterinario reperibile non interviene per i gatti. Su questo esiste anche un problema di informazione – aggiunge Meozzi – perché la gente che trova un gatto, un cane, un coniglio o un daino non sa cosa fare e spesso chiama i volontari. Ma noi abbiamo tutte un lavoro e rispondiamo quando possiamo: se c’è un cane che fa zig zag per strada non si può aspettare che risponda la volontaria”.

A seconda del tipo di animale l’interlocutore da contattare cambia: “Nel caso di un cane è possibile chiamare vigili urbani o carabinieri che ti mettono in contatto con la protezione civile e questa porta l’animale al canile sanitario del Trebbio per la lettura dell’eventuale microchip. Se non viene rintracciato il padrone, il cane resta lì in quarantena e se nessuno lo adotta finisce al canile di Badia Tedalda”. Un tema su cui Meozzi apre una parentesi: “Cerchiamo di seguire anche il canile ma non è facile. Per lo meno non ci comporta spese, che sono a carico dell’Unione dei comuni, però si tratta di un luogo veramente fuori mano: sono pochissime e bravissime le persone che arrivano a Badia e da lì proseguono per qualche altro chilometro di strada bianca per adottare cani adulti e spesso poco socializzati, dato che stando lì non vedono mai nessuno. Inoltre adesso è anche una fase transitoria in cui non c’è il responsabile, dato che quello attuale è andato in pensione”. Ad ogni modo, precisa la volontaria, “qui in zona il tema dei cani randagi è molto meno marcato rispetto a quello dei gatti randagi, e anzi come Enpa di Sansepolcro diamo anche una mano a delle volontarie siciliane per l’adozione qui da noi di cuccioli provenienti dall’isola”.

Tornando a chi contattare per il soccorso agli animali, per quanto riguarda quelli selvatici, spiega Meozzi, “si può chiamare il centralino dell’ospedale che fornisce il numero di un veterinario reperibile proprio per i selvatici, oppure i carabinieri forestali. Per i gatti invece non interviene nessuno e non si può fare altro che chiamare a pagamento un veterinario privato, uno dei quali fa anche le emergenze notturne, o cercare noi volontarie, ma quando riusciamo a liberarci dal lavoro potrebbe essere troppo tardi. Oppure è semplicemente possibile lasciare l’animale agonizzante a bordo strada…”, dice con amarezza la volontaria. Sul tema ci sono però differenze da zona a zona: “Se il gatto investito è in Umbria si può chiamare la Asl e un incaricato lo porta alla clinica veterinaria universitaria di Perugia – dice Sara Meozzi – Stessa cosa nel comune di Arezzo, dove è possibile chiamare il centralino dell’ospedale”.

È dunque proprio in Valtiberina toscana e a Sansepolcro nello specifico che sia dal punto di vista della sterilizzazione che del soccorso agli animali si evidenzia una situazione particolarmente problematica, che richiede che i soggetti preposti intervengano al più presto in modo concreto ed efficiente per organizzare servizi adeguati.

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