Amministratore locale da 25 anni, Claudio Marcelli è dal 2019 sindaco di Pieve Santo Stefano. Nell’intervista rilasciata a TeverePost ha descritto come sta affrontando l’emergenza la sua comunità.
Partiamo dai numeri.
Abbiamo cinque casi Covid certificati. Sono tutti riconducibili a catene certe e quindi la Asl ha trovato terreno facile per andare a colpo sicuro nell’individuare il loro entourage. Sono stati fatti molti tamponi e tutti hanno dato esito negativo. I cinque positivi stanno bene e sono a casa. Li sento quotidianamente, li rincuoro, gli giro i quotidiani via Whatsapp. Finché sono cinque si gestiscono bene, naturalmente speriamo non aumentino. Anche perché in questi casi è complicata la raccolta dei rifiuti, poi gli portiamo la spesa tramite la Misericordia, il comune gli anticipa il pagamento della spesa. D’altra parte il sindaco di un piccolo comune si sente coinvolto in ogni storia personale, ci conosciamo tutti e non possiamo essere freddi.
Come funziona la macchina comunale?
Il consiglio comunale ancora non si è riunito ma, se riusciamo a organizzarlo, ne abbiamo in programma uno ai primi di maggio per il conto consuntivo. Il bilancio preventivo lo abbiamo già approvato anche se in maniera parziale, perché a fine febbraio c’era ancora incertezza su Tari, Imu, eccetera. Le giunte le stiamo facendo usando un programma che uso per lavoro, ci siamo già riuniti due volte a “debita” distanza. Il sindaco tutte le mattine è in comune con i suoi collaboratori. In questo momento chi può fa smart working, poi ci sono quelli che vanno a prendere i pacchi alla Caritas da portare alle famiglie, chi fa la sanificazione della strada, di cui in gran parte ci occupiamo con mezzi nostri. L’attività per le cose urgenti non si è fermata, per quelle non urgenti è rinviata.
Come incide l’emergenza sulle casse del comune?
È uno tsunami nel bilancio di ogni comune, perché non c’è certezza di quello che incasseremo. I quattro miliardi dello stato sono anticipi su trasferimenti che avremmo comunque ricevuto, mentre le spese che stiamo sostenendo non erano previste. Credo che con calma sistemeremo tutto, ma una situazione del genere non l’ho mai vissuta, da amministratore ho vissuto alluvioni, il terremoto, ma una cosa così no.
Come affrontano la situazione i cittadini?
I cittadini hanno capito la gravità della situazione fin dall’inizio. Fin dal 15 marzo abbiamo reso obbligatorie le mascherine, con 20 giorni di anticipo sulla Regione. Abbiamo trovato dei fornitori di tessuto non tessuto che ce l’hanno donato e delle sarte disponibili a cucire le mascherini, che abbiamo distribuito gratis a tutte le famiglie. Quindi a Pieve Santo Stefano non c’è persona che esce di casa senza.
Comunque in giro si vedono pochissime persone, la mattina c’è un po’ più di movimento per fare la spesa. Al 99% la gente dà retta, poi ci sono sempre quelli che hanno un’opinione diversa, ma è il bello della democrazia, non siamo in Cina.
Come valuta i provvedimenti del Governo?
Lo dichiaro: io ho nel cuore il presidente Conte, anche se non ne sono un elettore. Però lo ritengo una persona per bene che sta gestendo con il giusto carattere e le giuste parole una situazione che è come una guerra. Certo c’è stata un po’ di confusione legata al sovrapporsi di numerosi decreti con alcuni passaggi interpretabili, passeggiata sì passeggiata no, o alla situazione che ha generato la fuga dei cittadini lombardi anche verso la nostra zona dove avevano seconde case. In quei giorni quello ci ha creato tanta apprensione e siamo dovuti intervenire con i Carabinieri per fare quarantene “spintanee”. Se dovessi fare la somma di tutte le decisioni del Governo, secondo me c’è stata una sottovalutazione all’inizio: mentre amministratori di altre regioni dicevano che erano preoccupati, c’è stata da troppe parti la tendenza a dire che era una semplice influenza. In definitiva Conte più che criticato va consigliato.
Riguardo alle attività essenziali che possono continuare a lavorare, ci sono state polemiche intorno al caso della Tratos.
Il Comune di Pieve Santo Stefano fa di tutto per non far morire le persone di coronavirus e continuerà a farlo, però farà anche di tutto perché passato il coronavirus non si muoia di fame. Quindi a queste persone che hanno continuato a lavorare e che hanno tenute aperte le loro attività, magari a ranghi ridotti, va riconosciuto il tentativo di dare un futuro a questo paese.
Ringrazio tutte le persone che hanno continuato a dare il loro contributo nel lavoro, per esempio gli operatori della nostra casa di riposo, che fin dal 13 marzo sono gli unici che possono entrare nella struttura. Ringrazio gli operatori del commercio, che sono disponibili verso tutti, ma anche lì perché li abbiamo supportati fin dall’inizio. Ringrazio anche quelli che hanno continuato a lavorare nelle imprese perché, ripeto, in primo luogo dobbiamo battere il virus ma in secondo luogo non dobbiamo morire di fame. Visto che nei prossimi mesi pagheremo grosse difficoltà.
Quali provvedimenti andranno presi prossimamente?
Alla grande impresa sarà più facile dare una mano direttamente, mentre tutti i lavoratori autonomi, le piccole e medie imprese, hanno preso una grandissima botta. Vanno messi i soldi in tasca alla gente, direttamente. Le scadenze fiscali sono state solo rinviate, ma se non ho gli incassi correnti quando arriveranno da pagare Inps o Irpef ci saranno grandissimi problemi. Per queste persone va fatta quanto più possibile una riduzione fiscale, perché obiettivamente saranno in grande difficoltà.
E poi bisogna tenere duro. In questo senso vorrei mandare un messaggio ai miei concittadini: in primo luogo li ringrazio per aver capito quanto l’amministrazione ha preteso da loro, però questi prossimi dieci giorni sono decisivi, non cediamo a tentazioni perché la Toscana non deve essere l’ultima a uscire da questa crisi.