Claudio Baroni, imprenditore 56enne, è diventato sindaco di Caprese Michelangelo nel 2018, dopo una legislatura trascorsa in consiglio comunale negli scranni dell’opposizione. Nell’intervista rilasciata questa mattina a TeverePost ha descritto come vanno le cose nel suo comune dopo oltre un mese di restrizioni dovute al coronavirus.
Qual è la situazione a Caprese Michelangelo?
Fortunatamente non abbiamo avuto casi, anche perché per il momento siamo stati attentissimi alla circolazione delle persone e a mettere in pratica tutti i provvedimenti per evitare l’assembramento, come la chiusura dei parchi pubblici, dei cimiteri, o le misure riguardanti la farmacia comunale: qui prima abbiamo installato una protezione facendo entrare un cliente alla volta e poi abbiamo deciso di chiuderla facendo servire i clienti dalla finestra.
Come è cambiata l’attività amministrativa?
È cambiata tantissimo. Tutti gli atti di routine sono sospesi o rimandati, però l’attività è frenetica per quello che riguarda le misure anti-Covid. In giunta siamo in tre ed è molto semplice tenerci sempre in contatto con il telefonino, con Whatsapp o con Skype. Siamo anche vicini di casa, quindi possiamo anche parlarci a distanza dal giardino.
Anche il consiglio comunale si è riunito su Skype per l’approvazione del bilancio: pensavo fosse difficile perché le linee internet a Caprese non sono buone in tutte le zone, invece non c’è stato nessun problema.
Come stanno rispondendo le persone alle misure restrittive?
In ogni comunità c’è qualcuno più indisciplinato, ma in generale i capresani sono estremamente ligi al dovere, precisi, attenti, addirittura molti chiamano il sindaco al cellulare per chiedere cosa possono o non possono fare. Siamo anche avvantaggiati perché, a parte il centro dove c’è un po’ più di concentrazione, abitiamo in case sparse e ognuno ha vicino un giardino, un campo, un oliveto, per cui c’è possibilità di uscire. Da questo punto di vista abbiamo un territorio più favorevole rispetto alla città o anche a un paese grande come può essere Sansepolcro.
Come giudica gli interventi della Regione e del Governo?
Questo è un tema molto vasto, cominciamo col dire che all’inizio abbiamo subito la carenza dei dispositivi di protezione. Per quanto riguarda le mascherine ci siamo attrezzati perché in piena emergenza abbiamo trovato una fabbrica che le ha prodotte e le abbiamo distribuite a tutti gli abitanti. Tra l’altro al momento di pagarle l’azienda, che è la BMA di Sansepolcro e che ringrazio pubblicamente, ha rifiutato offrendole gratuitamente al comune.
Adesso abbiamo ricevuto le mascherine della Regione Toscana e va bene, anche se sono mascherine usa e getta che non durano tantissimo. Comunque ci siamo impegnati e in un giorno e mezzo ne abbiamo distribuite 3600 per tutta Caprese.
Per quello che riguarda le scelte politiche non tutte sono condivisibili, però è da considerare che questa è un’emergenza che non ha mai passato nessuno nella storia, del tutto inattesa, ed è quasi peggio di una guerra, nel senso che il nemico è invisibile, subdolo e potrebbe essere ovunque. Di conseguenza anche scegliere di chiudere le aziende, per quanto tempo, come fare, non è una cosa semplice.
Quello che mi aspettavo era un po’ più di attenzione da un punto di vista economico, perché i soldi messi sul piatto per le aziende sono finanziamenti a garanzia dello Stato, però alla fine vai a vedere e hanno comunque degli interessi, hai spostato delle rate ma non le hai scontate, per esempio anche le bollette dei privati sono ritardate ma poi vanno pagate. Da questo punto di vista sarebbe stato preferibile far pagare il netto del consumo senza tutti i balzelli accanto, questo sarebbe stato importante.
Che prospettive vede per le prossime settimane e i prossimi mesi?
Credo che dovremo stare ancora un po’ fermi nelle nostre case, limitare gli spostamenti e soffrire di questo stato di emergenza come minimo altre due settimane, se non più. Mi aspetto che la scienza faccia il suo dovere e che si riesca a trovare una cura nel più breve tempo possibile. Comunque sarà molto complessa la ripartenza, dovremo ricominciare l’attività ma nella certezza di farlo in sicurezza, quindi distanziati, e lavorare sarà molto difficile. Per un territorio come Caprese, che si basa essenzialmente sul turismo e sulla ristorazione, penso che quest’anno sia ormai andato. Io normalmente sono un ottimista, quindi speriamo bene, ma è un po’ dura.