Il fondo antico della biblioteca di Castello nasconde dei tesori preziosi, volumi di inestimabile valore che, per qualsiasi studioso e appassionato, rappresentano un ricco patrimonio culturale da salvaguardare e valorizzare. Il tifernate Giulio Pasqui, neo laureato in Scienze archivistiche e biblioteconomiche, studiando approfonditamente il patrimonio della biblioteca comunale ha riportato alla luce volumi mai catalogati. Abbiamo avuto il piacere di farci raccontare da Giulio come si sono svolte le ricerche che hanno portato alla scoperta di questi importanti reperti.
“Il mio lavoro di ricerca è iniziato due anni fa” ci dice Giulio “sapevo che il patrimonio della biblioteca di Città di Castello era per la maggior parte sconosciuto e ho colto l’occasione per poterlo studiare approfonditamente. La mia tesi di laurea si è divisa in due parti: una parte prettamente storica che ha riguardato la ricostruzione della storia della biblioteca, una parte più tecnica dedicata alla descrizione dei volumi presenti nel fondo antico. Per ragioni di tempo, ho scelto di esaminare gli incunaboli, libri dati alla luce in un periodo di tempo preciso che va dalla nascita della stampa al 1500”.
Sfogliando le singole opere pagina per pagina, Giulio si è accorto della presenza di alcune unità bibliografiche cucite all’interno di un volume diverso: “durante la mia ricerca sono venuti alla luce libri che non erano mai stati catalogati prima. Anticamente, il patrimonio librario era molto costoso e potevano permetterselo solo ecclesiastici o signori benestanti. Per risparmiare, dentro ad un volume spesso venivano cucite assieme due unità bibliografiche. In alcune di queste miscellanee fattizie si trovano più unità bibliografiche che, mancando di frontespizio, durante la catalogazione avvenuta negli anni ’70, non sono state conteggiate: una di queste è un volume che parla dell’esercizio della vita spirituale stampato nel 1500, volume censito solamente da 20 biblioteche nel mondo.
“Fra i volumi che ho riportato alla luce, un incunabolo di Cicerone e un volume curato da Angelo da Tiferno. Sono due volumi diversi: sapevo della loro esistenza, ma ho trovato nell’archivio storico un’interessante documentazione riguardante questi volumi. L’incunabolo di Cicerone era parte della biblioteca degli ordini religiosi di San Giovanni Battista. L’altro apparteneva a Giacomo Manzoni, bibliografo e politico romano la cui biblioteca andò all’asta. Il proprietario della casa d’aste contattò il comune di Città di Castello per vendergli questo volume e il comune incaricò un avvocato di origini tifernati per completare la compravendita. Fra i volumi esaminati nel fondo del ‘500 ho ritrovato sette cinquecentine non catalogate, sempre perché cucite assieme in miscellanee. Speriamo di poter continuare questa ricerca perché il patrimonio del fondo antico della biblioteca conta 20 mila volumi e vale la pena valorizzarli degnamente”.
Sull’importanza di conservare questi preziosi volumi, Giulio ci spiega che “è importantissimo poter disporre di questi splendidi volumi perché non si finisce mai di studiarli. Per esempio, c’è uno studio specifico sulla filigrana che ci fa capire com’era la produzione e il commercio della carta nel 1500. È molto interessante anche conoscere come un volume stampato a Lione o Bruxelles sia arrivato fino a Città di Castello, non essendoci un tempo i mezzi attuali. È un patrimonio culturale che merita di essere salvaguardato ed è fondamentale portare avanti studio continui. Studiando i volumi, infatti, possiamo ricostruire la vita delle persone che li possedevano ed è veramente affascinante conoscere questo”.