Il 12 luglio 1790 l’Assemblea nazionale costituente della Francia rivoluzionaria approva la Costituzione civile del clero che riordina l’organizzazione ecclesiastica e modifica i rapporti tra Stato e Chiesa. Nel marzo successivo papa Pio VI condanna l’atto e sospende a divinis tutti gli ecclesiastici che sulla Costituzione civile hanno prestato giuramento. Tra i “giurati” c’è anche un cappellano del piccolo borgo provenzale di Rouainette, Balthazar Honnoré Audibert, figlio di Jacques André, che viene a trovarsi nella scomoda situazione di esporsi alle ire papali o alle ritorsioni del governo rivoluzionario. La soluzione è quella di varcare il confine con il Regno di Sardegna, italianizzare il proprio nome in Baldassarre Audiberti e nascondere a tutti le proprie origini.
È così che arrivò in Italia quello che sarebbe passato alla storia come “il santo delle croci”, perché di manufatti lignei decorati con i simboli della passione di Cristo – lancia, spugna, martello, tenaglie e così via – disseminò vaste aree della zona centrale della Penisola, in particolar modo in Umbria, Toscana e Alto Lazio. Dal Piemonte discese infatti verso Roma e per oltre cinquant’anni fu instancabile pellegrino ed eresse continuamente croci di legno. Un numero non quantificabile perché molte nel tempo sono andate disperse, esposte alle intemperie che le hanno deteriorate irrimediabilmente.
Tra quelle rimaste vi è anche quella di Gricignano a Sansepolcro, protetta dall’edicola sul muro di cinta che separa villa Collacchioni da quella che oggi è via Giuseppe Di Vittorio. Non che gli agenti atmosferici non avessero fatto il loro corso, tanto che la croce, ormai malridotta, era stata rimossa. Solo di recente, finalmente ricollegata alla mano di Baldassarre Audiberti, è stata ricercata, ritrovata nei locali della parrocchia e rimessa a nuovo grazie alla collaborazione tra la Pro Loco di Gricignano e l’azienda Aboca, attuale proprietaria della villa dove sorge l’edicola. Nel continuo girovagare da pellegrino, infatti, Baldassarre era passato più volte anche dalla Valtiberina, ospite del vescovo Annibale Tommasi o dei frati di Monte Casale, così come della signora Romilda Bartolomei a Campalla di Anghiari, dove nel 1836 innalzò un’altra croce oggi perduta e ricordata da una lapide.
Il “santo delle croci”, che morì e fu sepolto nella frazione aretina di Ottavo, fu canonizzato dalla devozione popolare che gli riconosceva anche doti di taumaturgo, anche se la Chiesa non lo ha mai reso ufficialmente santo né beato. Se oggi ne conosciamo le generalità e se ne sono ritrovate tante tracce, fino ad arrivare al certificato di nascita, lo si deve allo studioso di storia locale Santino Gallorini, autore di un importante volume su Baldassarre già nel 2010, quando ancora sulla biografia del nostro si potevano fare solo ipotesi. Qualche anno dopo Gallorini ha saputo portare a fondo l’intuizione di un editore di Montepulciano che nel 1972, senza ulteriori spiegazioni, scriveva al parroco di Anghiari che Baldassarre, dietro il nome di una fantomatica Annotone in Piemonte di cui si diceva originario, poteva celare la francese Annot. Così era, come Gallorini ha poi dimostrato svelando una parte del mistero che ha sempre circondato “il santo delle croci”.