Il 2020 è stato un anno drammatico e resterà impresso per sempre nella nostra memoria. La pandemia ha “spazzato via” le nostre sicurezze, provocando morte, malattia, paura, distanziamento, tenendoci lontano dagli affetti e facendoci sentire vulnerabili, stravolgendo le nostre abitudini e bloccando quasi tutto quello che fino a pochi mesi prima aveva caratterizzato le nostre vite. Il Coronavirus è entrato prepotentemente nell’esistenza di tutti noi e ha provocato un’emergenza sanitaria senza precedenti nell’era contemporanea. Tutto è cambiato e la normalità è diventata in un attimo una condizione eccezionale. È stato così per tanti mesi e in ogni ambito e sarà così probabilmente ancora per un po’ di tempo. Lo spiraglio di luce in fondo al tunnel arriva grazie al tanto agognato vaccino che dovrebbe progressivamente portarci a riprendere pieno possesso delle nostre vite. Finalmente! Tra i diversi ambiti che hanno dovuto fare pesantemente i conti con l’emergenza c’è anche quello sportivo. A marzo, aprile e maggio (il periodo del lockdown più rigido) l’intero mondo dello sport è stato costretto a fermarsi in tutte le discipline, dai professionisti agli amatori passando per gli occasionali e per i dilettanti. Mesi lunghi in cui era consentita esclusivamente attività individuale nei pressi della propria abitazione, con tanto di autocertificazione e rigidi controlli. L’estate aveva portato con sé la speranza della normalità e anche agli sportivi era sembrata la fine di un incubo. Tutto è ripartito: dagli allenamenti alle competizioni, individuali e di gruppo, prevalentemente all’aperto e successivamente anche al chiuso. Sono ricominciati i campionati, si sono svolte gare e competizioni di vario tipo, per professionisti e dilettanti, per agonisti e amatori, per adulti e bambini. L’illusione è però durata solo un paio di mesi ed il 25 ottobre è arrivato un nuovo stop. Questa volta i professionisti hanno continuato, mentre non è stato così per dilettanti, amatori, settori giovanili. Nel calcio ad esempio sono proseguiti solo i campionati dalla Serie A alla Serie D, mentre sono stati sospesi dopo poche giornate tutti i tornei regionali.
Lo stop ha riguardato anche tutte le altre discipline sportive con inevitabili conseguenze per le varie società e per gli appassionati di ogni età: a livello atletico, ma anche mentale, sociale, economico. Lo sport provoca infatti benessere in tutti coloro che lo praticano, sotto il profilo fisico, come valvola di sfogo per “scaricare” le tensioni e lo stress, come condivisione di una passione, come momento di aggregazione. Ne hanno fatto le spese gli adulti e soprattutto i bambini visto che sono state bloccate tutte le attività di base e dedicate ai settori giovanili. Impossibile non considerare poi il danno economico per le società che ogni anno investono tempo e denari nell’attività sportiva. Uno stop inevitabile perché la tutela della salute è la priorità e perché sarebbe stato impossibile praticare sport in sicurezza nel bel mezzo di una emergenza di queste dimensioni, ma non per questo meno doloroso. Le difficoltà sono state accompagnate dall’incertezza su un futuro che è al momento ancora da scrivere. Ad oggi non si sa infatti quando lo sport potrà ricominciare a pieno regime.
La ripartenza è legata all’evolversi dell’emergenza, ma si spera che questo possa accadere il prima possibile e che il 2021 sia anche per lo sport l’anno della rinascita. Magari già nei primi mesi. Il sogno degli sportivi di ogni età e tornare a praticare la disciplina amata, ritrovarsi con i compagni di allenamento e di partite, stare insieme e condividere la passione. Una domenica al campo sportivo o all’interno del palazzetto avrebbero il dolce sapore di un ritorno alla normalità mai così sognato, vedere i bambini che tornano a correre, divertirsi e sorridere è ciò che di più bello possiamo augurarci in ambito sportivo per il 2021. Sperando che una volta ripartiti non ci si debba più fermare.