È stata una competizione difficile e con modalità del tutto nuove nella storia delle gare automobilistiche ad energie alternative quella che si è svolta sabato e domenica con partenza e arrivo a Merate, in Brianza. A caratterizzare le due giornate problemi di traffico, road book con rari riferimenti nelle parti importanti e prove speciali con inizio e partenza comunicate poco prima dello start. Quasi un miracolo ha permesso a Chet Martino e Francesca Olivoni, a bordo della Seat Leon a biometano di Piccini Paolo Spa e Scuderia Etruria Racing, di salire due volte sul podio, lasciandosi dietro l’intero lotto dei partecipanti tranne la coppia composta da Nicola Ventura e Monica Porta, padroni di casa che vivono proprio nella zona di gara. Un elemento che è stato sottolineato a fine gara dall’esperta co-pilota di Pieve Santo Stefano Francesca Olivoni: “L’assenza di riferimenti distanziometrici nelle prove speciali e altri aspetti decisamente insoliti in questo tipo di gare hanno probabilmente favorito chi conosceva meglio il territorio, lasciando nel caos tutti gli altri, anche quelle rare volte in cui non ci sono stati problemi di traffico”, ha detto. “Basta guardare i distacchi sull’ordine dei minuti, e non dei decimi o dei secondi, usciti già nelle prime prove speciali per capire i danni prodotti da un road book di livello molto più basso rispetto alle gare FIA o altre gare italiane del passato. Se questo doveva servire ad aiutare i meno esperti, per i quali è stato anche previsto un apposito trofeo”, ha fatto presente la navigatrice, “l’effetto è stato decisamente contrario, visto il forte disorientamento che si è creato soprattutto nei partecipanti alle prime esperienze di gara. Solo un equipaggio si è trovato a proprio agio con queste innovazioni”, ha aggiunto Francesca Olivoni, “e non sono riuscita a comprendere che tecnica abbiano usato per ottenere questo tipo di risultato. Nessuno degli altri ha potuto gareggiare al meglio e se siamo arrivati secondi in entrambe le gare è anche grazie al minor traffico incontrato nelle prove speciali”, ha ammesso la vicecampionessa italiana della scorsa stagione.
Chet Martino si è invece soffermato su alcuni aspetti positivi della due giorni sportiva, come il ritorno a gare nelle piazze cittadine con la possibilità per la gente di osservare i veicoli protagonisti di importanti innovazioni tecnologiche. Il pilota del team Piccini-Etruria Racing ha evidenziato la bellezza e difficoltà del percorso e la propria soddisfazione per la possibilità di fare rifornimenti di biometano prima della gara, cosa mai avvenuta in passato. Questa è un’ulteriore nota positiva per il territorio valtiberino, visto che la postazione mobile per metano e biometano che è stata per la prima volta allestita in una gara è frutto della collaborazione fra Snam4Mobility e la biturgense Piccini Paolo Spa.
Se scorriamo l’ordine di arrivo delle due gare relative al Green Prix di Merate possiamo notare come Chet Martino e Francesca Olivoni si siano lasciati alle spalle concorrenti del calibro dell’ex campione italiano Vincenzo Di Bella e degli altoatesini Fuzzy Kofler e Franco Gaioni. Proprio questi ultimi, campioni del mondo FIA in carica, hanno portato per la prima volta in gara la Toyota C-HR di Snam4Mobility, un veicolo ibrido alimentato a biometano, vera novità tecnologica dell’evento lombardo. A fine gara, il quattro volte iridato Kofler ha sottolineato le caratteristiche tecniche dell’auto con cui ha gareggiato, evidenziandone gli ottimi dati relativamente all’autonomia e alla facilità di rifornimento rispetto alle colonnine elettriche. Gaioni, sulla falsariga di Francesca Olivoni, ha invece puntato l’attenzione sulle problematiche della competizione: “Oggi abbiamo sbattuto il naso contro una gara strana”, ha detto. “In passato, grazie alla nostra lunga esperienza, abbiamo visto di tutto. Fuzzy ed io ci teniamo alla crescita di questo sport e abbiamo accettato molto volentieri la proposta di Snam4Mobility, realtà che sicuramente vuol fare crescere questo tipo di competizioni. Ma oggi abbiamo visto semafori nelle prove speciali e in alcune occasioni la mancanza di cartelli alla partenza e all’arrivo. Non avevo mai visto in tutta la mia vita sportiva un road book parzialmente secretato pubblicato in internet. Ancora più sorpreso sono stato quando ho visto il road book consegnato in gara, lo stesso scaricabile in rete. Cambi di media al metro e distanze sul road book secretati. Punti di partenza e arrivo delle prove non indicati sul road book, neppure quello di gara”. Dopo questi affondi, il co-pilota campione del mondo in carica si è chiesto “che motivo c’è di omettere queste informazioni su una specialità che di solito si gioca al centesimo di secondo, e dove di norma si sbaglia di pochissimi metri? Neppure le compensazioni delle distanze potevano essere fatte a causa del road book secretato. Tutti hanno avuto problemi tranne il vincitore, che avevo lasciato in passato in difficoltà e indietro in un rally di Monte Carlo e che oggi ritrovo calmo e tranquillo a darci una bella lezione di come si gareggia in questo sport”, ha concluso Gaioni.