Prosegue dalla prima parte (leggi).
Come è continuata la riconversione aziendale?
Siamo riusciti a completare la linea di prodotti per la bioedilizia, compresa quella per le spiagge, settore in crescita e molto importante, ma le novità principali sono le soluzioni T-BLOCK per recinzioni e segnaletica (stradale e ambientale). Sarà una vera e propria rivoluzione sia in termini economici sia in termini di sostenibilità. La velocità di realizzazione è incredibile, neanche paragonabile alle soluzioni con muretto in cemento, e i costi sono praticamente dimezzati. Il tutto senza versare neanche una goccia di veleno e con ancoraggi totalmente invisibili. Anche l’occhio vuole la sua parte, quindi cosa pretendere di più?
L’asset principale del nostro sviluppo comunque è la digitalizzazione dei processi; oltre a quelli gestionali e produttivi, quello che richiede più risorse, tempo e attenzione è il processo di vendita, quello più esposto al pubblico e quindi alla reputazione del brand, il famoso commercio on-line. Le nuove assunzioni infatti sono state fatte al fine di sviluppare e valorizzare l’e-commerce, progetto a cui lavoro da 10 anni e che non ho ancora completato. Pensate che la sperimentazione su Amazon sta andando avanti da circa tre anni e solo quest’anno possiamo cominciare a dire di essere pronti. Questa mentalità e questi strumenti ci hanno permesso di sopravvivere anche in periodi di profonda crisi e oggi ci permettono di guardare al futuro con maggior fiducia. Dopo 15 anni siamo riferimento nazionale per ancoraggi, tiranti e fondazioni a vite e sempre più persone capiscono quanto sia importante proteggere il terreno dall’uso del cemento. Spediamo in tutta Europa e nel 2019 abbiamo partecipato al primo Solar Decathlon Africa sostenendo il progetto della Facoltà di Ingegneria di Tangeri in Marocco, segnando un punto nella storia del continente africano: la prima casa con fondazioni T-BLOCK nel deserto, a Ben Guerir, nel prestigioso contesto del Green Solar Energy Park, il centro di ricerca per la sostenibilità più importante di tutta l’Africa. Certo sappiamo benissimo che ci sono e ci saranno ancora per molto tempo resistenze culturali verso il nostro prodotto, del resto il cemento è impiegato da secoli e noi solo da 15 anni lavoriamo allo sviluppo e all’impiego di questa soluzione. Siamo però fermamente convinti che T-BLOCK possa portare un miglioramento alla qualità della vita rispettando l’ambiente. Poter costruire una casa senza inquinare è sicuramente un grande traguardo in tempi di climate change. Pensate a quanto potrebbe essere invasivo il cemento nelle spiagge, ormai assolutamente vietato, tanto che le istituzioni stesse hanno riconosciuto la validità della nostra tecnologia, indicandola come soluzione di riferimento. Così da qualche anno ormai siamo chiamati alla realizzazione di prestigiosi stabilimenti balneari di ultima generazione.
A questo punto aiutaci a capire cos’è esattamente un T-BLOCK.
Come dicono in molti sorridendo è un vitone, una grossa vite di acciaio (zincato a caldo o in Inox 304) che si avvita appunto nel terreno, attraverso una chiave manuale nelle installazioni domestiche o attraverso macchine speciali nelle installazioni più impegnative o industriali, permettendo in questo modo di fissare a terra una miriade di cose. Abbiamo due linee di produzione, una standard con 80 modelli che vanno dai 38 cm fino ai 3 metri di lunghezza e una per la produzione custom necessaria quando l’applicazione richiede il deposito al genio civile. Le applicazioni di T-BLOCK sono davvero infinite, elencarle non è facile, i suoi usi più comuni sono il fissaggio di altalene, cestini, gazebo, insomma gli elementi da giardino e tutto l’outdoor in genere. Poi abbiamo usi più professionali come impianti fotovoltaici, microeolico, impianti sportivi, recinzioni di autostrade e simili, serre, ricoveri per allevamento di animali e come dicevamo prima stabilimenti balneari e case in legno.
Che impatto ha avuto il Covid-19 sulla tua azienda?
Come per tutti il Covid-19 è stata un’onda d’urto inaspettata, ma ho cercato di prenderla bene. Almeno per me l’impatto negativo principale non è stato tanto per il lavoro, quanto per gli affetti e le relazioni personali. La vita non è certo solo il produrre ricchezza, ma soprattutto stare in mezzo alle persone, condividere un buon piatto al ristorante, viaggiare, andare a teatro, visitare un museo e poter godere dell’arte. All’improvviso tutto si è fermato e potevo confrontarmi, almeno di persona, solo con gli alberi davanti a casa. Certo il post pandemia sarà una bella sfida, ma sono 70 anni che il mondo corre e viaggia su un modello economico di consumo, producendo beni materiali anche in eccesso. Fermarsi un paio di mesi, per quanto sia dannoso e pericoloso (se mal gestito), non posso pensare che sia letale. È fuori discussione che in tutte le realtà economiche, la nostra inclusa, la pandemia ha avuto un forte impatto, ma nel lungo termine non necessariamente negativo. Forse per la Sistemi Chiocciola l’impatto è stato anche doppio, perché stavamo iniziando a raccogliere i primi frutti dei sacrifici degli ultimi tre anni proprio in questa primavera. Se fosse successo l’anno scorso non avremmo avuto grandi conseguenze, invece stavamo per uscire con la nuova linea di prodotti per le recinzioni sulla quale abbiamo riposto molte aspettative e su cui lavoravamo da quasi due anni. Invece è arrivato lui, il Covid-19. Ci siamo bloccati mentre facevamo la prima installazione. È come se un tuffatore che sta per fare il salto più importante viene fermato dopo aver preso la rincorsa. Toglie il fiato.
Avete fermato del tutto l’attività?
Ci siamo dovuti fermare per precauzione anche prima dell’8 marzo perché avevamo operato in una delle zone lombarde dove i contagi erano già partiti. Per rispetto dei collaboratori ci siamo fermati già il 1º marzo. Il lavoro digitale inizialmente lo abbiamo svolto da casa, poi abbiamo fermato tutto come i cantieri e la produzione che naturalmente erano già stati bloccati. Non è stato semplice organizzarci perché avevamo tanti progetti in partenza. Il 15 marzo dovevamo iniziare i lavori su uno stabilimento balneare che invece sono partiti il 7 maggio. In un giorno e mezzo abbiamo fatto le fondazioni per una splendida realizzazione in legno di fronte al mare di Giulianova in Abruzzo. Ripartire è stata una vera festa. Fare un cantiere dopo una pandemia prevede molti cambiamenti nelle misure di sicurezza come mascherine, guanti, distanze, igienizzanti. C’è stato molto da studiare, ma tutto sommato il tempo di farlo lo abbiamo avuto. Il Covid ci ha stoppato, questo è stato sicuramente negativo per il fatturato, ma positivo per avere avuto il tempo di lavorare su noi stessi e avere avuto modo di fare cose rimandate da anni. Alla fine il bilancio di questa esperienza non è per forza negativo, al netto dei problemi di salute subiti dalla popolazione e dei conseguenti decessi che sicuramente hanno un grande peso, oggettivamente è stata l’occasione anche per riflettere e rivalutare l’importanza del tempo di cui lamentiamo sempre l’insufficienza. Mi sono anche confrontato con le preoccupazioni delle persone con cui lavoro, ci siamo chiesti in che situazione ci saremmo trovati. D’altra parte un cantiere in un’altra regione il 7 di maggio non era una cosa banale da organizzare, temendo anche di mettere a rischio la salute.
Sull’e-commerce quali sono stati gli effetti?
Una cosa interessante di questo periodo è stato l’aumento delle vendite online all’estero. Sicuramente una maggiore disponibilità di tempo ha spinto le persone ad occuparsi del verde, dei giardini, delle recinzioni, di proteggere i propri animali e quindi ha potuto risolvere facilmente con i nostri ancoraggi a vite. A volte non sapevamo neppure se potevamo spedire o meno il materiale ai clienti che da mezza Europa ordinavano T-BLOCK e i corrieri erano in forse, con i decreti che si aggiornavano ogni due giorni. Questo miglioramento delle performance on-line è dovuto alla combinazione di due aspetti: la crescita del nostro lavoro, che avevamo comunque auspicato e previsto, e il tempo libero disponibile che le persone hanno potuto dedicare ai giardini e ai propri hobby. Da sottolineare il fatto che in considerazione dei nuovi decreti e gli ecobonus ci aspettiamo un mercato crescente per la Sistemi Chiocciola, anche se più che gli incentivi sono convinto che sia importante soddisfare un’esigenza concreta.
Dopo il Covid-19 avremo un mondo migliore?
Il Coronavirus è stato un problema che per la prima volta ha coinvolto tutta l’umanità contemporaneamente. Una comunità oggi connessa dal punto di vista comunicativo. Se fosse successo, ed è successo, nei secoli precedenti non ci sarebbe stata una presa di coscienza collettiva così rapida e forte. Non credo che sia rilevante come è nato il virus, io voglio pensare che sia stato un evento naturale ma che lo sia stato o meno c’è da farci i conti, e per farlo tutto il mondo si deve mettere d’accordo. Il fatto che questo sia necessario lo trovo molto positivo e importante. Ci aiuterà a capire e a percepire meglio l’umanità come un corpo unico. Sotto certi punti di vista è una svolta. Nella pratica ci ha fatto prendere coscienza di come il nostro sistema sia fragile e di come la nostra vita sia un meccanismo con tanti punti deboli. Fragilità ampiamente prevista in un Ted del 2015 tenuto da Bill Gates che evidenziava in modo molto preciso come una pandemia avrebbe messo in discussione la vita dell’uomo sulla terra. Lui prevedeva esiti più catastrofici che non ci sono stati, per fortuna, ma oggi è ancora più evidente quanto l’attuale modello di vita basato sul lavoro e sul consumo non sia sostenibile. Ci siamo sopravvalutati e abbiamo perso di vista la fragilità fisica dell’essere umano. Ci siamo concentrati nella ricerca e nello sviluppo di quei meccanismi di difesa utili ai contrasti tra gli Stati, quindi tra persone, invece dovremmo tutti insieme focalizzare le risorse contro potenziali eventi nemici della vita umana, come una pandemia o una catastrofe naturale.
Leggi la prima parte dell’intervista a Paolo Nicchi:
Bioedilizia ed energie rinnovabili, una startup prima delle startup – Prima parte.