È il dottor Francesco Di Marzo il nuovo sostituto direttore di chirurgia generale a Sansepolcro. L’annuncio è arrivato giovedì scorso dalla Asl Sud Est e dal Comune attraverso i rispettivi uffici stampa dopo che nei giorni scorsi l’assessore alla sanità Paola Vannini aveva comunicato la ripartenza delle attività di questo reparto dell’ospedale.
Romano, 44 anni, Di Marzo ha studiato nella capitale e si è laureato alla Sapienza. Dopo un’iniziale esperienza professionale nel Lazio, si è trasferito in Toscana presso l’Asl 1 di Massa Carrara, poi diventata la Usl nord ovest della Toscana. Dirigente medico di primo livello di chirurgia generale, ha lavorato negli ospedali della Lunigiana e poi in quello della Versilia a Lido di Camaiore. Si è perfezionato per un anno in chirurgia colorettale presso l’ateneo di Pisa ed ha partecipato come coautore alla stesura del documento regionale sulla sepsi.
Nel corso della conversazione telefonica con la nostra redazione, il medico ci ha raccontato come sta vivendo il trasferimento a Sansepolcro, illustrandoci inoltre quelli che sono i suoi progetti per il potenziamento dei servizi nell’ospedale biturgense.
Da quanto tempo è a Sansepolcro e cosa rappresenta per il nostro ospedale il suo arrivo?
Sono arrivato a febbraio con un comando e assumo con piacere l’incarico che prenderà il via dal 1° giugno in previsione di ottenere la direzione dell’unità operativa attraverso un concorso, al quale però ovviamente non parteciperò solo io. Ad ogni modo la cosa importante che va sottolineata è che la direzione ha deciso di lasciare qui un’unità operativa complessa. Per i non addetti ai lavori, questo significa in sostanza che siamo un’unità indipendente dove si fa la chirurgia con un certo numero di chirurghi. Un’organizzazione assolutamente autonoma, ovviamente inserita nella rete provinciale, che viene gestita da un suo direttore, che tra l’altro fino ad oggi era ad interim. Io ora vivo qui e lavorerò stabilmente qui tutti i giorni.
Qual è stato il suo approccio con la popolazione e il personale dell’ospedale?
Devo dire che c’è stata una partecipazione forte della popolazione e del tessuto sociale per tenere vivi i propri servizi. Qui a Sansepolcro la gente ha molto a cuore il proprio ospedale, soprattutto chi ci lavora. Io sono rimasto molto impressionato dalla passione che hanno le persone che sono qui dentro a vario titolo. Prima del Covid ho avuto modo di operare qualche decina di persone, erano quasi tutti pazienti che vengono dalla Versilia, e tutti andando via mi hanno detto che sono stati trattati benissimo. Questa è una cosa molto importante per il territorio. A tutto questo va aggiunto inoltre anche il forte impegno dell’amministrazione che si è battuta molto per non perdere la chirurgia e scongiurare un danno sociale e sanitario enorme.
Come giudica l’operato dell’ospedale durante le fasi critiche dell’emergenza coronavirus?
Sul Covid è stato fatto davvero un grandissimo lavoro. L’ospedale è stato trasformato in una struttura che accoglieva i pazienti sospetti senza praticamente farli entrare. Noi siamo stati una delle poche strutture Covid-free, e anche grazie a questo siamo ripartiti con netto anticipo facendo anche un grosso lavoro di formazione sul personale, dove non si sono riscontrati infetti. Un risultato davvero importante.
Parlava di una serie di interventi già eseguiti nei suoi primi mesi di lavoro. Da un punto di vista tecnico, quale sarà il suo contributo alla comunità?
Mi occupo principalmente di chirurgia mini invasiva, per intenderci quella con micro incisioni senza tagli deturpanti, alla quale si aggiungono anche altre attività come ad esempio la cura della pubalgia, che interessa soprattutto gli sportivi. Nel periodo del Covid, attraverso il coinvolgimento di altri colleghi, è stata svolta anche un’importante opera accademica con la collaborazione dell’Università La Sapienza e dell’Università di Pisa oltre alla pubblicazione di un paio di lavori su riviste scientifiche molto affermate come il British Journal of Surgery e il World Journal of Emergency Surgery. Continueremo ad investire anche nell’attività divulgativa attraverso la raccolta dati dei nostri pazienti, la scrittura di articoli scientifici su quello che vediamo ed altro ancora. Come detto, qua ho trovato tanta passione, cura dei dettagli e tanta voglia di fare bene. Sicuramente ho intenzione diportare delle innovazioni di carattere tecnologico e di questo parlerò nei prossimi tempi con l’azienda.