I sogni, nella vita come nello sport, possono diventare realtà e la storia di Beatrice Agrifoglio lo dimostra. Palleggiatrice nata il 1° gennaio 1994, ha iniziato la sua avventura nella pallavolo femminile partendo da Sansepolcro ed ha poi spiccato il volo diventando una delle protagoniste del Campionato di Serie A1. Si è tolta tante soddisfazioni ed è riuscita a trasformare l’amore per il volley in un lavoro, girando per l’Italia e portando in alto la Valtiberina. Beatrice ha cominciato a giocare da giovanissima nella “sua” Sansepolcro, è passata nel 2010 a Trevi in Serie B1 e ha effettuato il “grande salto” approdando nel 2012 a Casalmaggiore, compagine con la quale nel 2014-2015 si è aggiudicata lo Scudetto. Successivamente ha vestito le maglie di Filottrano (in due distinte stagioni), Caserta e Ravenna e nella scorsa estate si è trasferita a Cuneo, team di Serie A1 con ambizioni play off. La stagione stava entrando nel vivo e Beatrice assieme alla sua squadra era pronta per lo sprint finale, poi però l’emergenza Coronavirus ha cambiato tutto, stravolgendo le nostre vite e anche lo sport. Di questo e di tanto altro la pallavolista biturgense ha parlato a TeverePost.
Come vivi l’emergenza Coronavirus a livello emotivo e come è cambiata la tua quotidianità?
“Sto provando a stringere i denti, ma ci sono dei giorni in cui sono stufa di tutto questo e vorrei riprendere la mia vita di sempre. Rispetto a prima non lavoro e quindi non mi alleno due volte al giorno, ma studio e provo a tenermi in forma come posso”.
La Federazione Italiana Pallavolo ha deciso di chiudere in anticipo la stagione. Cosa ne pensi?
“La scelta migliore è quella di tenere in sicurezza le persone che fanno parte del movimento, quindi anche se mi dispiace molto che sia andata così, credo sia la decisione giusta”.
Quanto ti mancano allenamenti e partite?
“Moltissimo e non credevo potessero mancarmi così tanto. La cosa che più mi manca in assoluto sono le mie compagne di squadra, quindi il momento dello spogliatoio e quelle piccole cose che si creano in un gruppo, i legami forti che nascono con alcune compagne che diventano amiche e che puoi vedere tutti i giorni! Ecco loro mi mancano moltissimo e non poter lavorare e scherzare insieme mi dispiace tanto. Poi è ovvio, l’adrenalina della partita e l’emozione prima di entrare nel palazzetto davanti al pubblico”.
Come ti alleni in questo periodo di distanziamento sociale?
“Ho la bicicletta sui rulli in casa e pedalo ogni giorno e in più ho una scheda di lavoro con dei circuiti da fare. Mi alleno più che posso cercando di non stare troppo ferma e con tanta voglia di ricominciare”.
Quando è nata la tua passione per la pallavolo?
“Quando ero ancora una bambina. Avevo 6 anni e seguivo mio fratello che giocava. Mi è venuta così la voglia di iniziare e provare a giocare come faceva lui. La pallavolo è subito diventata una grande passione”.
Da Sansepolcro la tua carriera ti sta portando in giro per l’Italia, ma quanto è forte comunque il legame con la tua città e con il territorio?
“Il legame con Sansepolcro è forte perché qui abita la mia famiglia e perché è casa mia. Torno sempre con piacere, anche se amo girare l’Italia e conoscere nuovi posti e nuove città”.
Come stava andando prima dello stop la tua avventura a Cuneo?
“Ho trovato un ambiente molto buono sia dentro che fuori dal campo e a livello personale mi sono inserita nel modo migliore, giocando con continuità e avvertendo ottime sensazioni. Come squadra abbiamo avuto un po’ troppi alti e bassi sinceramente, ma poi abbiamo trovato la necessaria continuità e siamo cresciute. Lo stop è giunto nel momento in cui le cose giravano per il verso giusto”.
La maglia numero 9 ha un significato particolare per te?
“È quella con cui vorrei giocare ogni anno della mia carriera. L’ho scelta perché il palleggiatore a cui mi sono sempre ispirata e che ho preferito fra tutti è stato Grbić e lui portava la numero 9. Senza mi sentirei incompleta”.
L’emozione più grande che hai vissuto fin qui a livello sportivo?
“Sicuramente la vittoria dello Scudetto con Casalmaggiore. Vincerlo è stato un sogno realizzato, uno di quei desideri che avevo fin da piccola e che finalmente potevo toccare con mano e viverlo di persona. Quello che ho provato quando abbiamo fatto l’ultimo punto è qualcosa che non dimenticherò mai. Finalmente sentivo che tutti i sacrifici e le fatiche fatte erano ripagate! Un altro ricordo meraviglioso è stato l’esordio in serie A con Casalmaggiore contro la squadra di Firenze. Ero così emozionata che avevo paura di non riuscire a fare nemmeno un palleggio, invece andai bene e ancora oggi mi ricordo con gioia la partita”.
Tra le persone che hai incontrato nel tuo percorso, ce n’è una in particolare che è stata decisiva?
“Direi Francesco Brighigna, allenatore tifernate che ha fin da subito creduto in me e che certamente è stato fondamentale nella mia crescita”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Sarebbe un segreto ma voglio svelarvelo perché ci tengo. In realtà poi ho due grandi sogni: a livello di club vorrei vincere la Champions e con la nazionale italiana vorrei partecipare alle Olimpiadi”.
Le tue passioni al di fuori della pallavolo?
“A novembre mi sono iscritta a Scienze dell’Alimentazione e della Gastronomia e mi piace molto. Famiglia, pallavolo e studio occupano gran parte della giornata. Poi adoro viaggiare”.
Come ripartirà la pallavolo dopo questa emergenza? E come cambierà secondo te?
“Ancora non sappiamo bene come sarà il futuro. Ci sono molte incertezze su vari fronti e sicuramente sarà difficile sia sotto il profilo economico che come organizzazione dei campionati. I contratti scenderanno e le società dovranno organizzarsi con budget più ridotti. Dovremmo fare tutti un passo indietro per permettere al movimento di continuare e di tornare più forte di prima. Ma certamente questo ci permetterà di gustare ancora di più le emozioni della pallavolo e la bellezza di poter praticare questo meraviglioso sport”.