Barbara Croci sulle nomine in Regione: “Scelta poco lungimirante”

L'intervista di TeverePost alla segretaria del Partito democratico di Anghiari. Sulle prossime amministrative: “Serve lavorare con spirito unitario e senza alimentare confusione”

Barbara Croci

È stata completata dopo oltre un mese dalle elezioni la squadra di governo del nuovo Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. La composizione della Giunta vede a sorpresa l’assenza di rappresentanti della provincia di Arezzo. Niente riconferma per l’assessore uscente Vincenzo Ceccarelli, che nonostante le 14.927 preferenze personali riscontrate dovrà accontentarsi di restare in Consiglio a fare il capogruppo del Partito democratico. E niente nomina nemmeno per Lucia De Robertis, l’altra eletta aretina del Pd, che era data per papabile per un posto in Giunta o, in alternativa, per la Presidenza del Consiglio regionale. TeverePost ne ha parlato con Barbara Croci, che alle scorse regionali ha conseguito 1.154 preferenze, 357 delle quali ad Anghiari, dove è risultata la più votata. La segretaria del locale circolo del Pd ha risposto alle nostre domande anche in merito alle elezioni amministrative in programma per la prossima primavera

Niente nomine in Regione per i rappresentanti della nostra provincia. Secondo te perché si è verificato questo scenario?

Non nego che ci sia stata delusione riguardo agli assetti istituzionali di Giunta e Consiglio regionale, soprattutto a fronte della comprovata competenza e capacità di stare sui territori dei nostri candidati eletti che hanno ottenuto, infatti, un ampio riscontro nella consultazione elettorale. Dalla Valtiberina nelle scorse settimane avevamo chiesto rispetto dell’esito elettorale, della rappresentanza e della competenza dei nostri eletti, lo abbiamo fatto in più occasioni, anche attraverso un documento sottoscritto da quattro segretari comunali e inviato ai segretari provinciale e regionale. Già da qualche anno l’esito del voto in Toscana, come del resto anche in Emilia Romagna, ci racconta di territori periferici dove inquietudine, senso di lontananza e paura del futuro giocano a favore delle argomentazioni di chi fomenta odio e rancore. Vale per le periferie delle città, ma ancor di più per le nostre zone montane dell’Appennino. Questi territori meritano più attenzione e riferimenti certi. Mi pare, invece, che nella ricerca dei complessi equilibri da trovare insieme agli alleati della coalizione ci sia stato uno sbilanciamento finale verso l’area metropolitana fiorentina, dovuto a spinte non riferibili all’esito del voto. Una scelta che, al momento, valuto poco lungimirante. Ecco perché ci siamo attivati e continueremo a farlo con sempre maggiore determinazione.

Quanto avvenuto può essere visto come una sorta di “punizione” per un risultato elettorale del centrosinistra sotto la media regionale?

No, parlare di “punizione” non ha senso. Il risultato del Pd in provincia di Arezzo è variegato e possiamo considerarlo di tenuta, specialmente se valutiamo il contesto molto cambiato e le difficoltà che in tanti hanno contribuito a creare, specialmente negli ultimi anni. Segnalo anche che altre province, come per esempio Grosseto, sono rappresentate in Giunta grazie al successo di un loro candidato e nonostante l’esito elettorale complessivo del centrosinistra non sia stato buono. Trovo logico e giusto che si valorizzino candidati molto votati in territori in difficoltà, piuttosto che il contrario. Comunque va detto che contare su due consiglieri dà la possibilità di incidere sulle politiche regionali, anche perché sono consiglieri – Vincenzo Ceccarelli addirittura capogruppo – che fanno parte della maggioranza che sostiene la Giunta. Sta poi anche ai sindaci dimostrare la capacità di sollecitare la loro collaborazione, compresa la loro presenza sui temi del territorio.

Il segretario provinciale del Pd Francesco Ruscelli ha preso sul tema una posizione polemica, la condividi?

Per me la polemica non c’entra, in politica bisogna sempre avere la capacità di capire cosa non va o non è andato bene e come impegnarsi per ottenere un cambiamento vero. Va fatto con spirito costruttivo, senza dimenticare il senso di comunità, la responsabilità e la lealtà che tutti dobbiamo avere, ma certamente con coraggio e determinazione. Sono certa, conoscendolo, che Francesco Ruscelli intendesse indicare questo percorso.

Nello stesso intervento Ruscelli ha anche parlato della necessità di rimettere in moto il partito nelle vallate: da segretaria di circolo, qual è secondo te lo stato di salute del Pd ad Anghiari e in generale in Valtiberina?

Sono d’accordo sulla necessità di una ripartenza corale della vallata. Sostengo da sempre che il Pd debba fare un salto di qualità e lavorare in modalità più aperta e in stretto coordinamento tra territori su tanti temi che oggi non possono più essere affrontati in modo settoriale e neanche restando dentro a limiti amministrativi comunali. Penso a sanità e sociale, all’ambiente, alla pianificazione strutturale, all’offerta turistica, formativa e culturale della valle. La mia recente campagna elettorale per le regionali è andata in questa direzione e ho utilizzato ogni occasione per conoscere meglio le dinamiche territoriali e promuovere una visione più sistemica e unitaria, da immaginare anche andando oltre le appartenenze. Oggi il Partito democratico, come tutte le forze politiche, ha vissuto e vive difficoltà, ma è il solo rimasto in piedi, il solo che discute e ha una vita realmente democratica, e può certamente mettere a disposizione di tutti un patrimonio importante fatto di storia, strutture territoriali, esperienze amministrative, competenze e relazioni anche dentro una filiera politico–istituzionale.

Si avvicinano le amministrative ad Anghiari, come si sta muovendo il Pd?

Il Pd di Anghiari è fatto da donne e uomini con età, esperienze e idee anche diverse che hanno fatto una scelta di campo, ma che, prima di tutto, hanno a cuore il bene della comunità anghiarese. L’impegno corale durante la campagna elettorale per le regionali ha già dato qualche segnale che non può essere equivocato. Nonostante tanti candidati anghiaresi e della Valtiberina (addirittura 15 nella circoscrizione di Arezzo), siamo stati i più votati ad Anghiari e il Pd è il primo partito. Un risultato che non era per niente scontato e che ci consegna, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, una responsabilità: quella di proseguire l’impegno, con umiltà e determinazione, per aprirsi ancora di più e costruire, insieme a chi vorrà farlo, un’alternativa sufficientemente forte e credibile per il buon governo della città e il futuro della valle. Noi ci siamo e stiamo già lavorando per offrire questa apertura e accoglienza anche nelle prossime settimane, nonostante le condizioni molto difficili dettate del riacutizzarsi della pandemia e dalle necessarie misure di distanziamento e prevenzione. Nonostante tutto ciò, proprio per le tante difficoltà delle persone, la crisi in corso e le grandi sfide per il futuro, pensiamo che ascolto e partecipazione siano ora la priorità. Per questo stiamo già sperimentando nuovi strumenti e modalità di lavoro, a piccoli gruppi sempre in contatto tra loro, in modo da proseguire a distanza con l’ascolto e la progettazione.

Si parla sempre più insistentemente di un possibile ritorno in campo dell’ex sindaco Bianchi. Come si colloca il Pd in questo scenario?

Ma allora vorremmo sapere: in quale campo? Naturalmente la battuta è ironica. Se così fosse anche a Danilo Bianchi direi che il Pd c’è ed è in ascolto, aperto a valutare tutte le possibilità, nell’ottica di un lavoro costruttivo e ricco di contenuti e che, in questo momento così delicato, per il bene di Anghiari, deve essere svolto in modo molto responsabile e generoso, con spirito unitario e senza alimentare nessuna confusione.

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